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Title: Contributo Antifa Fest 4.0 - 12 e 13 marzo a ZAM
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Slug: 2022-03-09-contributo-antifafest
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Date: 2022-03-09
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Category: comunicato
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Tags: antifa, zam, internet, hacker
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[ANTIFA FEST 4.0](http://www.zam-milano.it/antifa-fest-4-0/)
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# Internet come strumento asservito a fascismo e capitale
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[PDF A4]({filename}/media/2022-contributo-antifa_fest.pdf) |
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[PDF pieghevole da stampa]({filename}/media/2022-contributo-antifa_fest-pieghevole.pdf)
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Se il fascismo, in una delle sue molte manifestazioni, è irregimentamento,
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propaganda, controllo e repressione, allora internet come lo sperimentiamo
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adesso è perfettamente funzionale al fascismo moderno.
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Partiamo dal nostro manifesto[^manifesto]: "*Pensiamo che la tecnologia non sia
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neutra, che Internet possa diventare anche un formidabile strumento di
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oppressione*".
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[^manifesto]: <https://unit.abbiamoundominio.org/manifesto/>
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L'idea che internet fosse uno strumento a tutto tondo positivo non ci era mai
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passata per la testa. Non siamo vittime né di: "tecno-ottimismo" e né di:
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"tecno-soluzionismo". Sappiamo infatti che tutti gli strumenti di comunicazione
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di massa, storicamente, sono stati usati dalle dittature prima di (a volte)
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essere restituiti alla comunità: Cinema, Radio, Televisione, oggi l'Internet.
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Per quanto la rete si presenti (e venga venduta) come uno strumento orizzontale,
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che permette la comunicazione tra persone in modo diretto, non possiamo non
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renderci conto della menzogna: l'accesso alla rete avviene in maniera mediata e
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chi media è tutt'altro che neutrale.
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L'accesso ad internet avviene attraverso grandi piattaforme di comunicazione (i
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social). Per comunicare su tali piattaforme si deve sottostare alle regole di
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chi quelle piattaforme ha creato e controlla. Ci sono vari aspetti di questa
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intermediazione che sono problematici e sono tutti funzionali al fine ultimo
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delle piattaforme: fare profitto.
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## Un mondo di pubblicità
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Il modo principale in cui queste piattaforme fanno profitto è quello di
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sottoporre i propri utenti ad un bombardamento costante di pubblicità.
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Pubblicità che ha finalità non solo commerciali ma anche di fabbricazione del consenso.
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## La profilazione
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Per vendere a più caro prezzo questa pubblicità, e perché l'efficacia di questa
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azione sia maggiore, queste piattaforme commerciali raccolgono una gran quantità
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di dati sugli utenti, in modo da categorizzarli meglio (profilazione);
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violandone costantemente l'intimità: la traduzione più corretta dell'inglese:
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"privacy".
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## Il nuovo oro è la nostra attenzione (e il nostro tempo)
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Per vendere più pubblicità, è interesse di queste piattaforme che gli utenti
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trascorrano più tempo possibile su di esse.
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Ciò viene raggiunto in vari modi. Uno è di favorire un senso di angoscia[^FOMO]
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nel momento in cui l'utente è assente, suggerendo costantemente che le
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interazioni su queste piattaforme debbano essere sincroniche, che avvengono in
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tempo reale e senza pause tra le reazioni di chi vi prende parte.
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Un altro modo è premiare la propagazione di contenuti il più possibile
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stupefacenti, ma non per forza interessanti, in modo da catturare il più
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possibile l'attenzione di chi transita.
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[^FOMO]: Fear Of Missing Out - Paura di perdersi qualcosa.
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## La polarizzazione dentro la bolla
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Ci sono due conseguenze principali a questo tipo di dinamiche da dipendenza
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indotta: la polarizzazione del discorso pubblico[^1] e la creazione di bolle.
