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Title: LOST o del disequilibrio
Date: 2018-10-17
Tags:
Slug: disequilibrio
**Premessa**
<center>{% img center half /images/red-cavalry-riding-base01.jpg %} </center>
Quelle che seguono sono alcune considerazioni nate dopo i primi due cicli di LOST. Non
costituiscono una premessa agli incontri dei cicli successivi né, tanto meno, vogliono essere una
sintesi dei precedenti. Si tratta di osservazioni intese ad arricchire le [ipotesi iniziali]({filename}/pages/RFC.md) del progetto, scaturite dal riascolto degli incontri svoltisi presso il CSOA Cox18[ref]A organizzare LOST, i cui primi due cicli dincontri si sono tenuti presso il CSOA Cox 18 nella prima metà del
2018, sono stati: il centro sociale stesso, il collettivo Ippolita, lhacklab UNIT, la Calusca City Lights e lArchivio Primo Moroni.[/ref].
Lattività scientifica consiste nellipotizzare determinati schemi interpretativi, pur con la
consapevolezza che nessun modello potrà comprendere la materia del mondo. Ci si orienta quindi
per approssimazioni successive e inevitabilmente capita che ci si sbagli, ma non per questo si deve
ricominciare da capo né rinunciare del tutto.
Contemporaneamente anche la politica, intesa come attività volta a trasformare il mondo, necessita
inevitabilmente di un modello interpretativo che, a differenza di quanto si poteva pensare ai tempi
in cui la scienza aveva un assetto deterministico, sarà traballante e lacunoso.
Partendo da questi limiti (che sono innanzitutto di chi scrive) possiamo cercare di capire cosa sta
avvenendo nel campo tecnico-scientifico considerando il ruolo degli attori, la storia precedente e
facendo delle ipotesi -seppur timide- sulle possibili evoluzioni. Interesserà quindi la fenomenologia
dellimpatto delle nuove tecnologie (dove il digitale la fa da leone ma non è solo) ed anche la loro
sostanza, sia materiale che organizzativa.
Interesserà sapere chi paga e chi guadagna con tutto ciò, essendo assai evidenti i grossi interessi in
gioco, ma anche “cosa” e “come” si paga e si guadagna, inquantoché non è detto che la posta in
gioco sia solamente economica e/o materiale.
Interesserà capire come accade che un meccanismo (tecnico o comunicativo) funzioni più di altri
dal punto di vista della produzione di consenso e dove ciò possa portare, con particolare attenzione
alla politica di cui si parlava prima[ref]Cfr. LOST 1.5, [Gamificazione e neuroscienze cognitive]({filename}/blog/eventi/20180418_Gamificazione.md).[/ref].
Inevitabilmente linterrogativo arriva poi a come la politica (nellaccezione sopra detta) agisce su
questo terreno. Ci sono sistemi che vanno costantemente alimentati dal punto di vista energetico,
sistemi che una volta innescati si autoalimentano e sistemi in cui improvvisamente si determina un
mutamento radicale degli equilibri, una trasformazione di stato non casuale ma che può dar luogo a
sviluppi imprevisti. È inutile negare che è proprio questultima eventualità a offrire le prospettive
più interessanti in vista di un mutamento dello stato di cose vigenti.
È molto difficile sapere dove esattamente si è, ma porsi una domanda del genere è già qualcosa.
**LOST e il convitato di pietra**
<center>{% img center half /images/red-cavalry-riding-base3.gif %} </center>
In ogni esposizione è buona norma indicare il campo preso in considerazione e i suoi eventuali
limiti. Vediamo quindi di dire subito di cosa il LOST non si è occupato, affinché si possa pensare di
recuperare in futuro o decidere consapevolmente di lasciar perdere.
Fra tutte le scienze e le tecniche, LOST si è occupato prevalentemente del digitale, informatica,
networking e applicazioni connesse. Indiscutibilmente si tratta del fenomeno oggi più appariscente
e, probabilmente, dotato del maggiore impatto sulle nostre vite. Ciò non toglie che sia esso stesso
figlio di alcune trasformazioni tecnologiche nel campo della microfisica e della scienza dei
materiali che, per fare un solo esempio, hanno permesso lestrema miniaturizzazione delle memorie
e dei processori a costi accessibili per un mercato di massa.
Dove e come la ricerca di questa scienza si svolga è importante per conoscere le dinamiche sottese a
quegli epifenomeni che costituiscono la nostra prima base di osservazione. Le *server farm* sotto il
ghiaccio del polo o le transazioni finanziarie ad alta frequenza potrebbero sembrare un dato di fatto
mentre non lo sono per nulla.
