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# smart & smart
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**La trasparenza radicale si inurba: una contro-narrazione della smart-city.**
La parola *smart* indica la raccolta dati, nell'attuale modello economico basato
sulla sorveglianza. Se nella narrazione tecnottimista si parla di investimenti
e innovazione, non è difficile vedere in azione in nuce una forma di governance
attraverso il controllo, cheap e automatizzato, che potrebbe esacerbare il
digital divide tra gli *smart-citizen* che hanno i soldi per i servizi e le
vittime della *smartificazione* prossima ventura.
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title: "La trasparenza radicale si inurba: una contro-narrazione della smart-city."
author: "[dan](dan@autistici.org)"
date: " 25 gennaio 2020 - [Contesto Urbano](https://www.offtopiclab.org/contesto-urbano/)"
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La parola *smart* indica la raccolta dati, nell'attuale modello economico basato
sulla sorveglianza. Se nella narrazione tecnottimista si parla di investimenti
e innovazione, non è difficile vedere in azione in nuce una forma di governance
attraverso il controllo, cheap e automatizzato, che potrebbe esacerbare il
digital divide tra gli *smart-citizen* che hanno i soldi per i servizi e le
vittime della *smartificazione* prossima ventura.
Nell'accezione odierna Smart significa intelligente, furbo o moderno. Definirsi
smart è un modo per far apparire stupidi gli altri. Se qualcosa si chiama
*smart* (intelligente) significa che chi non la capisce o non la usa è *dumb*
(stupido).[^sterling] Si tratta di una **Buzzword**: parola o frase usata per
impressionare. Esempi di buzzword sono: sinergia, cyber, strategico e
smartqualcosa (smartbomb). Lo slogan della IBM è: *let's build a smarter
planet*.
**S.M.A.R.T.**: **S**urveillance **M**arketed **A**s **R**evolutionary **T**echnology.
**Smart significa: "che raccoglie dati".**
**È qualunque cosa che in qualche modo o in qualche momento agisce in seguito alla
risposta di un qualche sensore e produce un qualcosa in maniera automatica.[^ditanellapresa]**
## Controllo
L'Economia basata sulla conoscenza, o Sfruttamento del general intellect, o
Capitalismo cognitivo[^paultre] non si basa più sulla produzione e scambio di
beni materiali, ma sulle rendite tecnologiche. La raccolta dati è una raccolta
di valore che può essere realizzata solo da chi possiede i mezzi di produzione
per raccoglierli e analizzarli[^datacrazia]. L'analisi avviene attraverso l'uso
di algoritmi, che pochi si possono permettere, che non sono neutrali. *"Le
modalità di analisi dei dati chiamano in causa gli algoritmi, ossia calcoli
finiti che hanno lo scopo di trarre conclusioni. Possiamo paragonare
l'algoritmo a una ricetta, un insieme di istruzioni finite che ha lo scopo di
ottenere una pietanza. Potrebbe essere segreta e non è detto che dal piatto
finale si possa ricostruirla a ritroso. Potrebbe nutrire o far morire
gonfi. Servono la cucina, i fuochi e le conoscenze per seguire una ricetta e
naturalmente gli ingredienti freschi. Il cuoco, il quale ha opinioni, gusti e
umori. La ricetta non è neutrale, come non lo è l'algoritmo"*.
La mercificazione delle informazioni corrisponde al passaggio da un
capitalismo basato sull'economia ad uno basato sulle informazioni, dove la
raccolta dati e dunque il controllo rappresenta la modalità di raccolta delle
informazioni[^zuboff]. *"Il motore del capitalismo non è più l'economia, ma il
controllo"*. Dunque dati e metadati, cioè dati che rimandano al dato stesso. Ad
esempio in una intercettazione telefonica il dato è la registrazione audio, i
metadati sono: l'orario in cui è avvenuta, il numero di telefono, la posizione
geografica o la durata. Mentre il dato richiede di essere interpretato da un
essere umano, il quale deve ascoltare la registrazione per capire e attribuirne
un valore e questo ha un costo in termini di tempo e competenze, il metadato
invece viene generato dalle macchine ed usato dalle macchine, quindi
sorveglianza la capitalizzazione dei metadati scalano molto più in
fretta realizzando la: *Repressione algoritmica*[^tracking-exposed].
