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Makefile 100644
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@ -0,0 +1,124 @@
PY?=python
PELICAN?=pelican
PELICANOPTS=
BASEDIR=$(CURDIR)
INPUTDIR=$(BASEDIR)/content
OUTPUTDIR=$(BASEDIR)/output
CONFFILE=$(BASEDIR)/pelicanconf.py
PUBLISHCONF=$(BASEDIR)/publishconf.py
FTP_HOST=localhost
FTP_USER=anonymous
FTP_TARGET_DIR=/
SSH_HOST=localhost
SSH_PORT=22
SSH_USER=root
SSH_TARGET_DIR=/var/www
S3_BUCKET=tom-is-lost
CLOUDFILES_USERNAME=my_rackspace_username
CLOUDFILES_API_KEY=my_rackspace_api_key
CLOUDFILES_CONTAINER=my_cloudfiles_container
DROPBOX_DIR=~/Dropbox/Public/
GITHUB_PAGES_BRANCH=gh-pages
DEBUG ?= 0
ifeq ($(DEBUG), 1)
PELICANOPTS += -D
endif
RELATIVE ?= 0
ifeq ($(RELATIVE), 1)
PELICANOPTS += --relative-urls
endif
help:
@echo 'Makefile for a pelican Web site '
@echo ' '
@echo 'Usage: '
@echo ' make html (re)generate the web site '
@echo ' make clean remove the generated files '
@echo ' make regenerate regenerate files upon modification '
@echo ' make publish generate using production settings '
@echo ' make serve [PORT=8000] serve site at http://localhost:8000'
@echo ' make serve-global [SERVER=0.0.0.0] serve (as root) to $(SERVER):80 '
@echo ' make devserver [PORT=8000] start/restart develop_server.sh '
@echo ' make stopserver stop local server '
@echo ' make ssh_upload upload the web site via SSH '
@echo ' make rsync_upload upload the web site via rsync+ssh '
@echo ' make dropbox_upload upload the web site via Dropbox '
@echo ' make ftp_upload upload the web site via FTP '
@echo ' make s3_upload upload the web site via S3 '
@echo ' make cf_upload upload the web site via Cloud Files'
@echo ' make github upload the web site via gh-pages '
@echo ' '
@echo 'Set the DEBUG variable to 1 to enable debugging, e.g. make DEBUG=1 html '
@echo 'Set the RELATIVE variable to 1 to enable relative urls '
@echo ' '
html:
$(PELICAN) $(INPUTDIR) -o $(OUTPUTDIR) -s $(CONFFILE) $(PELICANOPTS)
clean:
[ ! -d $(OUTPUTDIR) ] || rm -rf $(OUTPUTDIR)
regenerate:
$(PELICAN) -r $(INPUTDIR) -o $(OUTPUTDIR) -s $(CONFFILE) $(PELICANOPTS)
serve:
ifdef PORT
cd $(OUTPUTDIR) && $(PY) -m pelican.server $(PORT)
else
cd $(OUTPUTDIR) && $(PY) -m pelican.server
endif
serve-global:
ifdef SERVER
cd $(OUTPUTDIR) && $(PY) -m pelican.server 80 $(SERVER)
else
cd $(OUTPUTDIR) && $(PY) -m pelican.server 80 0.0.0.0
endif
devserver:
ifdef PORT
$(BASEDIR)/develop_server.sh restart $(PORT)
else
$(BASEDIR)/develop_server.sh restart
endif
stopserver:
$(BASEDIR)/develop_server.sh stop
@echo 'Stopped Pelican and SimpleHTTPServer processes running in background.'
publish:
$(PELICAN) $(INPUTDIR) -o $(OUTPUTDIR) -s $(PUBLISHCONF) $(PELICANOPTS)
ssh_upload: publish
scp -P $(SSH_PORT) -r $(OUTPUTDIR)/* $(SSH_USER)@$(SSH_HOST):$(SSH_TARGET_DIR)
rsync_upload: publish
rsync -e "ssh -p $(SSH_PORT)" -P -rvzc --delete $(OUTPUTDIR)/ $(SSH_USER)@$(SSH_HOST):$(SSH_TARGET_DIR) --cvs-exclude
dropbox_upload: publish
cp -r $(OUTPUTDIR)/* $(DROPBOX_DIR)
ftp_upload: publish
lftp ftp://$(FTP_USER)@$(FTP_HOST) -e "mirror -R $(OUTPUTDIR) $(FTP_TARGET_DIR) ; quit"
s3_upload: publish
s3cmd sync $(OUTPUTDIR)/ s3://$(S3_BUCKET) --acl-public --delete-removed --guess-mime-type
cf_upload: publish
cd $(OUTPUTDIR) && swift -v -A https://auth.api.rackspacecloud.com/v1.0 -U $(CLOUDFILES_USERNAME) -K $(CLOUDFILES_API_KEY) upload -c $(CLOUDFILES_CONTAINER) .
github: publish
ghp-import -m "Generate Pelican site" -b $(GITHUB_PAGES_BRANCH) $(OUTPUTDIR)
git push origin $(GITHUB_PAGES_BRANCH)
.PHONY: html help clean regenerate serve serve-global devserver publish ssh_upload rsync_upload dropbox_upload ftp_upload s3_upload cf_upload github