Ogni sistema esplica la sua potenza per mezzo della trasformazione dellenergia. Le relazioni
politiche internazionali si sono, almeno dallinizio del Novecento, attorcigliate attorno alle risorse
energetiche e, ancora oggi, gli Stati entrano in guerra per poter costruire un gasdotto, ma ciò non
toglie la pregnanza della domanda: quelle del metano e del petrolio sono le fonti energetiche e le
tecnologie che meglio si confanno alle nostre vite? Senzaltro la produzione di energia elettrica per
mezzo di combustibili fossili impone grosse concentrazioni di risorse, richiede unampia delega al
fornitore e produce notevoli dipendenze dalla fonte, cosa che alla Politica con la P maiuscola,
quella degli Stati e dei *media mainstream*, non dispiace affatto perché definisce precisi ambiti e
flussi di potere.
Un altro aspetto che non è stato finora messo sufficientemente in risalto da LOST è quanto accade
nel mondo della produzione, ciò vien chiamato *Business to Business*. Che ne è degli apparati di
elaborazione dellinformazione delle piccole e grandi imprese? Che ne è dei software che regolano
le transazioni commerciali di merci / denaro / eserciti? Che cosa sono divenuti oggi il tecnico
informatico, lanalista programmatore e anche lanalista finanziario? Che gradi di libertà hanno
queste figure, quando si confrontano con uninfrastruttura esternalizzata che vedono come un
*servizio*? E quindi, infine, chi controlla questinfrastruttura e ne assicura la manutenzione?
Limpressione è che, similmente a quanto accade al privato cittadino quando si dota di uno
smartphone che non può neanche più spegnere, così limpresa si affidi sempre più a strumenti sul
cui funzionamento non sa più nulla, cedendo così un ennesimo residuo di autonomia al monolito
della tecnologia, ancor prima di entrare nellarena del mercato.
Interessa, si è detto, capire il giro del fumo: chi paga chi per fare cosa. Cè chi attribuisce una
connotazione volgare e retrò a un simile approccio, ed effettivamente una serie di vicende politiche
abbastanza recenti hanno dato fin troppo peso al lato economico della vita delle persone. Ma se
delleffettiva utilità di un approccio come quello qui brevemente indicato si potrà dire solo a
posteriori, almeno dobbiamo fare lo sforzo di non dimenticare *mai* i lavoratori della Foxconn, della
cui fatica ci gioviamo quando prendiamo un passaggio con BlaBlaCar.
Potrebbe essere utile indagare anche gli effetti delle tecnologie sullurbanizzazione e sulla
trasformazione del contesto sociale nel suo complesso. Come potrebbero reggere megalopoli da
30Mil di abitanti senza un uso *industriale, capitalista, mercificato* della tecnologia? Quanto il modo
dellabitare / convivere / organizzarsi come individui associati delega oggi alla tecnica? E, ancora,
quali sono gli effetti di modelli di mercato, questi sì del tutto nuovi, tipo Uber o AirB&B sul
contesto urbano?
Infine a LOST vale chiedersi *chi è* e dovè finito lutente finale, lattore intermedio, il *villico* che,
pur non essendo potente, non è per nulla ignorante? Anzi è proprio la storia della scienza a
insegnarci che è dalle piccole officine che le migliori soluzioni arrivano alle accademie[ref]Clifford D. Conner, *Storia popolare della scienza. Minatori, levatrici e “gente meccanica”*, Tropea, Milano, 2008.[/ref].
Una riappropriazione collettiva della conoscenza e della capacità di *fare* è premessa
imprescindibile, e al contempo auspicabile e benefico effetto, duna capace lotta contro gli
strumenti che aggrediscono le nostre vite.
Ora torniamo al dunque, che è un bel dunque.
**Diffusione degli strumenti a tecnologia digitale**
<center>{% img center half /images/red-cavalry-riding-base2.gif %} </center>
Oggi la diffusione di Internet è senza pari, probabilmente nella storia dellumanità non ci sono
esempi di una tecnologia così uniformemente e capillarmente diffusa. Si può stimare a tre miliardi e
mezzo il numero di smartphone in uso attualmente nel Pianeta, prodotti da un certo numero di
marchi diversi che, però, non supera i duecento[ref][https://it.wikipedia.org/wiki/Lista_di_produttori_di_telefoni_cellulari](https://it.wikipedia.org/wiki/Lista_di_produttori_di_telefoni_cellulari)[/ref]. Al di là degli aspetti più strettamente tecnici, è un
fatto rilevante che la gran parte delle informazioni scambiate tra le persone attraverso la rete viene
filtrata dai collettori dei social principali.
Google, facebook, Twitter, Instagram, WhatsApp, ... sono il punto di arrivo o di partenza della
maggior parte delle interazioni rete/utente del “vecchio mondo”. Le multinazionali che li
possiedono, di fatto, maneggiano una quota enorme dello scambio mondiale di informazioni tra
privati.
Di qui la nascita di una nuova tipologia di marketing votato alla promozione commerciale di
prodotti materiali o ideologie che, viste le dimensioni della platea e le possibilità di segmentarla con
grande precisione, va rapidamente erodendo lo spazio tradizionalmente occupato dalla carta
stampata e dai network radio-televisivi. È quanto viene definito *mercato consumer*.