Oltre la considerazione che la raccolta dati (dunque la sorveglianza) è il
motore del sistema moderno, penso che il motivo per cui il controllo è tanto
usato e trova facilmente d'accordo tutti è perché è facile ed economico (mentre
l'educazione costa ed è lenta). Inoltre c'è un problema di scala. Se un piccola
comunità può avere modalità umane di gestione, una grande comunità tenderà a
trovare modalità automatizzate di gestione. La tecnologia permette di avere
virtualmente infiniti contatti, infinite relazioni, infinite comunità, ma
*"una tecnologia infinatemente scalabile è nociva per l'essere umano"*[^illich].
Un sistema sociale completamente controllato non è auspicabile, sia perché
toglie spontaneità: chi viene sorvegliato si comporta in modo diverso, e perché
toglie agli individui la possibilità di sbagliare, caratteristica comune alle
diverse forme di democrazia. Dato che la tecnologia non è neutrale[^simondon],
ma dipende oltre che dal contesto, da individuo, era, posizione geografica,
sociale, clima, esperienza e rapporti di potere, una soluzione tecnica ad una
questione sociale non farà che inizialmente rispecchiare e poi irrigidire, le
attuali disparità. La dottrina della *Trasparenza radicale*, malgrado il
concetto sia evidentemente parto di ambiti autoritari dopo il 9/11[^patriotact],
offre l'illusione di annullare la corruzione e migliorare la partecipazione
politica, mentre instaura un sistema di controllo che rispecchia la situazione
di potere.
## Estigrandati?
Siamo nell'era chiamata datafication, la raccolta dati e la loro esistenza è un
dato di fatto e le parti autoritarie li usano per la repressione (braccialetto
elettronico che controlla il lavoratore); quelle riformiste per la pace sociale
(data justice), ma la raccolta dati è sempre esercizio del controllo da parte
di chi ha i mezzi produttivi per farlo. I dati ci sono per restare.
E dunque, cosa ne facciamo di tutti 'sti grand dati?
Per raccoglierli e usarli senza essere esplicitamente una dittatura, ci vuole consenso.
## Manipolazione e consenso
*"Non siamo più solo nell'epoca del controllo, ma siamo nell'epoca della
manipolazione"*.[^circe] Oltre a un discorso sul materiale, dobbiamo fare un
discorso sulla percezione: la perdita dei dati non è valutata come una perdita
di libertà, in quanto la nostra libertà oggi è concepita solo in senso di
incolumità, nel modello neoliberista l'insicurezza di tipo economico non viene
valutata. Perdere il lavoro non sembra riguardare la sfera politica della
libertà. Eppure i dati sono importanti: "*L'identità dell'individuo in rete è
rappresentato dai suoi dati*"[^rodota]. Le conseguenze del controllo ricadono
sul corpo. Un danno ai dati, una lacerazione come ad esempio l'essere bandito da
un social network, fa star male e dunque si ripercuote sul corpo della
persona. Quando parliamo di privacy parliamo di diritti civili in rete, i dati
personali non sono una merce, ma sono la rappresentazione dell'individuo in rete
e i *Big data* sono i dati di tante persone. Quando parliamo di *Big Data*
parliamo di diritti. Qui ci vuole una bella *Big Class Conscience*, perché è una
questione politica[^datacrazia]. Ad esempio in Spagna, l'Istituto nazionale di
statistica registra dove si muovono i cittadini spagnoli per quattro giorni
consecutivi grazie ai cellulari, con un accordo fra i tre principali operatori
telefonici, usando questa retorica: *"la tecnologia e i big data oggi permettono
innovazioni come questa che possono arricchire di molto le
statistiche".*[^pais]. In Italia si apre nello stesso periodo un dibattito
sull'obbligo di verifica dell'identità per accedere ai social. La cessione dei
dati viene fatta percepire come un vantaggio per tutt*, mentre lo è solo per la
classe sociale dominante.