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@ -0,0 +1,461 @@
Title: LOST o del disequilibrio
Date: 2018-10-17
Tags:
Slug: disequilibrio
**Premessa**
<center>{% img center half /images/red-cavalry-riding-base01.jpg %} </center>
Quelle che seguono sono alcune considerazioni nate dopo i primi due cicli di LOST. Non
costituiscono una premessa agli incontri dei cicli successivi né, tanto meno, vogliono essere una
sintesi dei precedenti. Si tratta di osservazioni intese ad arricchire le [ipotesi iniziali]({filename}/pages/RFC.md) del progetto, scaturite dal riascolto degli incontri svoltisi presso il CSOA Cox18[ref]A organizzare LOST, i cui primi due cicli dincontri si sono tenuti presso il CSOA Cox 18 nella prima metà del
2018, sono stati: il centro sociale stesso, il collettivo Ippolita, lhacklab UNIT, la Calusca City Lights e lArchivio Primo Moroni.[/ref].
Lattività scientifica consiste nellipotizzare determinati schemi interpretativi, pur con la
consapevolezza che nessun modello potrà comprendere la materia del mondo. Ci si orienta quindi
per approssimazioni successive e inevitabilmente capita che ci si sbagli, ma non per questo si deve
ricominciare da capo né rinunciare del tutto.
Contemporaneamente anche la politica, intesa come attività volta a trasformare il mondo, necessita
inevitabilmente di un modello interpretativo che, a differenza di quanto si poteva pensare ai tempi
in cui la scienza aveva un assetto deterministico, sarà traballante e lacunoso.
Partendo da questi limiti (che sono innanzitutto di chi scrive) possiamo cercare di capire cosa sta
avvenendo nel campo tecnico-scientifico considerando il ruolo degli attori, la storia precedente e
facendo delle ipotesi -seppur timide- sulle possibili evoluzioni. Interesserà quindi la fenomenologia
dellimpatto delle nuove tecnologie (dove il digitale la fa da leone ma non è solo) ed anche la loro
sostanza, sia materiale che organizzativa.
Interesserà sapere chi paga e chi guadagna con tutto ciò, essendo assai evidenti i grossi interessi in
gioco, ma anche “cosa” e “come” si paga e si guadagna, inquantoché non è detto che la posta in
gioco sia solamente economica e/o materiale.
Interesserà capire come accade che un meccanismo (tecnico o comunicativo) funzioni più di altri
dal punto di vista della produzione di consenso e dove ciò possa portare, con particolare attenzione
alla politica di cui si parlava prima[ref]Cfr. LOST 1.5, [Gamificazione e neuroscienze cognitive]({filename}/blog/eventi/20180418_Gamificazione.md).[/ref].
Inevitabilmente linterrogativo arriva poi a come la politica (nellaccezione sopra detta) agisce su
questo terreno. Ci sono sistemi che vanno costantemente alimentati dal punto di vista energetico,
sistemi che una volta innescati si autoalimentano e sistemi in cui improvvisamente si determina un
mutamento radicale degli equilibri, una trasformazione di stato non casuale ma che può dar luogo a
sviluppi imprevisti. È inutile negare che è proprio questultima eventualità a offrire le prospettive
più interessanti in vista di un mutamento dello stato di cose vigenti.
È molto difficile sapere dove esattamente si è, ma porsi una domanda del genere è già qualcosa.
**LOST e il convitato di pietra**
<center>{% img center half /images/red-cavalry-riding-base3.gif %} </center>
In ogni esposizione è buona norma indicare il campo preso in considerazione e i suoi eventuali
limiti. Vediamo quindi di dire subito di cosa il LOST non si è occupato, affinché si possa pensare di
recuperare in futuro o decidere consapevolmente di lasciar perdere.
Fra tutte le scienze e le tecniche, LOST si è occupato prevalentemente del digitale, informatica,
networking e applicazioni connesse. Indiscutibilmente si tratta del fenomeno oggi più appariscente
e, probabilmente, dotato del maggiore impatto sulle nostre vite. Ciò non toglie che sia esso stesso
figlio di alcune trasformazioni tecnologiche nel campo della microfisica e della scienza dei
materiali che, per fare un solo esempio, hanno permesso lestrema miniaturizzazione delle memorie
e dei processori a costi accessibili per un mercato di massa.
Dove e come la ricerca di questa scienza si svolga è importante per conoscere le dinamiche sottese a
quegli epifenomeni che costituiscono la nostra prima base di osservazione. Le *server farm* sotto il
ghiaccio del polo o le transazioni finanziarie ad alta frequenza potrebbero sembrare un dato di fatto
mentre non lo sono per nulla.
Ogni sistema esplica la sua potenza per mezzo della trasformazione dellenergia. Le relazioni
politiche internazionali si sono, almeno dallinizio del Novecento, attorcigliate attorno alle risorse
energetiche e, ancora oggi, gli Stati entrano in guerra per poter costruire un gasdotto, ma ciò non
toglie la pregnanza della domanda: quelle del metano e del petrolio sono le fonti energetiche e le
tecnologie che meglio si confanno alle nostre vite? Senzaltro la produzione di energia elettrica per
mezzo di combustibili fossili impone grosse concentrazioni di risorse, richiede unampia delega al
fornitore e produce notevoli dipendenze dalla fonte, cosa che alla Politica con la P maiuscola,
quella degli Stati e dei *media mainstream*, non dispiace affatto perché definisce precisi ambiti e
flussi di potere.
Un altro aspetto che non è stato finora messo sufficientemente in risalto da LOST è quanto accade
nel mondo della produzione, ciò vien chiamato *Business to Business*. Che ne è degli apparati di
elaborazione dellinformazione delle piccole e grandi imprese? Che ne è dei software che regolano
le transazioni commerciali di merci / denaro / eserciti? Che cosa sono divenuti oggi il tecnico
informatico, lanalista programmatore e anche lanalista finanziario? Che gradi di libertà hanno
queste figure, quando si confrontano con uninfrastruttura esternalizzata che vedono come un
*servizio*? E quindi, infine, chi controlla questinfrastruttura e ne assicura la manutenzione?
Limpressione è che, similmente a quanto accade al privato cittadino quando si dota di uno
smartphone che non può neanche più spegnere, così limpresa si affidi sempre più a strumenti sul
cui funzionamento non sa più nulla, cedendo così un ennesimo residuo di autonomia al monolito
della tecnologia, ancor prima di entrare nellarena del mercato.
Interessa, si è detto, capire il giro del fumo: chi paga chi per fare cosa. Cè chi attribuisce una
connotazione volgare e retrò a un simile approccio, ed effettivamente una serie di vicende politiche
abbastanza recenti hanno dato fin troppo peso al lato economico della vita delle persone. Ma se
delleffettiva utilità di un approccio come quello qui brevemente indicato si potrà dire solo a
posteriori, almeno dobbiamo fare lo sforzo di non dimenticare *mai* i lavoratori della Foxconn, della
cui fatica ci gioviamo quando prendiamo un passaggio con BlaBlaCar.
Potrebbe essere utile indagare anche gli effetti delle tecnologie sullurbanizzazione e sulla
trasformazione del contesto sociale nel suo complesso. Come potrebbero reggere megalopoli da
30Mil di abitanti senza un uso *industriale, capitalista, mercificato* della tecnologia? Quanto il modo
dellabitare / convivere / organizzarsi come individui associati delega oggi alla tecnica? E, ancora,
quali sono gli effetti di modelli di mercato, questi sì del tutto nuovi, tipo Uber o AirB&B sul
contesto urbano?
Infine a LOST vale chiedersi *chi è* e dovè finito lutente finale, lattore intermedio, il *villico* che,
pur non essendo potente, non è per nulla ignorante? Anzi è proprio la storia della scienza a
insegnarci che è dalle piccole officine che le migliori soluzioni arrivano alle accademie[ref]Clifford D. Conner, *Storia popolare della scienza. Minatori, levatrici e “gente meccanica”*, Tropea, Milano, 2008.[/ref].
Una riappropriazione collettiva della conoscenza e della capacità di *fare* è premessa
imprescindibile, e al contempo auspicabile e benefico effetto, duna capace lotta contro gli
strumenti che aggrediscono le nostre vite.
Ora torniamo al dunque, che è un bel dunque.
**Diffusione degli strumenti a tecnologia digitale**
<center>{% img center half /images/red-cavalry-riding-base2.gif %} </center>
Oggi la diffusione di Internet è senza pari, probabilmente nella storia dellumanità non ci sono
esempi di una tecnologia così uniformemente e capillarmente diffusa. Si può stimare a tre miliardi e
mezzo il numero di smartphone in uso attualmente nel Pianeta, prodotti da un certo numero di
marchi diversi che, però, non supera i duecento[ref][https://it.wikipedia.org/wiki/Lista_di_produttori_di_telefoni_cellulari](https://it.wikipedia.org/wiki/Lista_di_produttori_di_telefoni_cellulari)[/ref]. Al di là degli aspetti più strettamente tecnici, è un
fatto rilevante che la gran parte delle informazioni scambiate tra le persone attraverso la rete viene
filtrata dai collettori dei social principali.
Google, facebook, Twitter, Instagram, WhatsApp, ... sono il punto di arrivo o di partenza della
maggior parte delle interazioni rete/utente del “vecchio mondo”. Le multinazionali che li
possiedono, di fatto, maneggiano una quota enorme dello scambio mondiale di informazioni tra
privati.
Di qui la nascita di una nuova tipologia di marketing votato alla promozione commerciale di
prodotti materiali o ideologie che, viste le dimensioni della platea e le possibilità di segmentarla con
grande precisione, va rapidamente erodendo lo spazio tradizionalmente occupato dalla carta
stampata e dai network radio-televisivi. È quanto viene definito *mercato consumer*.
Parallelamente, e similmente, le diverse soluzioni di *cloud* professionale (Google Cloud Platform,
Amazon Web Services, Microsoft OneDrive) tendono ad accaparrarsi il *mercato business*, cioè la
sezione dei contenuti informativi e degli applicativi dellapparato industriale e produttivo del
Pianeta. Dati grezzi, DataBase, Gestionali, sistemi di posta aziendale, ma anche software
applicativo, implementazioni di sistemi di intelligenza artificiale, tutto ciò viene tolto dalle sale dati
un tempo gestite dalle stesse aziende e trasferito su supporti collocati in un non-luogo chiamato
*cloud*. Il risparmio è spesso relativo mentre la delega nella gestione, nella scelta delle soluzioni
applicative, nella manutenzione del *ferro* e di quel che contiene è totale. I beneficiari sono
grossomodo sempre gli stessi pochi attori che tendono a spartirsi il mercato mondiale della
comunicazione.
Grazie a ciò una fetta crescente delle transazioni commerciali ed economiche può passare attraverso
sistemi di vendita online, ragion per cui vanno affermandosi diverse *valute* digitali, oggi ancora
incerte se affidare la propria garanzia a unautorità monetaria (*ethereum*), a un bene materiale
(*petro*) o alla comunità degli utenti (*bitcoin*)[ref]Cfr. LOST 2.1, [Blockchain]({filename}/blog/eventi/20180506_Blockchain.md).[/ref].
In pratica, un numero ridottissimo di multinazionali ha in mano la gran parte delle comunicazioni
(tra privati, tra privato e azienda, tra azienda e azienda), delle transazioni commerciali e delle
funzioni di trattamento ed elaborazione di tutto questo enorme flusso comunicativo. Questo pugno
di multinazionali, oltre a trarci del profitto, impone gli standard operativi, le soluzioni tecnologiche,
tariffe e quindi anche le tecniche di sfruttamento e disciplinamento del lavoro.
Che tutto questo sia in mano a imprese private può produrre situazioni di attrito con gli Stati
nazionali che perdono, nei fatti, le prerogative proprie della forma-Stato per come è stata finora
intesa in Occidente; non può quindi stupire che questi soggetti statuali cerchino variamente di
difendersi, di aggirare il predominio sovranazionale delle *corporation* o, alternativamente, di usare
in modo indipendente questo tipo di tecnologie.
Per esempio, il governo dellIran ha provato a sviluppare un *simil twitter* nazionale e a caricare di
costi luso di Twitter per cercare di rimediare alla propria mancanza di controllo che su questo
*social*[ref]Cfr. LOST 2.2, [Piano dazione contro il dominio dei monopolisti]({filename}/blog/eventi/20180516_Facebook.md).[/ref]. Mentre il governo indiano ha introdotto una forma di schedatura dei cittadini per mezzo
della *Tecnologia del numero unico*, introdotta come volontaria nel 2004 ma divenuta obbligatoria
tre anni dopo. Oggi con questo sistema sono censiti (*schedati*) più di un miliardo di indiani. Anche
la Cina ha adottato la soluzione indiana, legandola inoltre a un sistema meritocratico. Un sistema
simile è usato pure da Estonia e Svezia. Questultima, coniugando le tecnologie informatiche e la
cybernetica, sta sperimentando un sistema di chip sottopelle per legare indissolubilmente il *numero
unico* alla persona[ref]Cfr. LOST 2.3, [Alcune tendenze totalizzanti nella società artificiale]({filename}/blog/eventi/20180527_TendenzeTotalizzanti.md).[/ref].
Nel 2009 si è tenuto un meeting in ambito UE per trattare dellintercettazione delle chiamate
Skype[ref]Cfr. LOST 2.2, [Piano dazione contro il dominio dei monopolisti]({filename}/blog/eventi/20180516_Facebook.md).[/ref].
Nel 2017, a Ischia, si è svolto il primo summit del G7 al quale, insieme con i ministri dellInterno
dei sette Paesi più industrializzati del mondo, hanno partecipato i rappresentanti di quattro imprese
private: facebook, Google, Microsoft e Twitter[ref]Cfr. LOST 2.3, [Alcune tendenze totalizzanti nella società artificiale]({filename}/blog/eventi/20180527_TendenzeTotalizzanti.md).[/ref].
In Italia sono stati recentemente stanziati 30 milioni di euro per facilitare le aziende nellaccesso
alle nuove tecnologie, cioè per permettere agli imprenditori di capire che cosa possono farsene
guadagnandoci, il che corrisponde esattamente al finanziamento di quella fase di analisi del ciclo
produttivo che va conteggiata tra i costi dellinnovazione, con buona pace dei neoliberisti teorici del
capitalismo puro.
Ancora in Italia, il Movimento 5 Stelle propone una piattaforma para-social per la gestione della
vita politica e della cosa pubblica.
E così via...
Daltra parte il predominio di alcune come si è detto, pochissime *corporation* nella
manipolazione dei contenuti informativi scambiati su Internet espone lutente privato a tre diverse
tipologie di “attacco” da parte dellintermediatore, secondo una scala di sua crescente forza di
dominio: negazione (espulsione dalla rete), controllo (raccolta dati e informazioni, tracciamento,
profilazione), raggiro (modifica delle informazioni sulla base delle caratteristiche o dellidentità
dellutente)[ref]Cfr. LOST 2.2, [Piano dazione contro il dominio dei monopolisti]({filename}/blog/eventi/20180516_Facebook.md).[/ref].
Contemporaneamente a una pressoché completa omogeneizzazione degli strumenti usati per
veicolare questo genere di informazioni marche e modelli di PC e telefoni sono gli stessi su scala
globale , si assiste a una enorme riduzione delle capacità di controllo, manipolazione, adattamento
dello strumento tecnologico da parte del suo utilizzatore, singolo o collettivo che sia.
**Tecnologia come merce (rapporto tra tecnologia e capitalismo)**
<center>{% img center half /images/red-cavalry-riding-base.gif %} </center>
In una economia di mercato anche la tecnologia è una merce, ciò significa che ha determinati costi
(ricerca, sviluppo, limplementazione), ha tempi di messa in produzione, necessita di un mercato,
ovverosia di acquirenti solvibili, e infine, oltre a ripagare le spese, deve generare degli utili secondo
tassi tali da permettere allintero ciclo di riprodursi ed espandersi. Per riuscire in tutto ciò, si deve
anche organizzare e non è lultimo dei problemi una vasta massa di operatori secondo sistemi di
messa al lavoro e disciplinamento che siano conformi allassiomatica complessiva.
Come tutte le altre merci, ogni innovazione mira a giocare sul tempo e ad approfittare di una
temporanea predominanza materiale per battere la concorrenza. Vi è quindi la costante necessità di
una messa a valore dell*innovazione tecnologica*. Questo risultato si ottiene agendo su due piani:
(1) la creazione e il mantenimento di un numero adeguato di utenti, clienti e lavoranti (opportunamente formati, fidelizzati e disciplinati)
(2) la gestione della concorrenza (previsione delle altrui mosse, confronto e imitazione)
A ogni produttore è ben chiaro che quando le sue esclusività saranno in mano ad altri, i margini di
profitto di cui gode non potranno che diminuire. Ciò vale sia per la materia tecnologica sia per le
implementazioni duso via via crescenti che questa permette, ma vale anche per la massa critica
degli utilizzatori. In meno di ventanni facebook ha conquistato più di un miliardo di utenti, e gode
per questo di una posizione fortemente predominante. Sa però che altrettanto velocemente potrebbe
dover lasciare il posto ad altre tecnologie e ad altri sistemi (cosa che forse sta già avvenendo).
La messa a valore di un prodotto che è anche un *marchio* sottoposto al mercato borsistico presenta a
sua volta due piani distinti. Uno produttivo commerciale: la valorizzazione di una merce che
permetta di estrarre profitto da un investimento mediante la compravendita, e un piano finanziario[ref]Una relazione forte tra la tecnica e lesplosione della cosiddetta finanziarizzazione cè. Solo una tecnica di
interconnessione in tempo reale su lunghe distanze poteva permettere il passaggio dalle borse delle “grida” alle
piazze borsistiche moderne. Lafflusso iniziale dei capitali finanziari ha invece una storia diversa ed è legata a
quella che a suo tempo fu chiamata crisi petrolifera, che fu crisi per qualcuno ma non per qualcun altro.[/ref]:
la valorizzazione della rendita del capitale per i titoli cosiddetti *tecnologici* è spesso determinata
dalla massa degli utenti e dal trend di crescita. In virtù della strutturale evanescenza del prodotto, il
titolo tecnologico è un ottimo generatore di *bolle* finanziarie. Questo per dire che non bisogna mai
dimenticare leterogenea composizione del capitale e le oscillazioni tra le sue diverse anime.
In un sistema a economia capitalista, sistema che per sua natura è perennemente in disequilibrio, la
concorrenza, similmente a quanto fanno i differenziali dei tassi di sfruttamento, dà luogo a quei
vantaggi marginali che derivano da posizioni di predominio e che permettono di avvantaggiarsi
temporaneamente sul mercato. Da un lato il capitale complessivo si lancia nello sfruttamento di
nuove “frontiere” mercantili (nuovi bisogni, nuovi prodotti, nuovi consumatori), lavorative (nuova
forza-lavoro) e di risorse naturali (agrobusiness, estrattivismo), occupando quelle regioni del mondo
che gli garantiscono più alti tassi di sfruttamento e minore attenzione alla salute delle persone e
allambiente, essendovi ammesse tecniche produttive estremamente nocive ma redditizie. Dallaltro
lato i diversi capitali, con dietro i rispettivi Stati, sono costantemente impegnati in una spietata
concorrenza reciproca. In entrambi i casi il sistema tende a tornare verso una situazione di equilibrio
e di saturazione che riduce progressivamente i margini di profitto fino a farli scendere sotto il livello
necessario a impedire il collasso.
Linnovazione tecnologica rientra pienamente in questo tipo di ciclicità. Lintroduzione di una
tecnologia nel processo di valorizzazione, sia essa intesa come come mezzo di produzione o come
merce finale, ha dei costi che sono sia di ricerca tecnica sia di analisi del ciclo produttivo in
relazione al nuovo mezzo di produzione, per meglio sfruttare le sue potenzialità. Si tratta di
frammentare, per scoprire fino a che punto si possono parcellizzare e automatizzare le fasi del
lavoro. Questa attività va sotto il nome di Intelligenza Artificiale, ma a ben vedere non è molto
diversa da quanto accadde con gli spilli di Adam Smith[ref]Cfr. LOST 1.3, [Genealogia del tecno capitalismo]({filename}/blog/eventi/20180318_Genealogia.md).[/ref]. Si tratta di costi che alla fine della fiera
devono generare dei profitti prima che si vanifichino per effetto della stessa concorrenza[ref]La concorrenza può portare anche a fenomeni daltro tipo. Per esempio, quando WhatsApp inizia a cifrare le
comunicazioni, forse lo fa per scaricarsi dalla responsabilità giuridica di detenere il contenuto di terabyte di
messaggi (cit. Vecna, LOST 2.2), ma forse anche perché è fortemente incalzato dal suo acerrimo avversario Telegram, che ha fatto
da subito della cifratura delle comunicazioni la propria bandiera.[/ref]. Se la
concorrenza intercapitalistica è lanima delleconomia, benché tenda a ridurre progressivamente il
vantaggio tecnologico e con esso il saggio di profitto, in un sistema monopolistico puro (come non
è quello attuale) che cosa succederebbe? E in un sistema para-monopolistico come quello chesiste
oggi? Non a caso gli Stati-nazione, in quanto espressioni più o meno salde di borghesie locali più o
meno “storiche”, oscillano tra ammirazione, imitazione e allarme, temendo di perdere il controllo
della conoscenza e di ridursi a fare da guardiani di un impero più grande[ref]Cfr. LOST 2.4, [Narrazioni del neoliberismo]({filename}/blog/eventi/20180530_ProgNeoLib.md), dibattito.[/ref]. Comunque sia, gli effetti
delle trasformazioni tecnologiche vanno sempre esaminati nella loro dimensione temporale,
allinterno di un ciclo di valorizzazione che ha una dinamica oscillatoria.
<center>-.-</center>
Una domanda ancora apertissima è in quale misura (e se) queste tecnologie abbiano prodotto
tipologie di merce realmente diverse. O, per formulare meglio la domanda: che cosa è realmente
valorizzato da queste tecnologie? Qui corre tutta linterrogazione intorno al “lavoro immateriale”,
per esempio analizzato da Guglielmo Carchedi[ref]Si veda il suo saggio intitolato *Sulle orme di Marx, lavoro mentale e classe operaia*, Quaderni di Contropiano,
Napoli, 2017.[/ref], come anche da Formenti[ref]Cfr. LOST 2.4, [Narrazioni del neoliberismo]({filename}/blog/eventi/20180530_ProgNeoLib.md)[/ref], nonché oggetto di
attenzione costante da parte della scuola operaista.
Per meglio orientarsi nella ingarbugliata matassa che avvolge questo tipo di oggetti teorici, forse
conviene distinguere tra strumenti tecnologici “ludici” (per es. i social), luso dei quali è frutto di
una scelta volontaria (seppur indotta), e strumenti (come per esempio quelli di controllo dei tempi)
che vengono imposti da chi acquista la forza-lavoro per usarla produttivamente (il computer per chi
lavora scrivendo, il braccialetto elettronico per gli addetti della logistica, lapp per il rider). Talvolta
le due cose coincidono o si scambiano le funzioni: per esempio luso di WhatsApp per coordinare i
gruppi di lavoro in alcuni contesti professionali è imposto, col risultato immediato di estendere di
fatto, ma non di diritto, la reperibilità allarco delle 24 ore per 7 giorni alla settimana[ref]Uninteressante descrizione di questo genere di fenomeni emerge dallattività dei cantieri socioanalitici raccontati
da Renato Curcio nel suo *L'egemonia digitale. L'impatto delle nuove tecnologie nel mondo del lavoro*, Sensibili alle
foglie, Roma, 2016[/ref]. Si deve
contemporaneamente riconoscere che il carattere implicitamente impositivo della tecnica lascia
sempre meno spazio alla scelta volontaria. Diventa sempre più difficile, per esempio, aprire un
conto corrente senza associarlo a un numero di cellulare e a uno smartphone, mentre di fatto alcune
transazioni (come laddebito dello stipendio ma anche dei *voucher* per i lavori intermittenti) sono
indissolubilmente legate a un IBAN bancario.
Nellanalisi dei soggetti coinvolti nel campo di cui stiamo trattando, è utile chiedersi che ne sia
della figura del “tecnico” e domandarsi come avvengano lanalisi degli obiettivi, lo sviluppo, il test,
la messa in produzione di questo genere di innovazione tecnologica; se esista una pianificazione
strategica o se si sia ancora in una fase di ricerca; infine, quanto siano coinvolti istituti di ricerca
pubblici, di che natura siano gli investimenti che sostengono queste trasformazioni. Per esempio, in
alcun casi come lIndia e la Cina, si direbbe vi sia un diretto apporto statale nel finanziamento e
nellindirizzo delle scelte tecnologiche, in altri apparentemente meno, anche se bisognerebbe
verificare il nesso tra la ricerca militare e gli impatti sociali della tecnologia, visto che la ricerca
militare è ancora una prerogativa dellapparato statale.