Parallelamente, e similmente, le diverse soluzioni di *cloud* professionale (Google Cloud Platform,
Amazon Web Services, Microsoft OneDrive) tendono ad accaparrarsi il *mercato business*, cioè la
sezione dei contenuti informativi e degli applicativi dellapparato industriale e produttivo del
Pianeta. Dati grezzi, DataBase, Gestionali, sistemi di posta aziendale, ma anche software
applicativo, implementazioni di sistemi di intelligenza artificiale, tutto ciò viene tolto dalle sale dati
un tempo gestite dalle stesse aziende e trasferito su supporti collocati in un non-luogo chiamato
*cloud*. Il risparmio è spesso relativo mentre la delega nella gestione, nella scelta delle soluzioni
applicative, nella manutenzione del *ferro* e di quel che contiene è totale. I beneficiari sono
grossomodo sempre gli stessi pochi attori che tendono a spartirsi il mercato mondiale della
comunicazione.
Grazie a ciò una fetta crescente delle transazioni commerciali ed economiche può passare attraverso
sistemi di vendita online, ragion per cui vanno affermandosi diverse *valute* digitali, oggi ancora
incerte se affidare la propria garanzia a unautorità monetaria (*ethereum*), a un bene materiale
(*petro*) o alla comunità degli utenti (*bitcoin*)[ref]Cfr. LOST 2.1, [Blockchain]({filename}/blog/eventi/20180506_Blockchain.md).[/ref].
In pratica, un numero ridottissimo di multinazionali ha in mano la gran parte delle comunicazioni
(tra privati, tra privato e azienda, tra azienda e azienda), delle transazioni commerciali e delle
funzioni di trattamento ed elaborazione di tutto questo enorme flusso comunicativo. Questo pugno
di multinazionali, oltre a trarci del profitto, impone gli standard operativi, le soluzioni tecnologiche,
tariffe e quindi anche le tecniche di sfruttamento e disciplinamento del lavoro.
Che tutto questo sia in mano a imprese private può produrre situazioni di attrito con gli Stati
nazionali che perdono, nei fatti, le prerogative proprie della forma-Stato per come è stata finora
intesa in Occidente; non può quindi stupire che questi soggetti statuali cerchino variamente di
difendersi, di aggirare il predominio sovranazionale delle *corporation* o, alternativamente, di usare
in modo indipendente questo tipo di tecnologie.
Per esempio, il governo dellIran ha provato a sviluppare un *simil twitter* nazionale e a caricare di
costi luso di Twitter per cercare di rimediare alla propria mancanza di controllo che su questo
*social*[ref]Cfr. LOST 2.2, [Piano dazione contro il dominio dei monopolisti]({filename}/blog/eventi/20180516_Facebook.md).[/ref]. Mentre il governo indiano ha introdotto una forma di schedatura dei cittadini per mezzo
della *Tecnologia del numero unico*, introdotta come volontaria nel 2004 ma divenuta obbligatoria
tre anni dopo. Oggi con questo sistema sono censiti (*schedati*) più di un miliardo di indiani. Anche
la Cina ha adottato la soluzione indiana, legandola inoltre a un sistema meritocratico. Un sistema
simile è usato pure da Estonia e Svezia. Questultima, coniugando le tecnologie informatiche e la
cybernetica, sta sperimentando un sistema di chip sottopelle per legare indissolubilmente il *numero
unico* alla persona[ref]Cfr. LOST 2.3, [Alcune tendenze totalizzanti nella società artificiale]({filename}/blog/eventi/20180527_TendenzeTotalizzanti.md).[/ref].
Nel 2009 si è tenuto un meeting in ambito UE per trattare dellintercettazione delle chiamate
Skype[ref]Cfr. LOST 2.2, [Piano dazione contro il dominio dei monopolisti]({filename}/blog/eventi/20180516_Facebook.md).[/ref].
Nel 2017, a Ischia, si è svolto il primo summit del G7 al quale, insieme con i ministri dellInterno
dei sette Paesi più industrializzati del mondo, hanno partecipato i rappresentanti di quattro imprese
private: facebook, Google, Microsoft e Twitter[ref]Cfr. LOST 2.3, [Alcune tendenze totalizzanti nella società artificiale]({filename}/blog/eventi/20180527_TendenzeTotalizzanti.md).[/ref].
In Italia sono stati recentemente stanziati 30 milioni di euro per facilitare le aziende nellaccesso
alle nuove tecnologie, cioè per permettere agli imprenditori di capire che cosa possono farsene
guadagnandoci, il che corrisponde esattamente al finanziamento di quella fase di analisi del ciclo
produttivo che va conteggiata tra i costi dellinnovazione, con buona pace dei neoliberisti teorici del
capitalismo puro.