*Un governo che sappia dei suoi cittadini più di quanto sappiano i cittadini su
di sé, è pericoloso*[^chomsky].
## Smartcities
La smart city è il parto in ambito urbano dell'attuale modello economico basato
sulla sorveglianza. Le disparità sociali vengono regolate e automatizzate
attraverso servizi erogati dalle macchine.
Sono prevedibili nuove forme di lotta di classe tra gli *smart citizen*, che
hanno i soldi per accedere ai servizi e chi no, le vittime del nuovo digital
divide. Una volta assodato che gli algoritmi che determinano le scelte dei
sensori non sono neutrali, ma diretta espressione di chi detiene i mezzi di
produzione e analisi dei dati, avremo il fenomeno della smartificazione in città.
## La narrazione ufficiale e un tentativo di decostruzione
Narrazione breve: la città al servizio del cittadino.
Una narrazione più elaborata: *"le smart cities sono servizi che rispondono a necessità
reali della città che i cittadini hanno contribuito a definire attraverso
gli strumenti della democrazia partecipativa, servizi che la città stessa
sviluppa usando i dati che i cittadini hanno deciso spontaneamente di
donare"*
Una traduzione: *lo spazio dove vivi è un servizio (tu sei un consumatore)
che fa cose per il bene comune (necessità reale) che tu e gli altri come te
hanno contribuito a definire con un software (strumento della democrazia
partecipativa) che abbiamo fatto noi per noi a nostra insaputa (spontaneamente)*.
## Trasparenza radicale e lotta di classe
I data commons hanno a che vedere con il concetto di ragion di stato. dove la
trasparenza radicale è il male minore. Le smart city sono una risposta del
socialismo pacato e amico delle imprese, ma rispecchiano gli interessi di chi
detiene i mezzi di produzione (in questo caso sono la possibilità di raccolta e
analisi dei big data). Si basa sul presupposto che la legge è giusta, mentre
invece è espressione del potere. Le *smart city* sono costruite per gli *smart
citizens*: persone che si trovano in accordo con il progetto delle smart city,
che usano la App e che hanno i soldi per i servizi. La città ti impone come
viverla. Come anche le piattaforme partecipative, dove puoi esprimerti, nei
limiti della piattaforma e di chi l'ha costruita, per forza distingue tra
cittadini che sanno usare la piattaforma e chi no. Una struttura a misura delle
componenti ricche della società, che ne sono i principali beneficiari.
La contraddizione tra progetto sociale e profitto non viene rilevata. Smart
vuol dire investimento: sono le grandi società ad essere interessate ai grandi
dati, la smart city non pare avere le caratteristiche per produrre equilibrio
sociale[^ditanellapresa].
Un'altra definizione di *Smart*: un modo per rendere le città più attraenti per
il capitale.
Alcuni esempi della direzione presa delle smartcities viene da Barcellona, dove
sono state implementate luci stradali con i led e si sono accorti che gestire le
luci può essere utilizzato per attirare la gente nelle zone di interesse
commerciale. Un altro esempio è quello dei parcheggi, sensori nell'asfalto che
permettono a chi ha pagato il servizio di essere guidati verso un parcheggio
disponibile in centro città. Chi non ha la App, non trova parcheggio.
## Servizi e governance
Le smart cities sono progetti di governance che riproporranno il digital divide
(tra chi è smart e chi no).
"Smartificazione" e sbiancamento: prima faccio la gentrificazione, poi ci metto
i sensori per combattere la gentrificazione. Eppure alcuni dati già c'erano,
bastava ascoltare. Non ho bisogno del sensore per sapere che la città è
inquinata o che la zona del ponte è rumorosa, usare solo il sensore per
scoprirlo è anche negare il fatto che una politica sul territorio già
c'era[^ditanellapresa]. La smart city è una fantasia tecno-utopista promossa da
multinazionali e da governi sponsorizzati. e ciò è visibile soprattutto sulle
città nuove: New Songdo (Korea), Masdar City (Emirati arabi), PlanIT Valley
(Portogallo). Il progetto smartcity è spinto principalmente da tre società: IBM,
Cisco Systems e Siemens AG [^greenfield]
Elementi dello *smart*[^ditanellapresa]:
1. Monitoraggio
2. Attenzione all'ambiente
3. Automazione di operazioni per ottimizzare processi (luci, raccolta rifiuti, trasporti pubblici)
4. Interazione pubblico-privato.
## La trasparenza radicale si inurba
La trasparenza radicale come soluzione alla corruzione, all'evasione fiscale, ma
se una volta implementato su sistema di controllo così capillare arrivasse una
dittatura? Io temo che questa narrazione farà una lunga strada: abbiamo
vissuto per tanto tempo quella del libero mercato che si autoregola, senza
tenere conto del contesto di disparità, perché non dovrebbe funzionare ora
quella della trasparenza radicale per il progresso e la sicurezza? Un paio di
guerre arriveranno a farcelo digerire meglio come inevitabile.
Penso alle smartcity come delle serre dove il male minore è rappresentato dalla
cessione "spontanea" di quei dati che le imprese comunque vogliono, in cambio di
un poco di pace sociale per chi partecipa, con la App, spontaneamente.
Un elemento della narrazione è: "fare la smart city con open software".
*Basta un poco di zucchero e la pillola va giù.*
La tecnologia non è neutrale[^simondon], ma dipende dal contesto,
dall'individuo, era, posizione geografica, sociale, clima, esperienza e rapporti
di potere (è complicata). Sarà dunque espressione di queste variabili.
Nel romanzo di fantascienza: *Il difficile ritorno del signor Carmody*, di
Robert Sheckely, il protagonista trova una città complemante automatizzata, ma
abbandonata dai suoi abitanti. la abita per qualche tempo, fino a poi scappare
quando si rende conto che la città è davvero possessiva nei confronti dei suoi
abitanti[^sheckely].
[^sterling]: Bruce Sterling: <https://www.internazionale.it/notizie/bruce-sterling/2018/04/10/citta-intelligenti-smart-city>
[^circe]: C.I.R.C.E. Centro Internazionale di Ricerca per la Convivialità Elettrica <https://circex.org/articles/hacker-pedagogy-awareness/>
[^datacrazia]: Son grossi dati servon grossi diritti, Daniele Salvini - Datacrazia: Politica, cultura algoritmica e conflitti al tempo dei big data, antologia, D Editore, 2018
[^paultre]: Bernard Paulré, Carlo Vercellone, Antonella Corsani. Le Capitalisme Cognitif Comme Sortie de La Crise Du Capitalisme Industriel. Matisse/CNRS Document, Université Paris-1, 2002.
[^zuboff]: Shoshana Zuboff - The Age of Surveillance Capitalism, PublicAffair 2019
[^tracking-exposed]: Claudio Agosti, 2017 - <https://tracking.exposed/>
[^rodota]: Stefano Rodotà - Il Mondo Nella Rete. Quali i diritti, quali i vincoli. Laterza, 2014
[^illich]: Ivan Illich - Tools for Conviviality, Harper & Row, 1973
[^patriotact]: Patriot Act, 2001 - <https://it.wikipedia.org/wiki/USA_PATRIOT_Act>
[^pais]: <https://elpais.com/economia/2019/10/28/actualidad/1572295148_688318.html>
[^ditanellapresa]: Le dita nella presa, trasmissione radiofonica Le dita nella
presa in onda su Radio Ondarossa, Roma <https://www.ondarossa.info/trx/dita-nella-presa> [podcast smartcities](https://ia803007.us.archive.org/29/items/ror-190714_2103-2249-ldnpsmartcities/ror-190714_2103-2249-ldnpsmartcities.ogg)
[^simondon]: Gilbert Simondon, Sur la technique, 2014 (postumo)
[^greenfield]: Adam Greenfield - Against the Smart City, 2013
[^sheckely]: Il difficile ritorno del signor Carmody, Robert Sheckely - Mondadori, 1969
[^chomsky]: Noam Chomsky, La fabbrica del consenso, 1988 (Il saggiatore 2014)

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