Infine, vale considerare che la genesi e definizione dei protocolli tecnologici implica lesistenza di
un controllo standardizzato delle regole dello strumento prima ancora che del contenuto del
messaggio, Ciò vale per tutti i *social* ma anche per i *cloud* aziendali, che impongono in maniera
molto rigida le loro soluzioni.
<center>-.-</center>
Le tecnologie digitali hanno un forte impatto sul concetto di *gratuità* e sulla sua pratica:
- su internet (ma non solo) la gratuità è un paradigma oramai abbastanza scontato. Ci si aspetta
sempre che esista un minimo livello di accesso ai servizi online in forma gratuita o che esista
almeno un software gratuito che risponda a qualsiasi necessità. In realtà linvestimento per la messa
in opera dei servizi online è grosso e i costi di mantenimento delle piattaforme *social* sono
abbastanza elevati. Perciò, se la gratuità è un modo per generare la massa critica di utenti necessaria
per entrare nel gioco ed è un modo per accrescere il capitale finanziario aumentandone il corso sul
mercato azionario mondiale, daltra parte questo po po dinvestimento è necessario che renda
qualcosa, donde la necessità di valorizzare il BigData. Si è quindi aperto il torneo per vedere chi
meglio saprà utilizzare limmensa mole di dati che i sistemi di oggi sono in grado di collezionare.
* Microsoft ha acquistato GitHub per 7 miliardi di USD e paga 1000 sviluppatori perché ci scrivano
codice free. È un investimento consistente sulla gratuità.
* Viceversa i due maggiori quotidiani online pubblicati in Italia hanno da poco e più o meno
contemporaneamente smesso di essere del tutto gratuiti. Evidentemente i milioni di contatti al
giorno non fruttavano abbastanza in termini di entrate pubblicitarie o di raccolta dati. Sarebbe
interessante vedere oggi qual è landamento degli accessi.
- immaginando la profilazione come una forma di pagamento per servizi *gratuiti*, si vede a che
punto siano state monetizzate la vita e le emozioni.
- i servizi / software gratis ricordano molto la caduta tendenziale del saggio di profitto di marxiana
memoria. Essendo questa famosa caduta una premessa alla crisi capitalista, ci possiamo aspettare un
momento di rottura ulteriore?
- resta aperta e oggetto di studio da parte degli attori principali, inclusi gli Stati nazionali e le
corporation, la questione dei rapporti del denaro virtuale con le istituzioni statuali, per esempio a
proposito dellimposizione fiscale e della tracciabilità[ref]Cfr. LOST 2.1, [Blockchain]({filename}/blog/eventi/20180506_Blockchain.md).[/ref].
**Rapporto tra tecnologia e vita (Bios)**
<center>{% img center half /images/red-cavalry-riding-base41.gif %} </center>
Da quanto finora detto, dovrebbe risultare evidente come in alcuni casi sia sempre più difficile
distinguere tra produzione e consumo, come anche separare la sfera intima da quella del mercato.
Schematicamente (e malamente) si potrebbe dire almeno quanto segue.
Lo schermo delega la presenza, diventa un fattore di intermediazione tra i soggetti. Se vale la
considerazione di Bauman secondo cui «La responsabilità, questa componente costitutiva di ogni
condotta morale, scaturisce dalla prossimità dellaltro. [...] La responsabilità viene messa a tacere
quando si erode la prossimità; essa può alla fine trasformarsi in avversione una volta che i soggetti
umani a noi vicini siano stati trasformati in “altri”»[ref]Zygmunt Bauman, *Modernità e olocausto*, il Mulino, Bologna, 1989, p. 250.[/ref]. Che ne è della percezione dellaltro mutuata
da uno schermo[ref]Cfr. [Il marketing sui bambini](https://docplayer.it/1565338-Il-marketing-sui-bambini.html), Free Festival delle bambine e dei bambini, 3a edizione, 2013.
[/ref]?
Con laffermarsi dei monopolî del traffico dellinformazione si arriva a una standardizzazione delle
forme comunicative e a una polarizzazione su alcune formulazioni chiave, ben rappresentate
dalluso dellhashtag, fortemente semplificatorie della realtà.
Vi è una trasformazione in rapporto allintroduzione delle tecnologie nella percezione del tempo e
del concetto di presenza. Limmediatezza della comunicazione porta anche ad annullare o
quantomeno a derubricare il concetto di assenza: se non ci sono lo dico, quindi ci sono. Il controllo
sul presente sembra totale.
Socialmente le tecniche oggi tendono a massificare, uniformare. Un pugno di strumenti tecnologici,
sempre gli stessi, riempie le case di gran parte del Pianeta. La “varietà” culturale ed esperienziale
planetaria si riduce di fronte alla TimeLine di facebook.
Il gioco della tecnologia (anche quando è un gioco) diventa merce di scambio per informazioni
estremamente personali e private su ciascuno di noi. Dati personali, ubicazioni, relazioni, contatti,
sogni, desideri. La sfera del privato scompare, portandosi dietro il diritto alla menzogna.
L*algoritmo della soddisfazione*, ossia il criterio di assecondare e stimolare nellutente della rete la
sensazione di una *manque* per poi offrirgli *proprio il bene che fa per per lui*, meccanismo tipico del
marketing sia commerciale che politico, ha tra i suoi effetti non secondari quello di produrre una
conoscenza del mondo per ciascuno diversa. Ciascuno avrà la sua fetta di verità adatta a lui. Da
questo punto di vista sapere quali sono i punti di concentrazione dellalgoritmo della soddisfazione
e da lì analizzarne i cluster sociali che ne conseguono potrebbe rappresentare il maggiore valore, dal
punto di vista della profittabilità e dellesercizio del controllo sociale, fornito dal BigData ai suoi
analizzatori[ref]Cfr. LOST 2.2, [Piano dazione contro il dominio dei monopolisti]({filename}/blog/eventi/20180516_Facebook.md).[/ref].
Non ci è dato sapere se i colossi della comunicazione saranno le vittime o i carnefici dell*algoritmo
della comunicazione*.
**La ciclicità, lenergia**
Sul rapporto tra tecnologia, energia e cicli economici si può vedere larticolo di L. Reynolds e B.
Szerszynsky *Neoliberismo e tecnologia: innovazione permanente o crisi permanente?*, pubblicato
in italiano sul secondo numero della rivista “CountDown”[ref]Edizioni Colibrì, Paderno Dugnano (MI), 2017.[/ref]. Di fatto limpressione è che nessuna
delle innovazioni tecnologiche più recenti sia riuscita a far ripartire un ciclo economico bloccato da
una crisi che ha ormai toccato il decimo anno.
**Confronto con la storia recente**
Tra la seconda metà degli anni Settanta e la prima degli anni Ottanta, sullonda delle lotte sociali e
da queste senzaltro sostenuto, prese vita un dibattito stringente sulle trasformazioni tecnologiche in
corso e sui loro effetti, in particolare nei riguardi del mondo del lavoro.
Nel 1978, Franco Piperno scrive: «*nel lavoro a domicilio il calcolatore sostituisce le fragili gambe
del caporeparto...*»[ref]F. Piperno, *Sul lavoro non operaio*, in “pre-print” 1/4, suppl. al n. 0 di “Metropoli”, 1978.[/ref]; lanno dopo la rivista “aut aut” dedica il n. 172 al tema *Scienza, degradazione
del lavoro, sapere operaio*; nel 1980, Carlo Formenti pubblica per Feltrinelli *La fine del valore
duso. Riproduzione, informazione, controllo*; del 1981 è *Il comando cibernetico*, numero
monografico di [“CONTROinformazione”](https://www.inventati.org/apm/archivio/320/2/CON/controinformazione.php); nel 1984 Paola Manacorda, che già aveva pubblicato *Il
calcolatore del Capitale* nel 1976, dà alle stampe *Lavoro e intelligenza nellera della
microelettronica*.
Sono i tempi della rivista “Sapere” e poi di “SE / Scienza Esperienza”, tempi in cui un dibattito
ricco, spinto da un clima sociale combattivo, testimoniava delle trasformazioni in atto anche in
campo tecnico-scientifico. Si assiste in quegli anni a uno scardinarsi della rigidità della fabbrica
fordista in favore di forme più parcellizzate e diffuse, sia a livello locale che globale, della
produzione di merci. Questo passaggio, che prelude alla progressiva riduzione delle tutele sindacali
e normative, allo smantellamento della contrattazione collettiva e alla riconduzione del salario a
“variabile dipendente” del profitto, prefigura il quadro attuale dove la microconflittualità e la
concorrenza tra i fornitori di forza-lavoro hanno preso il posto dellidentità di classe[ref]Cfr. LOST 2.4, [Narrazioni del neoliberismo]({filename}/blog/eventi/20180530_ProgNeoLib.md).[/ref]. Un simile
processo difficilmente avrebbe potuto prendere piede e affermarsi in tempi così rapidi senza il
supporto delle tecniche dellinformatica e delle comunicazioni, senza una progressiva introduzione
dellelettronica nelle fasi di organizzazione della produzione e della produzione stessa. Parimenti si
può immaginare che lafflusso di capitali finanziari a seguito di quella che una fetta di mondo,
quella occidentale, chiamò la crisi del petrolio (1973) si avvalse in misura significativa delle
maggiori possibilità di gestione e comunicazione delle transazioni di capitale su scala mondiale
permesse dalle nuove tecnologie[ref]«Tra il 1974 e a fine degli anni 80 vennero costituiti numerosi mercati regolamentati per questi strumenti derivati
(in Italia molto più tardi viene costituito lIDEM, Italian Derivatives Market) e ne furono estese le negoziazioni
anche a prodotti diversi dalle commodities agricole, come già era accaduto per i contratti futures. ll progresso
tecnologico di questi ultimi anni e lintroduzione dei sistemi informatici allinterno dei mercati finanziari, ha
indotto importanti ridefinizioni nella struttura e nel funzionamento dei mercati stessi. La telematica ha consentito di
passare dalle contrattazioni “alle grida” (durante le quali il titolo viene “chiamato” a una certa ora del giorno ed è
possibile negoziarlo per un tempo determinato) a quelle “in continua” (in cui il titolo è continuamente scambiabile,
durante tutta la giornata borsistica, inserendo gli ordini di acquisto o vendita sul book di negoziazione)». Salvatore
Cataldo, Luca Signorini, *Investimenti, finanza e tassazione nel settore agricolo*, Maggioli Editore, Rimini, 2010.[/ref].
Il dibattito sulla scienza accompagna da sempre il mutare delle soggettività e il conseguente
trasformarsi dei terreni e degli strumenti che le lotte sociali si dànno.
Il processo di scomposizione del ciclo produttivo, a guisa di quel che avvenne con la produzione
dello spillo, permette la sua delocalizzazione nella *fabbrica diffusa* dei distretti industriali o nel
mercato del lavoro globale. Gli attrezzi di questo scenario così ricomposto sono *anche* tecnici[ref]Cfr. LOST 1.3, [Genealogia del tecno capitalismo]({filename}/blog/eventi/20180318_Genealogia.md).[/ref].
Oggi assistiamo a un impatto altrettanto rilevante delle tecnologie sullintera vita delle persone, non
solo nel lavoro. Da un lato il ciclo produzione-consumo sembra aver invaso la sfera del tempo oltre
che dello spazio, delle emozioni oltre che del comando[ref]Cfr. LOST 1.5, [Gamificazione e neuroscienze cognitive]({filename}/blog/eventi/20180418_Gamificazione.md).[/ref].
La proprietà conquista la conoscenza e la riduce a una merce come le altre (brevetti, copyright)[ref]Cfr. LOST 1.2, [Se questo è gratis, rompere i DRM]({filename}/blog/eventi/20180311_DRM.md).[/ref].
Esiste un parallelo tra quanto avviene oggi e quanto avvenne alla fine degli anni Settanta?
Una tesi interessante è quella secondo cui questo parallelo sarebbe solo apparente. Di fatto con la
“rivoluzione microelettronica” (anni Settanta-Ottanta) linnovazione tecnologica spostava verso
lalto le mansioni operaie, che si sarebbero trasformate in figure di tecnico qualificato (naturalmente
lasciando a casa una buona fetta di persone), quindi parte della disoccupazione prodotta
dallautomazione sarebbe stata riassorbita, mentre oggi la “rivoluzione digitale” colpisce gli anelli
medio-alti della catena professionale, producendo una disoccupazione non riassorbibile. Al posto
delle persone lavorano degli algoritmi. Le funzioni di dirigenza e di controllo vengono trasferite a
delle macchine[ref]Cfr. LOST 2.4, [Narrazioni del neoliberismo]({filename}/blog/eventi/20180530_ProgNeoLib.md).[/ref].
Questo non farebbe che evidenziare leffetto che sullo strato medio della popolazione ha la
trasformazione in atto, che invece lascia sostanzialmente immutata la percezione degli strati bassi,
meno “loquaci” e meno “ascoltati”, se non per sfruttarne demagogicamente i “dolori di pancia” in
materia di “sicurezza” e immigrazione.
0mmot, 17 ottobre 2018
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@ -0,0 +1,423 @@
Title: LOST o del disequilibrio
Date: 2018-10-17
Tags:
Slug: disequilibrio
LOST o del disequilibrio
------------------------
**Premessa**
Quelle che seguono sono alcune considerazioni nate dopo i primi due cicli di LOST. Non
costituiscono una premessa agli incontri dei cicli successivi né, tanto meno, vogliono essere una
sintesi dei precedenti. Si tratta di osservazioni intese ad arricchire le [ipotesi iniziali]({filename}/pages/RFC.md) del progetto,
scaturite dal riascolto degli incontri svoltisi presso il CSOA Cox18[ref]A organizzare LOST, i cui primi due cicli dincontri si sono tenuti presso il CSOA Cox 18 nella prima metà del
2018, sono stati: il centro sociale stesso, il collettivo Ippolita, lhacklab UNIT, la Calusca City Lights e lArchivio
Primo Moroni.[/ref].
Lattività scientifica consiste nellipotizzare determinati schemi interpretativi, pur con la
consapevolezza che nessun modello potrà comprendere la materia del mondo. Ci si orienta quindi
per approssimazioni successive e inevitabilmente capita che ci si sbagli, ma non per questo si deve
ricominciare da capo né rinunciare del tutto.
Contemporaneamente anche la politica, intesa come attività volta a trasformare il mondo, necessita
inevitabilmente di un modello interpretativo che, a differenza di quanto si poteva pensare ai tempi
in cui la scienza aveva un assetto deterministico, sarà traballante e lacunoso.
Partendo da questi limiti (che sono innanzitutto di chi scrive) possiamo cercare di capire cosa sta
avvenendo nel campo tecnico-scientifico considerando il ruolo degli attori, la storia precedente e
facendo delle ipotesi -seppur timide- sulle possibili evoluzioni. Interesserà quindi la fenomenologia
dellimpatto delle nuove tecnologie (dove il digitale la fa da leone ma non è solo) ed anche la loro
sostanza, sia materiale che organizzativa.
Interesserà sapere chi paga e chi guadagna con tutto ciò, essendo assai evidenti i grossi interessi in
gioco, ma anche “cosa” e “come” si paga e si guadagna, inquantoché non è detto che la posta in
gioco sia solamente economica e/o materiale.
Interesserà capire come accade che un meccanismo (tecnico o comunicativo) funzioni più di altri
dal punto di vista della produzione di consenso e dove ciò possa portare, con particolare attenzione
alla politica di cui si parlava prima[ref]Cfr. LOST 1.5, [Gamificazione e neuroscienze cognitive]({filename}/blog/eventi/20180418_Gamificazione.md).[/ref].
Inevitabilmente linterrogativo arriva poi a come la politica (nellaccezione sopra detta) agisce su
questo terreno. Ci sono sistemi che vanno costantemente alimentati dal punto di vista energetico,
sistemi che una volta innescati si autoalimentano e sistemi in cui improvvisamente si determina un
mutamento radicale degli equilibri, una trasformazione di stato non casuale ma che può dar luogo a
sviluppi imprevisti. È inutile negare che è proprio questultima eventualità a offrire le prospettive
più interessanti in vista di un mutamento dello stato di cose vigenti.
È molto difficile sapere dove esattamente si è, ma porsi una domanda del genere è già qualcosa.
**LOST e il convitato di pietra**
In ogni esposizione è buona norma indicare il campo preso in considerazione e i suoi eventuali
limiti. Vediamo quindi di dire subito di cosa il LOST non si è occupato, affinché si possa pensare di
recuperare in futuro o decidere consapevolmente di lasciar perdere.
Fra tutte le scienze e le tecniche, LOST si è occupato prevalentemente del digitale, informatica,
networking e applicazioni connesse. Indiscutibilmente si tratta del fenomeno oggi più appariscente
e, probabilmente, dotato del maggiore impatto sulle nostre vite. Ciò non toglie che sia esso stesso
figlio di alcune trasformazioni tecnologiche nel campo della microfisica e della scienza dei
materiali che, per fare un solo esempio, hanno permesso lestrema miniaturizzazione delle memorie
e dei processori a costi accessibili per un mercato di massa.
Dove e come la ricerca di questa scienza si svolga è importante per conoscere le dinamiche sottese a
quegli epifenomeni che costituiscono la nostra prima base di osservazione. Le *server farm* sotto il
ghiaccio del polo o le transazioni finanziarie ad alta frequenza potrebbero sembrare un dato di fatto
mentre non lo sono per nulla.
Ogni sistema esplica la sua potenza per mezzo della trasformazione dellenergia. Le relazioni
politiche internazionali si sono, almeno dallinizio del Novecento, attorcigliate attorno alle risorse
energetiche e, ancora oggi, gli Stati entrano in guerra per poter costruire un gasdotto, ma ciò non
toglie la pregnanza della domanda: quelle del metano e del petrolio sono le fonti energetiche e le
tecnologie che meglio si confanno alle nostre vite? Senzaltro la produzione di energia elettrica per
mezzo di combustibili fossili impone grosse concentrazioni di risorse, richiede unampia delega al
fornitore e produce notevoli dipendenze dalla fonte, cosa che alla Politica con la P maiuscola,
quella degli Stati e dei *media mainstream*, non dispiace affatto perché definisce precisi ambiti e
flussi di potere.
Un altro aspetto che non è stato finora messo sufficientemente in risalto da LOST è quanto accade
nel mondo della produzione, ciò vien chiamato *Business to Business*. Che ne è degli apparati di
elaborazione dellinformazione delle piccole e grandi imprese? Che ne è dei software che regolano
le transazioni commerciali di merci / denaro / eserciti? Che cosa sono divenuti oggi il tecnico
informatico, lanalista programmatore e anche lanalista finanziario? Che gradi di libertà hanno
queste figure, quando si confrontano con uninfrastruttura esternalizzata che vedono come un
*servizio*? E quindi, infine, chi controlla questinfrastruttura e ne assicura la manutenzione?
Limpressione è che, similmente a quanto accade al privato cittadino quando si dota di uno
smartphone che non può neanche più spegnere, così limpresa si affidi sempre più a strumenti sul
cui funzionamento non sa più nulla, cedendo così un ennesimo residuo di autonomia al monolito
della tecnologia, ancor prima di entrare nellarena del mercato.
Interessa, si è detto, capire il giro del fumo: chi paga chi per fare cosa. Cè chi attribuisce una
connotazione volgare e retrò a un simile approccio, ed effettivamente una serie di vicende politiche
abbastanza recenti hanno dato fin troppo peso al lato economico della vita delle persone. Ma se
delleffettiva utilità di un approccio come quello qui brevemente indicato si potrà dire solo a
posteriori, almeno dobbiamo fare lo sforzo di non dimenticare *mai* i lavoratori della Foxconn, della
cui fatica ci gioviamo quando prendiamo un passaggio con BlaBlaCar.
Potrebbe essere utile indagare anche gli effetti delle tecnologie sullurbanizzazione e sulla
trasformazione del contesto sociale nel suo complesso. Come potrebbero reggere megalopoli da
30Mil di abitanti senza un uso *industriale, capitalista, mercificato* della tecnologia? Quanto il modo
dellabitare / convivere / organizzarsi come individui associati delega oggi alla tecnica? E, ancora,
quali sono gli effetti di modelli di mercato, questi sì del tutto nuovi, tipo Uber o AirB&B sul
contesto urbano?
Infine a LOST vale chiedersi *chi è* e dovè finito lutente finale, lattore intermedio, il *villico* che,
pur non essendo potente, non è per nulla ignorante? Anzi è proprio la storia della scienza a
insegnarci che è dalle piccole officine che le migliori soluzioni arrivano alle accademie[ref]Clifford D. Conner, *Storia popolare della scienza. Minatori, levatrici e “gente meccanica”*, Tropea, Milano, 2008.[/ref].
Una riappropriazione collettiva della conoscenza e della capacità di *fare* è premessa
imprescindibile, e al contempo auspicabile e benefico effetto, duna capace lotta contro gli
strumenti che aggrediscono le nostre vite.
Ora torniamo al dunque, che è un bel dunque.
**Diffusione degli strumenti a tecnologia digitale**
Oggi la diffusione di Internet è senza pari, probabilmente nella storia dellumanità non ci sono
esempi di una tecnologia così uniformemente e capillarmente diffusa. Si può stimare a tre miliardi e
mezzo il numero di smartphone in uso attualmente nel Pianeta, prodotti da un certo numero di
marchi diversi che, però, non supera i duecento[ref][https://it.wikipedia.org/wiki/Lista_di_produttori_di_telefoni_cellulari](https://it.wikipedia.org/wiki/Lista_di_produttori_di_telefoni_cellulari)[/ref]. Al di là degli aspetti più strettamente tecnici, è un
fatto rilevante che la gran parte delle informazioni scambiate tra le persone attraverso la rete viene
filtrata dai collettori dei social principali.
Google, facebook, Twitter, Instagram, WhatsApp, ... sono il punto di arrivo o di partenza della
maggior parte delle interazioni rete/utente del “vecchio mondo”. Le multinazionali che li
possiedono, di fatto, maneggiano una quota enorme dello scambio mondiale di informazioni tra
privati.
Di qui la nascita di una nuova tipologia di marketing votato alla promozione commerciale di
prodotti materiali o ideologie che, viste le dimensioni della platea e le possibilità di segmentarla con
grande precisione, va rapidamente erodendo lo spazio tradizionalmente occupato dalla carta
stampata e dai network radio-televisivi. È quanto viene definito *mercato consumer*.
Parallelamente, e similmente, le diverse soluzioni di *cloud* professionale (Google Cloud Platform,
Amazon Web Services, Microsoft OneDrive) tendono ad accaparrarsi il *mercato business*, cioè la
sezione dei contenuti informativi e degli applicativi dellapparato industriale e produttivo del
Pianeta. Dati grezzi, DataBase, Gestionali, sistemi di posta aziendale, ma anche software
applicativo, implementazioni di sistemi di intelligenza artificiale, tutto ciò viene tolto dalle sale dati
un tempo gestite dalle stesse aziende e trasferito su supporti collocati in un non-luogo chiamato
*cloud*. Il risparmio è spesso relativo mentre la delega nella gestione, nella scelta delle soluzioni
applicative, nella manutenzione del *ferro* e di quel che contiene è totale. I beneficiari sono
grossomodo sempre gli stessi pochi attori che tendono a spartirsi il mercato mondiale della
comunicazione.
Grazie a ciò una fetta crescente delle transazioni commerciali ed economiche può passare attraverso
sistemi di vendita online, ragion per cui vanno affermandosi diverse *valute* digitali, oggi ancora
incerte se affidare la propria garanzia a unautorità monetaria (*ethereum*), a un bene materiale
(*petro*) o alla comunità degli utenti (*bitcoin*)[ref]Cfr. LOST 2.1, [Blockchain]({filename}/blog/eventi/20180506_Blockchain.md).[/ref].
In pratica, un numero ridottissimo di multinazionali ha in mano la gran parte delle comunicazioni
(tra privati, tra privato e azienda, tra azienda e azienda), delle transazioni commerciali e delle
funzioni di trattamento ed elaborazione di tutto questo enorme flusso comunicativo. Questo pugno
di multinazionali, oltre a trarci del profitto, impone gli standard operativi, le soluzioni tecnologiche,
tariffe e quindi anche le tecniche di sfruttamento e disciplinamento del lavoro.
Che tutto questo sia in mano a imprese private può produrre situazioni di attrito con gli Stati
nazionali che perdono, nei fatti, le prerogative proprie della forma-Stato per come è stata finora
intesa in Occidente; non può quindi stupire che questi soggetti statuali cerchino variamente di
difendersi, di aggirare il predominio sovranazionale delle *corporation* o, alternativamente, di usare
in modo indipendente questo tipo di tecnologie.
Per esempio, il governo dellIran ha provato a sviluppare un *simil twitter* nazionale e a caricare di
costi luso di Twitter per cercare di rimediare alla propria mancanza di controllo che su questo
*social*[ref]Cfr. LOST 2.2, [Piano dazione contro il dominio dei monopolisti]({filename}/blog/eventi/20180516_Facebook.md).[/ref]. Mentre il governo indiano ha introdotto una forma di schedatura dei cittadini per mezzo