Ancora in Italia, il Movimento 5 Stelle propone una piattaforma para-social per la gestione della
vita politica e della cosa pubblica.
E così via...
Daltra parte il predominio di alcune come si è detto, pochissime *corporation* nella
manipolazione dei contenuti informativi scambiati su Internet espone lutente privato a tre diverse
tipologie di “attacco” da parte dellintermediatore, secondo una scala di sua crescente forza di
dominio: negazione (espulsione dalla rete), controllo (raccolta dati e informazioni, tracciamento,
profilazione), raggiro (modifica delle informazioni sulla base delle caratteristiche o dellidentità
dellutente)[ref]Cfr. LOST 2.2, [Piano dazione contro il dominio dei monopolisti]({filename}/blog/eventi/20180516_Facebook.md).[/ref].
Contemporaneamente a una pressoché completa omogeneizzazione degli strumenti usati per
veicolare questo genere di informazioni marche e modelli di PC e telefoni sono gli stessi su scala
globale , si assiste a una enorme riduzione delle capacità di controllo, manipolazione, adattamento
dello strumento tecnologico da parte del suo utilizzatore, singolo o collettivo che sia.
**Tecnologia come merce (rapporto tra tecnologia e capitalismo)**
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In una economia di mercato anche la tecnologia è una merce, ciò significa che ha determinati costi
(ricerca, sviluppo, limplementazione), ha tempi di messa in produzione, necessita di un mercato,
ovverosia di acquirenti solvibili, e infine, oltre a ripagare le spese, deve generare degli utili secondo
tassi tali da permettere allintero ciclo di riprodursi ed espandersi. Per riuscire in tutto ciò, si deve
anche organizzare e non è lultimo dei problemi una vasta massa di operatori secondo sistemi di
messa al lavoro e disciplinamento che siano conformi allassiomatica complessiva.
Come tutte le altre merci, ogni innovazione mira a giocare sul tempo e ad approfittare di una
temporanea predominanza materiale per battere la concorrenza. Vi è quindi la costante necessità di
una messa a valore dell*innovazione tecnologica*. Questo risultato si ottiene agendo su due piani:
(1) la creazione e il mantenimento di un numero adeguato di utenti, clienti e lavoranti (opportunamente formati, fidelizzati e disciplinati)
(2) la gestione della concorrenza (previsione delle altrui mosse, confronto e imitazione)
A ogni produttore è ben chiaro che quando le sue esclusività saranno in mano ad altri, i margini di
profitto di cui gode non potranno che diminuire. Ciò vale sia per la materia tecnologica sia per le
implementazioni duso via via crescenti che questa permette, ma vale anche per la massa critica
degli utilizzatori. In meno di ventanni facebook ha conquistato più di un miliardo di utenti, e gode
per questo di una posizione fortemente predominante. Sa però che altrettanto velocemente potrebbe
dover lasciare il posto ad altre tecnologie e ad altri sistemi (cosa che forse sta già avvenendo).
La messa a valore di un prodotto che è anche un *marchio* sottoposto al mercato borsistico presenta a
sua volta due piani distinti. Uno produttivo commerciale: la valorizzazione di una merce che
permetta di estrarre profitto da un investimento mediante la compravendita, e un piano finanziario[ref]Una relazione forte tra la tecnica e lesplosione della cosiddetta finanziarizzazione cè. Solo una tecnica di
interconnessione in tempo reale su lunghe distanze poteva permettere il passaggio dalle borse delle “grida” alle
piazze borsistiche moderne. Lafflusso iniziale dei capitali finanziari ha invece una storia diversa ed è legata a
quella che a suo tempo fu chiamata crisi petrolifera, che fu crisi per qualcuno ma non per qualcun altro.[/ref]:
la valorizzazione della rendita del capitale per i titoli cosiddetti *tecnologici* è spesso determinata
dalla massa degli utenti e dal trend di crescita. In virtù della strutturale evanescenza del prodotto, il
titolo tecnologico è un ottimo generatore di *bolle* finanziarie. Questo per dire che non bisogna mai
dimenticare leterogenea composizione del capitale e le oscillazioni tra le sue diverse anime.
In un sistema a economia capitalista, sistema che per sua natura è perennemente in disequilibrio, la
concorrenza, similmente a quanto fanno i differenziali dei tassi di sfruttamento, dà luogo a quei
vantaggi marginali che derivano da posizioni di predominio e che permettono di avvantaggiarsi
temporaneamente sul mercato. Da un lato il capitale complessivo si lancia nello sfruttamento di
nuove “frontiere” mercantili (nuovi bisogni, nuovi prodotti, nuovi consumatori), lavorative (nuova
forza-lavoro) e di risorse naturali (agrobusiness, estrattivismo), occupando quelle regioni del mondo
che gli garantiscono più alti tassi di sfruttamento e minore attenzione alla salute delle persone e
allambiente, essendovi ammesse tecniche produttive estremamente nocive ma redditizie. Dallaltro
lato i diversi capitali, con dietro i rispettivi Stati, sono costantemente impegnati in una spietata
concorrenza reciproca. In entrambi i casi il sistema tende a tornare verso una situazione di equilibrio
e di saturazione che riduce progressivamente i margini di profitto fino a farli scendere sotto il livello
necessario a impedire il collasso.