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Se ogni perdita di interesse nei contenuti veicolati dalla piattaforma è perdita
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di profitto per questa, allora non importa con quale argomento l'utente viene
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inchiodato allo schermo: tutto vale purché la pubblicità continui a scorrere
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davanti ai suoi occhi. Questo ha portato sempre di più all'esasperazione dei
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toni di chi produce contenuti, in un meccanismo auto alimentato in cui chi
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produce il contenuto più controverso, e quindi più cliccato, viene premiato
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dalla piattaforma, la quale in questo modo guadagna di più[^2].
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Un altro fenomeno tipico delle piattaforme, che sembra in controtendenza
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rispetto al precedente ma è invece uno degli ingredienti, è quello della
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bolla. Ogni utente vive in una bolla comunicativa, composta dalle sue
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connessioni: i suoi amici, i profili che segue e i canali a cui è
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iscritt*. Questa bolla si crea quasi sempre per affinità: di classe, di
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posizioni politiche, lavorative, di interessi. Non è solo un fenomeno spontaneo:
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viene favorito o indotto dall'algoritmo di suggerimento di contenuti della
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piattaforma. Lo scopo è di non presentare all'utente contenuti troppo distanti o
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incomprensibili, in modo da non spaventarlo o scoraggiarlo e farlo rimanere
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ancora di più all'interno del recinto della piattaforma[^3].
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Ad esempio, recandoci su Youtube a cercare un video musicale, appena finito
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Youtube ne proporrà un altro e poi un altro ancora, all'infinito. Per la logica
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dell'algoritmo (privato e proprietario, di cui non si conosce la natura né il
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funzionamento) che decide quale nuovo video proporre in base alle mie precedenti
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ricerche, sarà opportuno mostrarmi un video più bizzarro e strano, qualcosa di
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estremo, in modo da tenere vivo l'interesse dell'utente e che non se ne vada.
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Se in ambito musicale, questo porterà a scoprire un raro video del famoso
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cantante che prova la famosa canzone seduto sul WC; lasciamo all'immaginazione
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di chi ci legge l'equivalente in termini di orientamento politico o sociale e
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comportamentale.
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[^1]: Va notato come tale discorso non è neanche davvero pubblico, in quanto per poter partecipare bisogna avere un account e nella maggior parte dei casi, anche per leggere bisogna essere registrat* sulla piattaforma.
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[^2]: Questa non vuole essere un'apologia alla moderazione, siamo anche noi fautrici di discorsi e posizioni tutt'altro che morigerati. Possiamo però notare come sempre più persone siano esposte a contenuti fascisti e nazisti per il solo scopo di ottenere più interazioni sulla piattaforma di turno.
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[^3]: Questo meccanismo, ampiamente studiato sia socialmente che psicologicamente, apre un varco al sistema a chi riesce abilmente a sfruttarlo per finalità propagandistiche. In questa: "falla" nascono alcuni fenomeni di estremizzazione del pensiero fascista che tendono ad accrescerne il consenso.
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## Lo strumento per chi?
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Se da un lato queste piattaforme assolvono alla richiesta genuina di tenerci in
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contatto con le persone, vicine o lontane, ci accorgiamo che sono sempre di più
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le arene della vita pubblica. E non sono, come una piazza, libere e di tutte, ma
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sono bensì società private, con dinamiche aziendali e soggette alle leggi di
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alcuni specifici Paesi e asservite ai loro interessi.
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Questi spazi virtuali sono sempre più strumentali al controllo, veicolo di
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messaggi di propaganda pro-sistema e nemici del discorso libero o
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sovversivo. Queste piattaforme tendono, grazie alla loro non neutralità della
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gestione, a creare e a manipolare il consenso per finalità che sono asservite a
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logiche di potere.
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## Sulla non neutralità della tecnologia
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La tecnologia non è neutrale, ma persegue gli interessi e i pregiudizi (il bias)
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di chi l'ha creata. E la tecnologia, o meglio l'apparato tecnologico è cresciuto
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indissolubilmente legato al capitalismo.