della *Tecnologia del numero unico*, introdotta come volontaria nel 2004 ma divenuta obbligatoria
tre anni dopo. Oggi con questo sistema sono censiti (*schedati*) più di un miliardo di indiani. Anche
la Cina ha adottato la soluzione indiana, legandola inoltre a un sistema meritocratico. Un sistema
simile è usato pure da Estonia e Svezia. Questultima, coniugando le tecnologie informatiche e la
cybernetica, sta sperimentando un sistema di chip sottopelle per legare indissolubilmente il *numero
unico* alla persona[ref]Cfr. LOST 2.3, [Alcune tendenze totalizzanti nella società artificiale]({filename}/blog/eventi/20180527_TendenzeTotalizzanti.md).[/ref].
Nel 2009 si è tenuto un meeting in ambito UE per trattare dellintercettazione delle chiamate
Skype[ref]Cfr. LOST 2.2, [Piano dazione contro il dominio dei monopolisti]({filename}/blog/eventi/20180516_Facebook.md).[/ref].
Nel 2017, a Ischia, si è svolto il primo summit del G7 al quale, insieme con i ministri dellInterno
dei sette Paesi più industrializzati del mondo, hanno partecipato i rappresentanti di quattro imprese
private: facebook, Google, Microsoft e Twitter[ref]Cfr. LOST 2.3, [Alcune tendenze totalizzanti nella società artificiale]({filename}/blog/eventi/20180527_TendenzeTotalizzanti.md).[/ref].
In Italia sono stati recentemente stanziati 30 milioni di euro per facilitare le aziende nellaccesso
alle nuove tecnologie, cioè per permettere agli imprenditori di capire che cosa possono farsene
guadagnandoci, il che corrisponde esattamente al finanziamento di quella fase di analisi del ciclo
produttivo che va conteggiata tra i costi dellinnovazione, con buona pace dei neoliberisti teorici del
capitalismo puro.
Ancora in Italia, il Movimento 5 Stelle propone una piattaforma para-social per la gestione della
vita politica e della cosa pubblica.
E così via...
Daltra parte il predominio di alcune come si è detto, pochissime *corporation* nella
manipolazione dei contenuti informativi scambiati su Internet espone lutente privato a tre diverse
tipologie di “attacco” da parte dellintermediatore, secondo una scala di sua crescente forza di
dominio: negazione (espulsione dalla rete), controllo (raccolta dati e informazioni, tracciamento,
profilazione), raggiro (modifica delle informazioni sulla base delle caratteristiche o dellidentità
dellutente)[ref]Cfr. LOST 2.2, [Piano dazione contro il dominio dei monopolisti]({filename}/blog/eventi/20180516_Facebook.md).[/ref].
Contemporaneamente a una pressoché completa omogeneizzazione degli strumenti usati per
veicolare questo genere di informazioni marche e modelli di PC e telefoni sono gli stessi su scala
globale , si assiste a una enorme riduzione delle capacità di controllo, manipolazione, adattamento
dello strumento tecnologico da parte del suo utilizzatore, singolo o collettivo che sia.
**Tecnologia come merce (rapporto tra tecnologia e capitalismo)**
In una economia di mercato anche la tecnologia è una merce, ciò significa che ha determinati costi
(ricerca, sviluppo, limplementazione), ha tempi di messa in produzione, necessita di un mercato,
ovverosia di acquirenti solvibili, e infine, oltre a ripagare le spese, deve generare degli utili secondo
tassi tali da permettere allintero ciclo di riprodursi ed espandersi. Per riuscire in tutto ciò, si deve
anche organizzare e non è lultimo dei problemi una vasta massa di operatori secondo sistemi di
messa al lavoro e disciplinamento che siano conformi allassiomatica complessiva.
Come tutte le altre merci, ogni innovazione mira a giocare sul tempo e ad approfittare di una
temporanea predominanza materiale per battere la concorrenza. Vi è quindi la costante necessità di
una messa a valore dell*innovazione tecnologica*. Questo risultato si ottiene agendo su due piani:
~~~~
(1) la creazione e il mantenimento di un numero adeguato di utenti, clienti e lavoranti
(opportunamente formati, fidelizzati e disciplinati)
(2) la gestione della concorrenza (previsione delle altrui mosse, confronto e imitazione)
~~~~
A ogni produttore è ben chiaro che quando le sue esclusività saranno in mano ad altri, i margini di
profitto di cui gode non potranno che diminuire. Ciò vale sia per la materia tecnologica sia per le
implementazioni duso via via crescenti che questa permette, ma vale anche per la massa critica
degli utilizzatori. In meno di ventanni facebook ha conquistato più di un miliardo di utenti, e gode
per questo di una posizione fortemente predominante. Sa però che altrettanto velocemente potrebbe
dover lasciare il posto ad altre tecnologie e ad altri sistemi (cosa che forse sta già avvenendo).
La messa a valore di un prodotto che è anche un *marchio* sottoposto al mercato borsistico presenta a
sua volta due piani distinti. Uno produttivo commerciale: la valorizzazione di una merce che
permetta di estrarre profitto da un investimento mediante la compravendita, e un piano finanziario[ref]Una relazione forte tra la tecnica e lesplosione della cosiddetta finanziarizzazione cè. Solo una tecnica di
interconnessione in tempo reale su lunghe distanze poteva permettere il passaggio dalle borse delle “grida” alle
piazze borsistiche moderne. Lafflusso iniziale dei capitali finanziari ha invece una storia diversa ed è legata a
quella che a suo tempo fu chiamata crisi petrolifera, che fu crisi per qualcuno ma non per qualcun altro.[/ref]:
la valorizzazione della rendita del capitale per i titoli cosiddetti *tecnologici* è spesso determinata
dalla massa degli utenti e dal trend di crescita. In virtù della strutturale evanescenza del prodotto, il
titolo tecnologico è un ottimo generatore di *bolle* finanziarie. Questo per dire che non bisogna mai
dimenticare leterogenea composizione del capitale e le oscillazioni tra le sue diverse anime.
In un sistema a economia capitalista, sistema che per sua natura è perennemente in disequilibrio, la
concorrenza, similmente a quanto fanno i differenziali dei tassi di sfruttamento, dà luogo a quei
vantaggi marginali che derivano da posizioni di predominio e che permettono di avvantaggiarsi
temporaneamente sul mercato. Da un lato il capitale complessivo si lancia nello sfruttamento di
nuove “frontiere” mercantili (nuovi bisogni, nuovi prodotti, nuovi consumatori), lavorative (nuova
forza-lavoro) e di risorse naturali (agrobusiness, estrattivismo), occupando quelle regioni del mondo
che gli garantiscono più alti tassi di sfruttamento e minore attenzione alla salute delle persone e
allambiente, essendovi ammesse tecniche produttive estremamente nocive ma redditizie. Dallaltro
lato i diversi capitali, con dietro i rispettivi Stati, sono costantemente impegnati in una spietata
concorrenza reciproca. In entrambi i casi il sistema tende a tornare verso una situazione di equilibrio
e di saturazione che riduce progressivamente i margini di profitto fino a farli scendere sotto il livello
necessario a impedire il collasso.
Linnovazione tecnologica rientra pienamente in questo tipo di ciclicità. Lintroduzione di una
tecnologia nel processo di valorizzazione, sia essa intesa come come mezzo di produzione o come
merce finale, ha dei costi che sono sia di ricerca tecnica sia di analisi del ciclo produttivo in
relazione al nuovo mezzo di produzione, per meglio sfruttare le sue potenzialità. Si tratta di
frammentare, per scoprire fino a che punto si possono parcellizzare e automatizzare le fasi del
lavoro. Questa attività va sotto il nome di Intelligenza Artificiale, ma a ben vedere non è molto
diversa da quanto accadde con gli spilli di Adam Smith[ref]Cfr. LOST 1.3, [Genealogia del tecno capitalismo]({filename}/blog/eventi/20180318_Genealogia.md).[/ref]. Si tratta di costi che alla fine della fiera
devono generare dei profitti prima che si vanifichino per effetto della stessa concorrenza[ref]La concorrenza può portare anche a fenomeni daltro tipo. Per esempio, quando WhatsApp inizia a cifrare le
comunicazioni, forse lo fa per scaricarsi dalla responsabilità giuridica di detenere il contenuto di terabyte di
messaggi (cit. Vecna, LOST 2.2), ma forse anche perché è fortemente incalzato dal suo acerrimo avversario Telegram, che ha fatto
da subito della cifratura delle comunicazioni la propria bandiera.[/ref]. Se la
concorrenza intercapitalistica è lanima delleconomia, benché tenda a ridurre progressivamente il
vantaggio tecnologico e con esso il saggio di profitto, in un sistema monopolistico puro (come non
è quello attuale) che cosa succederebbe? E in un sistema para-monopolistico come quello chesiste
oggi? Non a caso gli Stati-nazione, in quanto espressioni più o meno salde di borghesie locali più o
meno “storiche”, oscillano tra ammirazione, imitazione e allarme, temendo di perdere il controllo
della conoscenza e di ridursi a fare da guardiani di un impero più grande[ref]Cfr. LOST 2.4, [Narrazioni del neoliberismo]({filename}/blog/eventi/20180530_ProgNeoLib.md), dibattito.[/ref]. Comunque sia, gli effetti
delle trasformazioni tecnologiche vanno sempre esaminati nella loro dimensione temporale,
allinterno di un ciclo di valorizzazione che ha una dinamica oscillatoria.
<center>-.-</center>
Una domanda ancora apertissima è in quale misura (e se) queste tecnologie abbiano prodotto
tipologie di merce realmente diverse. O, per formulare meglio la domanda: che cosa è realmente
valorizzato da queste tecnologie? Qui corre tutta linterrogazione intorno al “lavoro immateriale”,
per esempio analizzato da Guglielmo Carchedi[ref]Si veda il suo saggio intitolato *Sulle orme di Marx, lavoro mentale e classe operaia*, Quaderni di Contropiano,
Napoli, 2017.[/ref], come anche da Formenti[ref]Cfr. LOST 2.4, [Narrazioni del neoliberismo]({filename}/blog/eventi/20180530_ProgNeoLib.md)[/ref], nonché oggetto di
attenzione costante da parte della scuola operaista.
Per meglio orientarsi nella ingarbugliata matassa che avvolge questo tipo di oggetti teorici, forse
conviene distinguere tra strumenti tecnologici “ludici” (per es. i social), luso dei quali è frutto di
una scelta volontaria (seppur indotta), e strumenti (come per esempio quelli di controllo dei tempi)
che vengono imposti da chi acquista la forza-lavoro per usarla produttivamente (il computer per chi
lavora scrivendo, il braccialetto elettronico per gli addetti della logistica, lapp per il rider). Talvolta
le due cose coincidono o si scambiano le funzioni: per esempio luso di WhatsApp per coordinare i
gruppi di lavoro in alcuni contesti professionali è imposto, col risultato immediato di estendere di
fatto, ma non di diritto, la reperibilità allarco delle 24 ore per 7 giorni alla settimana[ref]Uninteressante descrizione di questo genere di fenomeni emerge dallattività dei cantieri socioanalitici raccontati
da Renato Curcio nel suo *L'egemonia digitale. L'impatto delle nuove tecnologie nel mondo del lavoro*, Sensibili alle
foglie, Roma, 2016[/ref]. Si deve
contemporaneamente riconoscere che il carattere implicitamente impositivo della tecnica lascia
sempre meno spazio alla scelta volontaria. Diventa sempre più difficile, per esempio, aprire un
conto corrente senza associarlo a un numero di cellulare e a uno smartphone, mentre di fatto alcune
transazioni (come laddebito dello stipendio ma anche dei *voucher* per i lavori intermittenti) sono
indissolubilmente legate a un IBAN bancario.
Nellanalisi dei soggetti coinvolti nel campo di cui stiamo trattando, è utile chiedersi che ne sia
della figura del “tecnico” e domandarsi come avvengano lanalisi degli obiettivi, lo sviluppo, il test,
la messa in produzione di questo genere di innovazione tecnologica; se esista una pianificazione
strategica o se si sia ancora in una fase di ricerca; infine, quanto siano coinvolti istituti di ricerca
pubblici, di che natura siano gli investimenti che sostengono queste trasformazioni. Per esempio, in
alcun casi come lIndia e la Cina, si direbbe vi sia un diretto apporto statale nel finanziamento e
nellindirizzo delle scelte tecnologiche, in altri apparentemente meno, anche se bisognerebbe
verificare il nesso tra la ricerca militare e gli impatti sociali della tecnologia, visto che la ricerca
militare è ancora una prerogativa dellapparato statale.
Infine, vale considerare che la genesi e definizione dei protocolli tecnologici implica lesistenza di
un controllo standardizzato delle regole dello strumento prima ancora che del contenuto del
messaggio, Ciò vale per tutti i *social* ma anche per i *cloud* aziendali, che impongono in maniera
molto rigida le loro soluzioni.
<center>-.-</center>
Le tecnologie digitali hanno un forte impatto sul concetto di *gratuità* e sulla sua pratica:
- su internet (ma non solo) la gratuità è un paradigma oramai abbastanza scontato. Ci si aspetta
sempre che esista un minimo livello di accesso ai servizi online in forma gratuita o che esista
almeno un software gratuito che risponda a qualsiasi necessità. In realtà linvestimento per la messa
in opera dei servizi online è grosso e i costi di mantenimento delle piattaforme *social* sono
abbastanza elevati. Perciò, se la gratuità è un modo per generare la massa critica di utenti necessaria
per entrare nel gioco ed è un modo per accrescere il capitale finanziario aumentandone il corso sul
mercato azionario mondiale, daltra parte questo po po dinvestimento è necessario che renda
qualcosa, donde la necessità di valorizzare il BigData. Si è quindi aperto il torneo per vedere chi
meglio saprà utilizzare limmensa mole di dati che i sistemi di oggi sono in grado di collezionare.
* Microsoft ha acquistato GitHub per 7 miliardi di USD e paga 1000 sviluppatori perché ci scrivano
codice free. È un investimento consistente sulla gratuità.
* Viceversa i due maggiori quotidiani online pubblicati in Italia hanno da poco e più o meno
contemporaneamente smesso di essere del tutto gratuiti. Evidentemente i milioni di contatti al
giorno non fruttavano abbastanza in termini di entrate pubblicitarie o di raccolta dati. Sarebbe
interessante vedere oggi qual è landamento degli accessi.
- immaginando la profilazione come una forma di pagamento per servizi *gratuiti*, si vede a che
punto siano state monetizzate la vita e le emozioni.
- i servizi / software gratis ricordano molto la caduta tendenziale del saggio di profitto di marxiana
memoria. Essendo questa famosa caduta una premessa alla crisi capitalista, ci possiamo aspettare un
momento di rottura ulteriore?
- resta aperta e oggetto di studio da parte degli attori principali, inclusi gli Stati nazionali e le
corporation, la questione dei rapporti del denaro virtuale con le istituzioni statuali, per esempio a
proposito dellimposizione fiscale e della tracciabilità[ref]Cfr. LOST 2.1, [Blockchain]({filename}/blog/eventi/20180506_Blockchain.md).[/ref].
**Rapporto tra tecnologia e vita (Bios)**
Da quanto finora detto, dovrebbe risultare evidente come in alcuni casi sia sempre più difficile
distinguere tra produzione e consumo, come anche separare la sfera intima da quella del mercato.
Schematicamente (e malamente) si potrebbe dire almeno quanto segue.
Lo schermo delega la presenza, diventa un fattore di intermediazione tra i soggetti. Se vale la
considerazione di Bauman secondo cui «La responsabilità, questa componente costitutiva di ogni
condotta morale, scaturisce dalla prossimità dellaltro. [...] La responsabilità viene messa a tacere
quando si erode la prossimità; essa può alla fine trasformarsi in avversione una volta che i soggetti
umani a noi vicini siano stati trasformati in “altri”»[ref]Zygmunt Bauman, *Modernità e olocausto*, il Mulino, Bologna, 1989, p. 250.[/ref]. Che ne è della percezione dellaltro mutuata
da uno schermo[ref]Cfr. [*Il marketing sui bambini*](https://docplayer.it/1565338-Il-marketing-sui-bambini.html), Free Festival delle bambine e dei bambini, 3a edizione, 2013.
[/ref]?
Con laffermarsi dei monopolî del traffico dellinformazione si arriva a una standardizzazione delle
forme comunicative e a una polarizzazione su alcune formulazioni chiave, ben rappresentate
dalluso dellhashtag, fortemente semplificatorie della realtà.
Vi è una trasformazione in rapporto allintroduzione delle tecnologie nella percezione del tempo e
del concetto di presenza. Limmediatezza della comunicazione porta anche ad annullare o
quantomeno a derubricare il concetto di assenza: se non ci sono lo dico, quindi ci sono. Il controllo
sul presente sembra totale.
Socialmente le tecniche oggi tendono a massificare, uniformare. Un pugno di strumenti tecnologici,
sempre gli stessi, riempie le case di gran parte del Pianeta. La “varietà” culturale ed esperienziale
planetaria si riduce di fronte alla TimeLine di facebook.
Il gioco della tecnologia (anche quando è un gioco) diventa merce di scambio per informazioni
estremamente personali e private su ciascuno di noi. Dati personali, ubicazioni, relazioni, contatti,
sogni, desideri. La sfera del privato scompare, portandosi dietro il diritto alla menzogna.
L*algoritmo della soddisfazione*, ossia il criterio di assecondare e stimolare nellutente della rete la
sensazione di una *manque* per poi offrirgli *proprio il bene che fa per per lui*, meccanismo tipico del
marketing sia commerciale che politico, ha tra i suoi effetti non secondari quello di produrre una
conoscenza del mondo per ciascuno diversa. Ciascuno avrà la sua fetta di verità adatta a lui. Da
questo punto di vista sapere quali sono i punti di concentrazione dellalgoritmo della soddisfazione
e da lì analizzarne i cluster sociali che ne conseguono potrebbe rappresentare il maggiore valore, dal
punto di vista della profittabilità e dellesercizio del controllo sociale, fornito dal BigData ai suoi
analizzatori[ref]Cfr. LOST 2.2, [Piano dazione contro il dominio dei monopolisti]({filename}/blog/eventi/20180516_Facebook.md).[/ref].
Non ci è dato sapere se i colossi della comunicazione saranno le vittime o i carnefici dell*algoritmo
della comunicazione*.
**La ciclicità, lenergia**
Sul rapporto tra tecnologia, energia e cicli economici si può vedere larticolo di L. Reynolds e B.
Szerszynsky *Neoliberismo e tecnologia: innovazione permanente o crisi permanente?*, pubblicato
in italiano sul secondo numero della rivista “CountDown”[ref]Edizioni Colibrì, Paderno Dugnano (MI), 2017.[/ref]. Di fatto limpressione è che nessuna
delle innovazioni tecnologiche più recenti sia riuscita a far ripartire un ciclo economico bloccato da
una crisi che ha ormai toccato il decimo anno.
**Confronto con la storia recente**
Tra la seconda metà degli anni Settanta e la prima degli anni Ottanta, sullonda delle lotte sociali e
da queste senzaltro sostenuto, prese vita un dibattito stringente sulle trasformazioni tecnologiche in
corso e sui loro effetti, in particolare nei riguardi del mondo del lavoro.
Nel 1978, Franco Piperno scrive: «*nel lavoro a domicilio il calcolatore sostituisce le fragili gambe
del caporeparto...*»[ref]F. Piperno, *Sul lavoro non operaio*, in “pre-print” 1/4, suppl. al n. 0 di “Metropoli”, 1978.[/ref]; lanno dopo la rivista “aut aut” dedica il n. 172 al tema *Scienza, degradazione
del lavoro, sapere operaio*; nel 1980, Carlo Formenti pubblica per Feltrinelli *La fine del valore
duso. Riproduzione, informazione, controllo*; del 1981 è *Il comando cibernetico*, numero
monografico di [“CONTROinformazione”](https://www.inventati.org/apm/archivio/320/2/CON/controinformazione.php); nel 1984 Paola Manacorda, che già aveva pubblicato *Il
calcolatore del Capitale* nel 1976, dà alle stampe *Lavoro e intelligenza nellera della
microelettronica*.
Sono i tempi della rivista “Sapere” e poi di “SE / Scienza Esperienza”, tempi in cui un dibattito
ricco, spinto da un clima sociale combattivo, testimoniava delle trasformazioni in atto anche in
campo tecnico-scientifico. Si assiste in quegli anni a uno scardinarsi della rigidità della fabbrica
fordista in favore di forme più parcellizzate e diffuse, sia a livello locale che globale, della
produzione di merci. Questo passaggio, che prelude alla progressiva riduzione delle tutele sindacali
e normative, allo smantellamento della contrattazione collettiva e alla riconduzione del salario a
“variabile dipendente” del profitto, prefigura il quadro attuale dove la microconflittualità e la
concorrenza tra i fornitori di forza-lavoro hanno preso il posto dellidentità di classe[ref]Cfr. LOST 2.4, [Narrazioni del neoliberismo]({filename}/blog/eventi/20180530_ProgNeoLib.md).[/ref]. Un simile
processo difficilmente avrebbe potuto prendere piede e affermarsi in tempi così rapidi senza il
supporto delle tecniche dellinformatica e delle comunicazioni, senza una progressiva introduzione
dellelettronica nelle fasi di organizzazione della produzione e della produzione stessa. Parimenti si
può immaginare che lafflusso di capitali finanziari a seguito di quella che una fetta di mondo,
quella occidentale, chiamò la crisi del petrolio (1973) si avvalse in misura significativa delle
maggiori possibilità di gestione e comunicazione delle transazioni di capitale su scala mondiale
permesse dalle nuove tecnologie[ref]«Tra il 1974 e a fine degli anni 80 vennero costituiti numerosi mercati regolamentati per questi strumenti derivati
(in Italia molto più tardi viene costituito lIDEM, Italian Derivatives Market) e ne furono estese le negoziazioni
anche a prodotti diversi dalle commodities agricole, come già era accaduto per i contratti futures. ll progresso
tecnologico di questi ultimi anni e lintroduzione dei sistemi informatici allinterno dei mercati finanziari, ha
indotto importanti ridefinizioni nella struttura e nel funzionamento dei mercati stessi. La telematica ha consentito di
passare dalle contrattazioni “alle grida” (durante le quali il titolo viene “chiamato” a una certa ora del giorno ed è
possibile negoziarlo per un tempo determinato) a quelle “in continua” (in cui il titolo è continuamente scambiabile,
durante tutta la giornata borsistica, inserendo gli ordini di acquisto o vendita sul book di negoziazione)». Salvatore
Cataldo, Luca Signorini, *Investimenti, finanza e tassazione nel settore agricolo*, Maggioli Editore, Rimini, 2010.[/ref].
Il dibattito sulla scienza accompagna da sempre il mutare delle soggettività e il conseguente
trasformarsi dei terreni e degli strumenti che le lotte sociali si dànno.
Il processo di scomposizione del ciclo produttivo, a guisa di quel che avvenne con la produzione
dello spillo, permette la sua delocalizzazione nella *fabbrica diffusa* dei distretti industriali o nel
mercato del lavoro globale. Gli attrezzi di questo scenario così ricomposto sono *anche* tecnici[ref]Cfr. LOST 1.3, [Genealogia del tecno capitalismo]({filename}/blog/eventi/20180318_Genealogia.md).[/ref].
Oggi assistiamo a un impatto altrettanto rilevante delle tecnologie sullintera vita delle persone, non
solo nel lavoro. Da un lato il ciclo produzione-consumo sembra aver invaso la sfera del tempo oltre
che dello spazio, delle emozioni oltre che del comando[ref]Cfr. LOST 1.5, [Gamificazione e neuroscienze cognitive]({filename}/blog/eventi/20180418_Gamificazione.md).[/ref].
La proprietà conquista la conoscenza e la riduce a una merce come le altre (brevetti, copyright)[ref]Cfr. LOST 1.2, [Se questo è gratis, rompere i DRM]({filename}/blog/eventi/20180311_DRM.md).[/ref].
Esiste un parallelo tra quanto avviene oggi e quanto avvenne alla fine degli anni Settanta?
Una tesi interessante è quella secondo cui questo parallelo sarebbe solo apparente. Di fatto con la
“rivoluzione microelettronica” (anni Settanta-Ottanta) linnovazione tecnologica spostava verso
lalto le mansioni operaie, che si sarebbero trasformate in figure di tecnico qualificato (naturalmente
lasciando a casa una buona fetta di persone), quindi parte della disoccupazione prodotta
dallautomazione sarebbe stata riassorbita, mentre oggi la “rivoluzione digitale” colpisce gli anelli
medio-alti della catena professionale, producendo una disoccupazione non riassorbibile. Al posto
delle persone lavorano degli algoritmi. Le funzioni di dirigenza e di controllo vengono trasferite a
delle macchine[ref]Cfr. LOST 2.4, [Narrazioni del neoliberismo]({filename}/blog/eventi/20180530_ProgNeoLib.md).[/ref].
Questo non farebbe che evidenziare leffetto che sullo strato medio della popolazione ha la
trasformazione in atto, che invece lascia sostanzialmente immutata la percezione degli strati bassi,
meno “loquaci” e meno “ascoltati”, se non per sfruttarne demagogicamente i “dolori di pancia” in
materia di “sicurezza” e immigrazione.
0mmot, 17 ottobre 2018