Linnovazione tecnologica rientra pienamente in questo tipo di ciclicità. Lintroduzione di una
tecnologia nel processo di valorizzazione, sia essa intesa come come mezzo di produzione o come
merce finale, ha dei costi che sono sia di ricerca tecnica sia di analisi del ciclo produttivo in
relazione al nuovo mezzo di produzione, per meglio sfruttare le sue potenzialità. Si tratta di
frammentare, per scoprire fino a che punto si possono parcellizzare e automatizzare le fasi del
lavoro. Questa attività va sotto il nome di Intelligenza Artificiale, ma a ben vedere non è molto
diversa da quanto accadde con gli spilli di Adam Smith[ref]Cfr. LOST 1.3, [Genealogia del tecno capitalismo]({filename}/blog/eventi/20180318_Genealogia.md).[/ref]. Si tratta di costi che alla fine della fiera
devono generare dei profitti prima che si vanifichino per effetto della stessa concorrenza[ref]La concorrenza può portare anche a fenomeni daltro tipo. Per esempio, quando WhatsApp inizia a cifrare le
comunicazioni, forse lo fa per scaricarsi dalla responsabilità giuridica di detenere il contenuto di terabyte di
messaggi (cit. Vecna, LOST 2.2), ma forse anche perché è fortemente incalzato dal suo acerrimo avversario Telegram, che ha fatto
da subito della cifratura delle comunicazioni la propria bandiera.[/ref]. Se la
concorrenza intercapitalistica è lanima delleconomia, benché tenda a ridurre progressivamente il
vantaggio tecnologico e con esso il saggio di profitto, in un sistema monopolistico puro (come non
è quello attuale) che cosa succederebbe? E in un sistema para-monopolistico come quello chesiste
oggi? Non a caso gli Stati-nazione, in quanto espressioni più o meno salde di borghesie locali più o
meno “storiche”, oscillano tra ammirazione, imitazione e allarme, temendo di perdere il controllo
della conoscenza e di ridursi a fare da guardiani di un impero più grande[ref]Cfr. LOST 2.4, [Narrazioni del neoliberismo]({filename}/blog/eventi/20180530_ProgNeoLib.md), dibattito.[/ref]. Comunque sia, gli effetti
delle trasformazioni tecnologiche vanno sempre esaminati nella loro dimensione temporale,
allinterno di un ciclo di valorizzazione che ha una dinamica oscillatoria.
<center>-.-</center>
Una domanda ancora apertissima è in quale misura (e se) queste tecnologie abbiano prodotto
tipologie di merce realmente diverse. O, per formulare meglio la domanda: che cosa è realmente
valorizzato da queste tecnologie? Qui corre tutta linterrogazione intorno al “lavoro immateriale”,
per esempio analizzato da Guglielmo Carchedi[ref]Si veda il suo saggio intitolato *Sulle orme di Marx, lavoro mentale e classe operaia*, Quaderni di Contropiano,
Napoli, 2017.[/ref], come anche da Formenti[ref]Cfr. LOST 2.4, [Narrazioni del neoliberismo]({filename}/blog/eventi/20180530_ProgNeoLib.md)[/ref], nonché oggetto di
attenzione costante da parte della scuola operaista.
Per meglio orientarsi nella ingarbugliata matassa che avvolge questo tipo di oggetti teorici, forse
conviene distinguere tra strumenti tecnologici “ludici” (per es. i social), luso dei quali è frutto di
una scelta volontaria (seppur indotta), e strumenti (come per esempio quelli di controllo dei tempi)
che vengono imposti da chi acquista la forza-lavoro per usarla produttivamente (il computer per chi
lavora scrivendo, il braccialetto elettronico per gli addetti della logistica, lapp per il rider). Talvolta
le due cose coincidono o si scambiano le funzioni: per esempio luso di WhatsApp per coordinare i
gruppi di lavoro in alcuni contesti professionali è imposto, col risultato immediato di estendere di
fatto, ma non di diritto, la reperibilità allarco delle 24 ore per 7 giorni alla settimana[ref]Uninteressante descrizione di questo genere di fenomeni emerge dallattività dei cantieri socioanalitici raccontati
da Renato Curcio nel suo *L'egemonia digitale. L'impatto delle nuove tecnologie nel mondo del lavoro*, Sensibili alle
foglie, Roma, 2016[/ref]. Si deve
contemporaneamente riconoscere che il carattere implicitamente impositivo della tecnica lascia
sempre meno spazio alla scelta volontaria. Diventa sempre più difficile, per esempio, aprire un
conto corrente senza associarlo a un numero di cellulare e a uno smartphone, mentre di fatto alcune
transazioni (come laddebito dello stipendio ma anche dei *voucher* per i lavori intermittenti) sono
indissolubilmente legate a un IBAN bancario.