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La possibilità di usare tecnologie amichevoli, conviviali, non oppressive e non
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soggioganti; noi come Unit usiamo il termine: **liberanti**, esiste, ma in
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maniera sempre più limitata. Non è gratis, nel senso che richiede uno sforzo, e
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occorre educarsi all'uso. Come ad esempio occorre uno sforzo per non usare il
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supermercato, gentrificante, ed usare invece i piccoli negozi di quartiere. Ma
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il supermercato è sicuramente più conveniente e facile da usare.
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Crediamo sia utile praticare la capacità di scollegarsi, perché non è facile
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ragionare mentre si subisce un bombardamento di stimoli. E preferire quando
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possibile la comunicazione asincrona, come le email; a quella sincronica come la
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messaggistica istantanea. Per non essere schiacciat* sul presente e diventare
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massa.
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## Hackers
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Noi che scriviamo ci definiamo hacker, il termine è stato usato ed abusato e ci
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permetteremo dunque di chiarire cosa significa.
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Hacker[^FAQ] è colei, colui o colacaso che gode dello spirito dell'intelligenza
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giocosa, è curiosa, non ha paura di sporcarsi le mani per imparare, condivide le
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sue conoscenze e mette in discussione l'autorità. Insomma non ha a che fare per
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forza con l'uso di un computer ed essere hacker è un'attitudine, non una
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competenza. Ad esempio Hackmeeting definisce hacker: *"chi vuole gestirsi la
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vita come preferisce e sa s/battersi per farlo. Anche se non ha mai visto un
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computer in vita sua."*
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[^FAQ]: <https://unit.abbiamoundominio.org/faq/index.html>
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La pratica hacker è quella di aprire la scatola chiusa per vedere cosa c'è
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dentro. E a volte far fare, alle scatolette chiuse (anche in senso sociale e
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politico) cose diverse rispetto a quello per cui sono state programmate.
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Per questo facciamo pratica. Siamo un hacklab (lab sta per: laboratorio). La
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pratica di usare gli strumenti liberanti e liberi. Liberi come in: software
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libero, e non liberi come in: "open-washing".
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dal criptolibretto[^criptolibretto](unit hacklab, 2019):
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*Ci sembra che esistano elementi di base nell'uso delle reti e dei dispositivi
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che sono semplici azioni quotidiane, l'equivalente del lavarsi i denti. È
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fatica. Ma quando viene presentato un problema e al suggerimento di una
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eventuale soluzione viene risposto: "questa è sbatta", lo consideriamo il
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segnale che il problema era un altro. Ok, niente camici bianchi e no RTFM: (Read
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The Fine Manual), ma almeno la parte di come non prendere la scossa è meglio
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leggerla. Il problema non è tecnico, ma sociale. La tecnica non è un mezzo né
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una soluzione ai problemi portati dal capitalismo, oggi apparato tecnico e
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capitalismo sono una cosa sola. Se il problema è la repressione algoritmica,
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crittografare da soli non basta a liberarsi, perché si è liber@ solo quando le
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altre persone attorno a te sono libere. Crediamo nell'alfabetizzazione
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informatica e che si debba studiare la grammatica della questione tecnica, non
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perché tutt@ debbano essere programmator@, ma perché nessun@ sia schiav@.*
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[^criptolibretto]: <https://unit.abbiamoundominio.org/criptolibretto/>
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Pelare aspetti della tecnologia permette solitamente di trovare, sotto,
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l'esercizio del potere. Noi facciamo pratica dell'attitudine hacker di "metterci
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le mani sopra" e naturalmente della: Condivisione di saperi senza fondare
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poteri.
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## Conclusioni
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Per concludere, secondo noi, la resistenza ai nuovi fascismi passerà (anche)
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attraverso la resistenza alle tecnologie oppressive o nocive, che dovremo essere
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in grado di riconoscere, attraverso la pratica e l'educazione, delle tecnologie
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e dei media.
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In forma tentativamente schematica, pensiamo che si possa riconoscere una tecnologia come oppressiva quando:
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- costringe a una connessione perpetua
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- trasforma le persone in clienti
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- crea una distanza tra virtuale e reale.
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Unit hacklab, 2022
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*Se hai pensato che c'era un modo migliore, avevi ragione*.
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