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@ -0,0 +1,25 @@
Title: Presentazione + proiezione Nothing To Hide
Date: 2018-02-28
Tags: I° Serie, eventi, podcast
Slug: NtH
Summary: Presentazione del ciclo + proiezione del film Nothing to Hide
domenica 28 febbraio 2018
ore 21:00
Presentazione del progetto LOST
Proiezione del film *Nothing to Hide*
PRESENTAZIONE (26 min)
{% audio https://www.archive.org/3/items/lostpresentazione28022018inpillole/LOST-Presentazione_28-02-2018INPIllole.mp3 %}
[Request For Comments] (http://lost.abbiamoundominio.org/pages/rfc.html)
[trailer del film *Nothing to Hide*] (https://vimeo.com/185535526)

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Title: Geneaologia del tecno-capitalismo
Date: 2018-03-18
Tags: I° Serie, capitalismo, adam smith, taylor, catena di montaggio, tecnologia, eventi, podcast
Slug: geneaolgia
Summary: Geneaologia del tecno-capitalismo con Lelio de Michelis
domenica 18 marzo 2018
ore 17:00
Geneaologia del tecno-capitalismo
con Lelio Demichelis
Dalla fabbrica di spilli alla catena di montaggio;
Ford, il paternalismo e la Sezione sociologica (e Gramsci);
Taylor, loperaio Schmidt e la squadra di baseball;
Modello Toyota, supermercati e (ancora) squadre di baseball;
La crisi degli anni 70 e la rivoluzione neoliberale (e Foucault);
Rete, nodi, creatività e la socializzazione di ruolo-funzione alla società in rete;
Il potere pastorale della tecnica, dai social alle community dimpresa e di brand;
Dal just in time al lavoro on demand;
Dal Postal Market ad Amazon;
Il management algoritmico.
PODCAST in pillole (18 min)
{% audio https://www.archive.org/3/items/lostdemichelis18032018inpillole/LOST_DeMichelis_18032018_inPillole.mp3 %}
[PODCAST integrale](https://cox18stream.noblogs.org/post/2018/03/18/geneaologia-del-tecno-capitalismo/)