Nellanalisi dei soggetti coinvolti nel campo di cui stiamo trattando, è utile chiedersi che ne sia
della figura del “tecnico” e domandarsi come avvengano lanalisi degli obiettivi, lo sviluppo, il test,
la messa in produzione di questo genere di innovazione tecnologica; se esista una pianificazione
strategica o se si sia ancora in una fase di ricerca; infine, quanto siano coinvolti istituti di ricerca
pubblici, di che natura siano gli investimenti che sostengono queste trasformazioni. Per esempio, in
alcun casi come lIndia e la Cina, si direbbe vi sia un diretto apporto statale nel finanziamento e
nellindirizzo delle scelte tecnologiche, in altri apparentemente meno, anche se bisognerebbe
verificare il nesso tra la ricerca militare e gli impatti sociali della tecnologia, visto che la ricerca
militare è ancora una prerogativa dellapparato statale.
Infine, vale considerare che la genesi e definizione dei protocolli tecnologici implica lesistenza di
un controllo standardizzato delle regole dello strumento prima ancora che del contenuto del
messaggio, Ciò vale per tutti i *social* ma anche per i *cloud* aziendali, che impongono in maniera
molto rigida le loro soluzioni.
<center>-.-</center>
Le tecnologie digitali hanno un forte impatto sul concetto di *gratuità* e sulla sua pratica:
- su internet (ma non solo) la gratuità è un paradigma oramai abbastanza scontato. Ci si aspetta
sempre che esista un minimo livello di accesso ai servizi online in forma gratuita o che esista
almeno un software gratuito che risponda a qualsiasi necessità. In realtà linvestimento per la messa
in opera dei servizi online è grosso e i costi di mantenimento delle piattaforme *social* sono
abbastanza elevati. Perciò, se la gratuità è un modo per generare la massa critica di utenti necessaria
per entrare nel gioco ed è un modo per accrescere il capitale finanziario aumentandone il corso sul
mercato azionario mondiale, daltra parte questo po po dinvestimento è necessario che renda
qualcosa, donde la necessità di valorizzare il BigData. Si è quindi aperto il torneo per vedere chi
meglio saprà utilizzare limmensa mole di dati che i sistemi di oggi sono in grado di collezionare.
* Microsoft ha acquistato GitHub per 7 miliardi di USD e paga 1000 sviluppatori perché ci scrivano
codice free. È un investimento consistente sulla gratuità.
* Viceversa i due maggiori quotidiani online pubblicati in Italia hanno da poco e più o meno
contemporaneamente smesso di essere del tutto gratuiti. Evidentemente i milioni di contatti al
giorno non fruttavano abbastanza in termini di entrate pubblicitarie o di raccolta dati. Sarebbe
interessante vedere oggi qual è landamento degli accessi.
- immaginando la profilazione come una forma di pagamento per servizi *gratuiti*, si vede a che
punto siano state monetizzate la vita e le emozioni.
- i servizi / software gratis ricordano molto la caduta tendenziale del saggio di profitto di marxiana
memoria. Essendo questa famosa caduta una premessa alla crisi capitalista, ci possiamo aspettare un
momento di rottura ulteriore?
- resta aperta e oggetto di studio da parte degli attori principali, inclusi gli Stati nazionali e le
corporation, la questione dei rapporti del denaro virtuale con le istituzioni statuali, per esempio a
proposito dellimposizione fiscale e della tracciabilità[ref]Cfr. LOST 2.1, [Blockchain]({filename}/blog/eventi/20180506_Blockchain.md).[/ref].
**Rapporto tra tecnologia e vita (Bios)**
<center>{% img center half /images/red-cavalry-riding-base41.gif %} </center>
Da quanto finora detto, dovrebbe risultare evidente come in alcuni casi sia sempre più difficile
distinguere tra produzione e consumo, come anche separare la sfera intima da quella del mercato.
Schematicamente (e malamente) si potrebbe dire almeno quanto segue.
Lo schermo delega la presenza, diventa un fattore di intermediazione tra i soggetti. Se vale la
considerazione di Bauman secondo cui «La responsabilità, questa componente costitutiva di ogni
condotta morale, scaturisce dalla prossimità dellaltro. [...] La responsabilità viene messa a tacere
quando si erode la prossimità; essa può alla fine trasformarsi in avversione una volta che i soggetti
umani a noi vicini siano stati trasformati in “altri”»[ref]Zygmunt Bauman, *Modernità e olocausto*, il Mulino, Bologna, 1989, p. 250.[/ref]. Che ne è della percezione dellaltro mutuata
da uno schermo[ref]Cfr. [Il marketing sui bambini](https://docplayer.it/1565338-Il-marketing-sui-bambini.html), Free Festival delle bambine e dei bambini, 3a edizione, 2013.