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@ -0,0 +1,26 @@
Title: Gamificazione e neuroscienze cognitive
Date: 2018-04-18
Tags: I° Serie, eventi, gruppo ippolita, gamificazione, neuroscienze, podcast
Slug: gamificazione
**Gamificazione e neuroscienze cognitive**
con Gruppo Ippolita
@CSOA Cox18
18 aprile 2018
ore 21:00
Nellarricchimento offertoci dallesperienza dellalterità, sia essa
rappresentata da un organismo vivente o da un dispositivo tecnologico, non dobbiamo mai dimenticare di definire quali siano i limiti che preservano la nostra autonomia. La diffusione capillare della tecnologia commerciale sembra portare invece verso la direzione opposta, in uno scenario in cui le nostre facoltà corporee sono solamente una povera versione organica di una macchina potenzialmente perfetta.
A partire da un approccio antiproibizionista occorre inventare nuove pratiche di reciprocità ed equilibrio tra esseri organici e macchine.
Per fare questo dobbiamo comprendere in che modo il nostro corpo e la nostra mente si relazionano con i dispositivi portando alla luce le linee di condotta favorite dalle interfacce commerciali.
Bibliografia
Ippolita, [Tecnologie del Dominio. Lessico minimo di Autodifesa digitale](https://www.ippolita.net/tecnologie-del-dominio/), Meltemi 2017
Ippolita, [Anime Elettriche](https://www.ippolita.net/anime-elettriche/), Jaca Book, 2016
Ippolita, [La rete è libera e Democratica Falso!](https://www.ippolita.net/la-rete-e-libera-e-democratica-falso/), Laterza 2014
Ippolita, [Nellacquario di Facebook](https://www.ippolita.net/nell-acquario-di-facebook/), Ledizioni 2012
[PODCAST integrale](https://cox18stream.noblogs.org/post/2018/04/18/gamificazione-e-neuroscienze-cognitive/)

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@ -0,0 +1,20 @@
Title: Blockchain in un guscio di noce. Cosè e come funziona una blockchain
Date: 2018-05-06
Tags: II° Serie, eventi, gruppo ippolita, blockchain
Slug: blockchain
**Blockchain in un guscio di noce**. Cosè e come funziona una blockchain
@CSOA Cox18
domenica 6 maggio 2018
ore 17.00
Blockchain in un guscio di noce. Cosè e come funziona una blockchain
con Gruppo Ippolita
Dalla base dati distribuita al mistero della validazione del padre e ancora più in là verso il proof of work.
Che cosè una blockchain? Come funziona?
Lincontro è tecnico, ma faremo il possibile per rendere largomento in forma divulgativa in un tempo ragionevole.

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@ -0,0 +1,21 @@
Title: Piano dazione contro il dominio dei monopolisti, iniziando da FaceBook
Date: 2018-05-16
Tags: II° Serie, eventi, vecna, facebook, podcast
Slug: bacefuck
MERCOLEDI 16 MAGGIO 2018
ORE 21,00
**Piano dazione contro il dominio dei monopolisti, iniziando da FaceBook**
con vecna
Facebook ed altre piattaforme commerciali ci forniscono esperienze personalizzate attraverso un complesso sistema di filtri e algoritmi, cercano cioè di indovinare cosa vogliamo per intrattenerci e indurci a esporre quante più informazioni personali (Ma come si permettono di immaginare chi siamo e cosa vogliamo?) gli algoritmi vorrebbero decidere quali siano le nostre priorità (informative, relazionali, finanche sessuali) ma solo noi possiamo deciderlo.
Lalgoritmo è una forma di potere di cui dobbiamo essere consapevoli.
Con questo scopo in mente, si delinea un piano a lungo termine che inizia rendendo lalgoritmo visibile, si passa per unanalisi collettiva del fenomeno e si prova a resistere ai monopoli del web.
PODCAST in pillole (53 min)
{% audio https://www.archive.org/3/items/lostvecna16052017inpillole/LOST_Vecna_16052017inPillole.mp3 %}
[PODCAST integrale](https://cox18stream.noblogs.org/post/2018/05/16/piano-dazione-contro-il-dominio-dei-monopolisti-iniziando-da-facebook/)

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@ -0,0 +1,53 @@
Title: Alcune tendenze totalizzanti nella società artificiale
Date: 2018-05-27
Tags: II° Serie, eventi, podcast
Slug: totalizzante
domenica 27 maggio 2018
ore 17:00
Vi è una trasformazione antropologica legata allintroduzione di tecnologie digitali in atto:
Pervasività
Ibridazione e simbiosi con il digitale
Questa trasformazione avviene con dei ritmi velocissimi.
I sistemi politici stanno diventando sistemi elettorali.
Il conflitto tra aziende private e Stati in giro per il mondo sta creando alcuni problemi. Per superare questi problemi si sta elaborando una apposita tecnologia (2004 tecnologia del numero unico) …
È esperienza comune che le nostre relazioni di qualsiasi
tipo vengano sempre più frequentemente intermediate
da dispositivi digitali. I legami interumani diretti lasciano il posto a mille forme di connessioni indirette e artificiali. Il marketing delle internet company accompagna questa mutazione tecno-sociale con nuovi miti. La po-
tenza degli smartphone, le meraviglie dellintelligenza
artificiale, la panacea dei robot per alleviare le fatiche
del lavoro, la rivoluzione dei big data e il paradiso terrestre dellinternet delle cose. Unassuefazione acritica
maschera la nostra ignoranza sulle reali implicazioni di
questa ulteriore evoluzione del capitalismo. [...]
Ben oltre la società industriale, la società industriale, la
società dello spettacolo e la modernità liquida, la società artificiale ci mette dunque di fronte al germe ac-
cattivante e vorace di un nuovo totalitarismo. Un totalitarismo tecnologico che, a differenza di quelli ideologici
del Novecento, invade e colonizza il luogo più “sacro”
e fondamentale delle libertà. Daltra parte una matura
consapevolezza di questa estrema deriva può essere
anche il punto di partenza per unulteriore rimessa in
discussione delle classi sociali e del destino di specie.
Sapremo scegliere o ci accontenteremo di essere scelti?
da Renato Curcio. *Limpero virtuale. Colonizzazione
dellimmaginario e controllo sociale*, Sensibili alle foglie, 2017
PODCAST in pillole (68 min)
{% audio https://www.archive.org/3/items/lostcurcio27052018inpillole/LOST_Curcio_27052018_inPillole.mp3 %}
[PODCAST integrale](https://cox18stream.noblogs.org/post/2018/05/27/alcune-tendenze-totalizzanti-nella-societa-artificiale/)
[Trascrizione dell'incontro]({static}/pdfs/TrascrizioneCurcio.pdf)
<center>
<iframe src="https://player.vimeo.com/video/271764104" width="640" height="360" frameborder="1" allow="autoplay; fullscreen" allowfullscreen></iframe>
</center>

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@ -0,0 +1,34 @@
Title: Le narrazioni del neoliberismo “progressista” e la ristrutturazione tecnologica
Date: 2018-05-30
Tags: II° Serie, eventi, carlo formenti, podcast
Slug: ProgNeoLib
mercoledì 30 maggio 2018
ore 21.00
CSOA Cox18
per il ciclo “le Lunghe Ombre della Scienza e della Tecnica” (LOST)
**Le narrazioni del neoliberismo “progressista” e la ristrutturazione tecnologica**
con Carlo Formenti
Impraticabilità delle utopie neokeynesiane;
critica della categoria di progresso;
critica del liberalismo identitario;
odio e disprezzo delle sinistre délite nei confronti delle plebi;
Taylorismo digitale;
governamentalità algoritmica;
uberizzazione del lavoro;
digitalizzazione del corpo umano;
pervasività del controllo.
Bibliografia
Formenti, Oligarchi e plebei, Mimesis 2018
Formenti, La variante populista, Deriveapprodi 2016
Formenti, Utopie letali, Jacabook 2013
Formenti, Felici e sfruttati, Egea 2011
PODCAST in pillole (41 min)
{% audio https://www.archive.org/3/items/lost30052018formentipillole/Lost_30-05-2018FormentiPILLOLE.mp3 %}
[PODCAST integrale](https://cox18stream.noblogs.org/post/2018/05/30/contro-il-tecno-capitalismo-le-narrazioni-del-neoliberismo-progressista-e-la-ristrutturazione-tecnologica/)

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@ -0,0 +1,17 @@
Title: Tecnologie riproduttive e salute delle donne
Date: 2018-09-27
Tags: III° Serie, eventi, laura corradi, podcast
Slug: tecnicaesalute
Giovedì 27 settembre 2018
con Laura Corradi
Fecondazione in vitro, gestazione per altri, donazione e vendita di ovociti, a partire dal suo volume *Nel ventre di unaltra* edito da Castelvecchi, Corradi ci porta a una ricognizione critica sulle tecnologie riproduttive con una particolare attenzione ai privilegi geopolitici ed economici del mondo occidentale e alla salute delle donne coinvolte in ogni parte del processo riproduttivo.
**Laura Corradi**
Sociologa del corpo, femminista, viaggiatrice. Ha scritto sulla salute
delle donne, sui movimenti di lotta contro le cause ambientali di cancro, sulle mobilitazioni contadine anti-Ogm in India, sul rapporto fra salute e ambiente, sulle pubblicità etero/sessiste, razziste, classiste e sulle forme di guerriglia semiotica agite dai nuovi femminismi.
[PODCAST integrale](https://cox18stream.noblogs.org/post/2018/09/27/tecnologie-riproduttive-e-salute-delle-donne/)

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@ -0,0 +1,33 @@
Title: Tecnologie del controllo Workshop di liberazione tecno-teatrale
Date: 2018-10-28
Tags: III° Serie, eventi, gruppo ippolita
Slug: workcontrollo
domenica 28 ottobre 2018
ore 16.30
CSOA Cox18
**Tecnologie del controllo
Workshop di liberazione tecno-teatrale**
*Forse ai nostri giorni lobiettivo non è quello di scoprire che cosa siamo,
ma di rifiutare quello che siamo.
Dobbiamo immaginare e costruire quello che potremmo essere.*
(M. Foucault)
![dervisci]({static}/images/dervisci1.jpg)
La società digitale della trasparenza radicale e della sorveglianza ci fa sentire più sicuri e interconnessi ma, allo stesso tempo, mette in discussione le identità e le sfere di libertà non soltanto dellindividuo, ma dellintera collettività.
Il social web dei servizi «gratuiti» si basa sul controllo e la manipolazione degli utenti, in particolare è lidea di media sociale che definisce meglio i confini di uno spazio chiuso di manipolazione massiva, dove la performance è elemento imprescindibile.
Indagheremo sulla differenza tra sicurezza e controllo e cercheremo di capire perché la caccia al like può generare al contempo ansia e piacere.
Il workshop è strutturato in due momenti, uno teorico ed uno esperienziale: la condivisione di lessico e saperi accompagnano e sostengono la parte esercitativa. Infatti, mutuando alcune tecniche teatrali e di apprendimento cooperativo, intraprenderemo un percorso di
consapevolezza digitale, alla ricerca del proprio personale modo di convivere con le macchine e abitare un ecosistema tecnico, in continua danza e mutazione verso forme di liberazione dei corpi e delle identità digitali.
a cura del Gruppo Ippolita
Info logistiche
Tempo previsto: 3 ore
Max partecipanti: 20 (è richiesto abbigliamento comodo)
Per le iscrizioni scrivere a lost@inventati.org

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Title: Tecnologie del controllo Workshop di liberazione tecno-teatrale
Date: 2018-11-11
Tags: I° Serie, eventi, laboratorio, gruppo ippolita
Slug: delegamificazione
domenica 11 novembre 2018
ore 16.30
@CSOA Cox18
Laboratorio: **Delega cognitiva e gamificazione dellesperienza online**
a cura del Gruppo Ippolita
Nel corso del workshop verrà propo:-sta una decostruzione critica delle interfacce web commerciali, facendo emergere gli elementi compositivi legati alla gamificazione dellesperienza dellutente. Inoltre verrà messa a fuoco la relazione che mente e cervello instaurano con i dispositivi digitali, ponendo lattenzione sui vari meccanismi di delega che questi comportano sotto il profilo cognitivo.
Il workshop verrà suddiviso secondo la seguente tripartizione:
• Accenni di Gamificazione
Introdurre gli elementi compositivi dellinterfaccia gamificata: competitività, classifiche, livelli, ricompensa/meccanismo premiale, accumulo.
• Gamificazione delle interfacce
Analisi e confronto critico di social, smartphone, ecc. con le interfacce dei giochi presentati in video.
• Delega Cognitiva: emotiva e relazionale Comprensione dei meccanismi di delega agli strumenti tecnologici, dalla memoria ai bisogni relazionali.
Il laboratorio è per un massimo di 20 partecipanti.
Per le iscrizioni scrivere a lost@inventati.org