[/ref]?
Con laffermarsi dei monopolî del traffico dellinformazione si arriva a una standardizzazione delle
forme comunicative e a una polarizzazione su alcune formulazioni chiave, ben rappresentate
dalluso dellhashtag, fortemente semplificatorie della realtà.
Vi è una trasformazione in rapporto allintroduzione delle tecnologie nella percezione del tempo e
del concetto di presenza. Limmediatezza della comunicazione porta anche ad annullare o
quantomeno a derubricare il concetto di assenza: se non ci sono lo dico, quindi ci sono. Il controllo
sul presente sembra totale.
Socialmente le tecniche oggi tendono a massificare, uniformare. Un pugno di strumenti tecnologici,
sempre gli stessi, riempie le case di gran parte del Pianeta. La “varietà” culturale ed esperienziale
planetaria si riduce di fronte alla TimeLine di facebook.
Il gioco della tecnologia (anche quando è un gioco) diventa merce di scambio per informazioni
estremamente personali e private su ciascuno di noi. Dati personali, ubicazioni, relazioni, contatti,
sogni, desideri. La sfera del privato scompare, portandosi dietro il diritto alla menzogna.
L*algoritmo della soddisfazione*, ossia il criterio di assecondare e stimolare nellutente della rete la
sensazione di una *manque* per poi offrirgli *proprio il bene che fa per per lui*, meccanismo tipico del
marketing sia commerciale che politico, ha tra i suoi effetti non secondari quello di produrre una
conoscenza del mondo per ciascuno diversa. Ciascuno avrà la sua fetta di verità adatta a lui. Da
questo punto di vista sapere quali sono i punti di concentrazione dellalgoritmo della soddisfazione
e da lì analizzarne i cluster sociali che ne conseguono potrebbe rappresentare il maggiore valore, dal
punto di vista della profittabilità e dellesercizio del controllo sociale, fornito dal BigData ai suoi
analizzatori[ref]Cfr. LOST 2.2, [Piano dazione contro il dominio dei monopolisti]({filename}/blog/eventi/20180516_Facebook.md).[/ref].
Non ci è dato sapere se i colossi della comunicazione saranno le vittime o i carnefici dell*algoritmo
della comunicazione*.
**La ciclicità, lenergia**
Sul rapporto tra tecnologia, energia e cicli economici si può vedere larticolo di L. Reynolds e B.
Szerszynsky *Neoliberismo e tecnologia: innovazione permanente o crisi permanente?*, pubblicato
in italiano sul secondo numero della rivista “CountDown”[ref]Edizioni Colibrì, Paderno Dugnano (MI), 2017.[/ref]. Di fatto limpressione è che nessuna
delle innovazioni tecnologiche più recenti sia riuscita a far ripartire un ciclo economico bloccato da
una crisi che ha ormai toccato il decimo anno.
**Confronto con la storia recente**
Tra la seconda metà degli anni Settanta e la prima degli anni Ottanta, sullonda delle lotte sociali e
da queste senzaltro sostenuto, prese vita un dibattito stringente sulle trasformazioni tecnologiche in
corso e sui loro effetti, in particolare nei riguardi del mondo del lavoro.
Nel 1978, Franco Piperno scrive: «*nel lavoro a domicilio il calcolatore sostituisce le fragili gambe
del caporeparto...*»[ref]F. Piperno, *Sul lavoro non operaio*, in “pre-print” 1/4, suppl. al n. 0 di “Metropoli”, 1978.[/ref]; lanno dopo la rivista “aut aut” dedica il n. 172 al tema *Scienza, degradazione
del lavoro, sapere operaio*; nel 1980, Carlo Formenti pubblica per Feltrinelli *La fine del valore
duso. Riproduzione, informazione, controllo*; del 1981 è *Il comando cibernetico*, numero
monografico di [“CONTROinformazione”](https://www.inventati.org/apm/archivio/320/2/CON/controinformazione.php); nel 1984 Paola Manacorda, che già aveva pubblicato *Il
calcolatore del Capitale* nel 1976, dà alle stampe *Lavoro e intelligenza nellera della
microelettronica*.
Sono i tempi della rivista “Sapere” e poi di “SE / Scienza Esperienza”, tempi in cui un dibattito
ricco, spinto da un clima sociale combattivo, testimoniava delle trasformazioni in atto anche in
campo tecnico-scientifico. Si assiste in quegli anni a uno scardinarsi della rigidità della fabbrica
fordista in favore di forme più parcellizzate e diffuse, sia a livello locale che globale, della
produzione di merci. Questo passaggio, che prelude alla progressiva riduzione delle tutele sindacali
e normative, allo smantellamento della contrattazione collettiva e alla riconduzione del salario a
“variabile dipendente” del profitto, prefigura il quadro attuale dove la microconflittualità e la
concorrenza tra i fornitori di forza-lavoro hanno preso il posto dellidentità di classe[ref]Cfr. LOST 2.4, [Narrazioni del neoliberismo]({filename}/blog/eventi/20180530_ProgNeoLib.md).[/ref]. Un simile
processo difficilmente avrebbe potuto prendere piede e affermarsi in tempi così rapidi senza il
supporto delle tecniche dellinformatica e delle comunicazioni, senza una progressiva introduzione
dellelettronica nelle fasi di organizzazione della produzione e della produzione stessa. Parimenti si
può immaginare che lafflusso di capitali finanziari a seguito di quella che una fetta di mondo,
quella occidentale, chiamò la crisi del petrolio (1973) si avvalse in misura significativa delle
maggiori possibilità di gestione e comunicazione delle transazioni di capitale su scala mondiale
permesse dalle nuove tecnologie[ref]«Tra il 1974 e a fine degli anni 80 vennero costituiti numerosi mercati regolamentati per questi strumenti derivati
(in Italia molto più tardi viene costituito lIDEM, Italian Derivatives Market) e ne furono estese le negoziazioni
anche a prodotti diversi dalle commodities agricole, come già era accaduto per i contratti futures. ll progresso
tecnologico di questi ultimi anni e lintroduzione dei sistemi informatici allinterno dei mercati finanziari, ha
indotto importanti ridefinizioni nella struttura e nel funzionamento dei mercati stessi. La telematica ha consentito di
passare dalle contrattazioni “alle grida” (durante le quali il titolo viene “chiamato” a una certa ora del giorno ed è
possibile negoziarlo per un tempo determinato) a quelle “in continua” (in cui il titolo è continuamente scambiabile,
durante tutta la giornata borsistica, inserendo gli ordini di acquisto o vendita sul book di negoziazione)». Salvatore
Cataldo, Luca Signorini, *Investimenti, finanza e tassazione nel settore agricolo*, Maggioli Editore, Rimini, 2010.[/ref].
Il dibattito sulla scienza accompagna da sempre il mutare delle soggettività e il conseguente
trasformarsi dei terreni e degli strumenti che le lotte sociali si dànno.
Il processo di scomposizione del ciclo produttivo, a guisa di quel che avvenne con la produzione
dello spillo, permette la sua delocalizzazione nella *fabbrica diffusa* dei distretti industriali o nel
mercato del lavoro globale. Gli attrezzi di questo scenario così ricomposto sono *anche* tecnici[ref]Cfr. LOST 1.3, [Genealogia del tecno capitalismo]({filename}/blog/eventi/20180318_Genealogia.md).[/ref].
Oggi assistiamo a un impatto altrettanto rilevante delle tecnologie sullintera vita delle persone, non
solo nel lavoro. Da un lato il ciclo produzione-consumo sembra aver invaso la sfera del tempo oltre
che dello spazio, delle emozioni oltre che del comando[ref]Cfr. LOST 1.5, [Gamificazione e neuroscienze cognitive]({filename}/blog/eventi/20180418_Gamificazione.md).[/ref].
La proprietà conquista la conoscenza e la riduce a una merce come le altre (brevetti, copyright)[ref]Cfr. LOST 1.2, [Se questo è gratis, rompere i DRM]({filename}/blog/eventi/20180311_DRM.md).[/ref].
Esiste un parallelo tra quanto avviene oggi e quanto avvenne alla fine degli anni Settanta?
Una tesi interessante è quella secondo cui questo parallelo sarebbe solo apparente. Di fatto con la
“rivoluzione microelettronica” (anni Settanta-Ottanta) linnovazione tecnologica spostava verso
lalto le mansioni operaie, che si sarebbero trasformate in figure di tecnico qualificato (naturalmente
lasciando a casa una buona fetta di persone), quindi parte della disoccupazione prodotta
dallautomazione sarebbe stata riassorbita, mentre oggi la “rivoluzione digitale” colpisce gli anelli
medio-alti della catena professionale, producendo una disoccupazione non riassorbibile. Al posto
delle persone lavorano degli algoritmi. Le funzioni di dirigenza e di controllo vengono trasferite a
delle macchine[ref]Cfr. LOST 2.4, [Narrazioni del neoliberismo]({filename}/blog/eventi/20180530_ProgNeoLib.md).[/ref].
Questo non farebbe che evidenziare leffetto che sullo strato medio della popolazione ha la
trasformazione in atto, che invece lascia sostanzialmente immutata la percezione degli strati bassi,
meno “loquaci” e meno “ascoltati”, se non per sfruttarne demagogicamente i “dolori di pancia” in
materia di “sicurezza” e immigrazione.
0mmot, 17 ottobre 2018
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