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@ -0,0 +1,28 @@
Title: Laboratorio “Delega cognitiva e gamificazione dellesperienza online”
Date: 2018-11-11
Tags: III° Serie, eventi, gruppo ippolita
Slug: labodelegacogn
domenica 11 novembre 2018
ore 16.30
@CSOA Cox18
Laboratorio: **Delega cognitiva e gamificazione dellesperienza online**
a cura del Gruppo Ippolita
![iduanie]({static}/images/Gottlieb.jpg)
Nel corso del workshop verrà proposta una decostruzione critica delle interfacce web commerciali, facendo emergere gli elementi compositivi legati alla gamificazione dellesperienza dellutente. Inoltre verrà messa a fuoco la relazione che mente e cervello instaurano con i dispositivi digitali, ponendo lattenzione sui vari meccanismi di delega che questi comportano sotto il profilo cognitivo.
Il workshop verrà suddiviso secondo la seguente tripartizione:
• Accenni di Gamificazione
Introdurre gli elementi compositivi dellinterfaccia gamificata: competitività, classifiche, livelli, ricompensa/meccanismo premiale, accumulo.
• Gamificazione delle interfacce
Analisi e confronto critico di social, smartphone, ecc. con le interfacce dei giochi presentati in video.
• Delega Cognitiva: emotiva e relazionale Comprensione dei meccanismi di delega agli strumenti tecnologici, dalla memoria ai bisogni relazionali.
Il laboratorio è per un massimo di 20 partecipanti.
Per le iscrizioni scrivere a lost@inventati.org

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Title: USA e Cina, la sfida per lIntelligenza Artificiale
Date: 2018-12-01
Tags: III° Serie, eventi, simone pieranni, podcast
Slug: usacina
sabato 1 dicembre 2018
ore 17.30
@CSOA Cox18
**USA e Cina, la sfida per lIntelligenza Artificiale***
![usacina]({static}/images/surv-1024x683.jpeg)
Nel 2017 le start-up cinesi che sviluppano intelligenza artificiale
hanno ottenuto più finanziamenti di quelle americane. Da anni Pechino
lavora e investe perché la nuovissima Cina sia in grado di diventare il
primo paese per quanto riguarda lo sviluppo dellIntelligenza
artificiale. Il prossimo scontro geopolitico-finanziario verterà
sullA/I.
App e software in grado di sviluppare l«internet delle cose»,
modelli predittivi e sistemi di credito sociale su cui incombe la grande
macchina del controllo sociale cinese.
con Simone Pieranni
PODCAST in pillole (49 min)
{% audio https://www.archive.org/3/items/lostpieranni01122018inpillole/LOST_Pieranni_01122018_inPillole.mp3 %}
[PODCAST integrale](https://cox18stream.noblogs.org/post/2018/12/01/10739/)

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Title: Privacy Matters on My Phone
Date: 2019-01-27
Tags: IV° Serie, eventi, hacklab unit, podcast
Slug: pmomp
**Privacy Matters on My Phone**
*Percorso in 5 passi su come entrare in possesso del proprio smartphone dopo averlo comperato*
Unit hacklab
Domenica 27 Gennaio 2019 h 16.00
@Cox18
{% img left half {static}/images/pmomp-flyer.png pmomp %}
**L**'obiettivo di questo progetto è di raccogliere e divulgare strumenti e
conoscenze per utilizzare uno smartphone Android nel rispetto più ampio
possibile della propria privacy. Tale progetto non ha uno scopo
divulgativo riguardo la salvaguardia della privacy: il problema è ormai
chiaro a tutti. Vuole invece essere di supporto a chi consapevolmente
vuole proteggersi. In questottica, il progetto è strutturato a livelli,
dal più facile da perseguire ma con un alto livello di compromesso fino
a un livello più difficile senza lasciare spazio a dubbi e compromissioni.
**V**ogliamo rompere la sacralità dellutilizzo dello smartphone. La quale
non viene oramai neanche più messa in discussione. Ricorderete quando si
pensava a togliere la batteria prima di comunicazioni riservate, ora che
non si possono più togliere non si mette neanche in discussione il
motivo per cui si faceva. Siamo regrediti nel mettere in discussione
loggetto. Il modo in cui ora accettiamo che faccia **cose** ha del sacrale.
Lidea è che si debba essere liberi sul proprio dispostivo. Il telefono
intelligente è un Pc e ci si possono mettere sopra le mani. Va anche
ricordato che è molto più intimo di un Computer Personale, a maggior
ragione vorremo che la fiducia sia simmetrica.
**È** importante anche ricordare che non ci sono alternative ad Android. Gli
altri smartphone, anche detti telefonini intelligenti, o furby, sono
solamente gli Apple iOS e i Windows.
**P**rivacy Matters On my Phone è un percorso in forma ludica.
**Aperto a tutti***.
a seguire **G***rog di autofinanziamento
PODCAST in pillole (60 min)
{% audio https://www.archive.org/3/items/lostpmomp27012019inpillolel/LOST_PMOMP_27012019_inPillolel.mp3 %}
PODCAST in extra pillole (40 min)
{% audio /media/podcast/LOST_PMOMPExtreme_27012019_inPilole.mp3 %}
[PODCAST integrale](https://cox18stream.noblogs.org/post/2019/01/27/privacy-matters-on-my-phone/)

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Title: Fedeli alla linea
Date: 2019-05-11
Tags: V° Serie, eventi, laboratorio, blallo, hacklab unit
Slug: fal
SABATO 11 MAGGIO alle ore 15 @CSOA COX 18, Milano
**FEDELI ALLA LINEA *(di comando)* **
Introduzione al terminale e alla riga di comando su sistemi linux o unix.
Primo approccio alla shell con bash
Seminario laboratoriale (hands on) di introduzione pratica alle interfacce a riga di comando. Per la (ri)appropriazione degli strumenti tecnologici come forma di resistenza allo sfruttamento capitalista sulle nostre vite
Ingresso libero
Prenotare per favore allindirizzo lost (at) inventati.org
Portare un proprio dispositivo (1)
Sottoscrizione consigliata.
Raccolta fondi a sostegno di Radio Ondarossa.
Seguirà aperitivo conviviale dalle 18.30
a cura di Blallo, Unit hacklab
(1) portatile con già installato linux o MacOS. In alternativa un PC con windows 10 linux subsystem (cioè con bash.exe) o emulatore con shell POSIX.

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Title: Critiche della tecnologia: dal movimento luddista a oggi
Date: 2019-06-16
Tags: V° Serie, eventi, apm, los amigos de ludd, podcast
Slug: ludd
16 giugno 2019 domenica, ore 16
**Critiche della tecnologia**
Dal movimento luddista a oggi, dalla religione del capitale al capitale come religione
*Prima parte*
Excursus storico sulle gesta del Generale Ned Ludd e di Captain Swing, resumé delle ideologie industrialiste.
*Seconda parte*
Esposizione di “Los Amigos de Ludd” (Bollettino dinformazione anti-industriale) e dell“Encyclopédie des Nuisances” (Dizionario della sragione nelle arti, nelle scienze e nei mestieri).
PODCAST in pillole (90 min)
{% audio https://www.archive.org/3/items/lostcritichedellatecnologia16062019pillolel/LOST_CriticheDellaTecnologia_16-06-2019PILLOLEl.mp3 %}
[PODCAST integrale](https://cox18stream.noblogs.org/post/2019/06/16/critiche-della-tecnologia/)

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Title: Workshop networking (facile)
Date: 2019-09-28
Tags: IP, lan, wan, reti, sottoreti, dns, hostname
Slug: ketwork1
Sabato 28 settembre ore 16.30
@Cox10 - via conchetta 18 - milano
**Workshop di introduzione (facile) al networking**
![cabling]({static}/images/kcom-pole-cse-5758x3839.jpg)
- IP pubblici e privati
- IP statici e dinamici
- rete locale e pubblica (LAN e WAN)
- reti e sottoreti
- DNS, Hostname
- Porte TCP
- cosa c'è nel pannello di configurazione di un Router domestico?
- IP V4 e IP V6
se possibile portatevi il vostro PC
Il workshop non prevede conoscenze particolari ed è propedeutico al workshop del 6/10 [Autocostruzione di centraline per il rilevamento di polveri](https://lost.abbiamoundominio.org/2019/centraline.html)
durata un'ora circa
il workshop è gratuito

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Title: Locandine serie 6
Date: 2019-09-17
Tags: materiali, locandine serie 6
Slug: locas6
**LOST Locandine serie 6**
| | |
| ------------- | -------------|
| [![LocaNetworking]({static}/images/locandine/VISerie/LOST_2019_networkingthumb.png)]({static}/images/locandine/VISerie/LOST_2019_networking.png) | [![LocaCentraline]({static}/images/locandine/VISerie/LOST_2019_centralinethumb.png)]({static}/images/locandine/VISerie/LOST_2019_centraline.png) |

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Title: Sesta serie
Date: 2019-09-06
Tags: VI° Serie
Slug: news1
La sesta serie degli incontri del LOST prende il via con una veste grafica diversa, più sobria e maneggevole.
Nelle *puntate* precedenti si è più volte rilevata la necessità di ridimensionare le aspettative nei riguardi della tecnica e l'auspicio di affinare degli strumenti
che permettessero un crescente livello di indipendenza dalle intermediazioni tecnologiche imposte dal mercato.
In quest'ottica sarà indirizzato non solo l'aspetto comunicativo ma anche una parte della programmazione delle attività future.
Alcuni nuovi filoni si andranno ad aggiungere ai temi trattati (e non esauriti) fino ad ora.
Da un lato la formazione/autoformazione, una sorta di alfabetizzazione tecnologica quantomai necessaria in un tempo dove le macchine sembrano potersi muovere da sole.
Qualcuno ricorderà di [*I sit in Siberia and have only Telnet*](http://org.pc-freak.net/papers/siberia.txt), una pagina potente che portava alla luce il concreto funzionamento di alcuni elementari applicativi di rete.
Il senso è quello. Con [*Fedeli alla linea*]({filename}/blog/eventi/20190511_fal.md) abbiamo iniziato e su questa strada vorremmo proseguire.
Ci siamo accorti di quanta importanza hanno i laboratori seminariali, l'esperienza diretta del "metterci le mani sopra" o :"hands-on" derivata
dalla cultura hacker e confermata dagli antichi.
"Ascolto e dimentico, vedo e imparo, faccio e capisco" - Proverbio Cinese.
Un passaggio dal teorico al pratico che trova conferma nel nuovo programma.
Dall'altro non possiamo più prescindere dalle questioni poste dall'emergenza ambientale, il rapporto tra conoscenza e materia nella prospettiva della dialettica tra scienza e natura.
Ci troviamo di fatti del tutto impreparati di fronte ad un bivio epocale che potrebbe mettere in gioco in tempi molto brevi i modelli di vita e le prospettive del futuro.
La tematica del *cambiamento climatico*, le conseguenze dell'esaurimento dei combustibili fossili, la contabilizzazione dei costi (economici e sociali) dello smaltimento dei rifiuti
anziché diventare uno stimolo ulteriore all'elaborazione di un modello di relazioni che sia libero dallo sfruttamento (di uomini e cose), dalla valorizzazione monetaria,
dalla sopraffazione del più debole, rischiano di diventare bandiere di un novello capitalismo, rinvigorito da nuove praterie da conquistare e nuovi pascoli da sfruttare.
Non è un caso che sia proprio all'interno di quella pratica scientifica distruttiva che si cercano le medicine per il pianeta malato. In questo modo anche le virulente contraddizioni ambientali locali,
a cui da tempo siamo abituati, non solo non avranno modo di farsi questione centrale ma verranno inglobate nello spettro dell'Intelligenza Artificiale.
Anche su questo piano è quindi sempre più necessario acquisire strumenti e capacità di discernimento indipendenti dalla comoda ma interessata e truffaldina lezione di Alexia o di Siri.
Infine, con l'aria che tira, è sempre più incombente il tema degli strumenti di guerra. La perdurante crisi da un lato e l'intensificarsi del flussi migratori dall'altro
offrono poche prospettive diverse da quelle belliche e a ben vedere una guerra è già in corso, ad intensità variabili e localizzazioni diffuse.
Il programma delle serie a venire, senza perdere l'attenzione per la riflessione teorica generale, vorrebbe quindi concentrarsi anche su questi temi proponendo:
un workshop sul networking (livello base)
un workshop di [autocostruzione di centraline per il controllo della qualità dell'aria]({filename}/blog/eventi/20191006_CentralineAutocostruite.md), nell'ambito di un progetto internazionale per la costruzione di una rete
di misura delle polveri sottili e pesanti indipendente dai sistemi di rilevamento nazionali
un incontro sulla cyberguerra
un incontro sui cambiamenti climatici
State connessi, quindi, e un buon autunno a tutte e tutti.
LOST, settembre 2019

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Title: We are Fucked
Date: 2019-09-16
Tags: climate change
Slug: wearefucked
**Honest Government Ad | We're Fucked**
{% youtube cOmdkN6MOwU 640 480 %}

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@ -0,0 +1,645 @@
Title: RFC
Date: 2018-01-07
Tags:
Slug: rfc
Order: 03
Richiesta di commenti LOST
Status: Experimental
APM, Calusca, Cox18
gennaio 2018
livello zero
------------
In uno spot di recente trasmesso in televisione si dice: “*Le nuove tecnologie ci danno la libertà di
non dover scegliere, non è fantastico?*”. Questa frase cela una segreta intenzione. La sua formulazione
esatta potrebbe essere: “*Se continuate così le nuove tecnologie vi toglieranno la libertà di scegliere
e sarete fregati*”.
Al tempo in cui la tecnologia, e le tecniche informatiche in particolare, sembrano dominare la sfera
della produzione e quella del consumo con una intensità e una aggressività mai viste prima, sembra
essere molto lacunosa la consapevolezza delle metodologie e delle finalità che luso degli strumenti
comporta, in particolare quelli digitali, nonché delle caratteristiche intrinseche dei processi che sono
vi coinvolti.
Le perplessità, se mai ve ne sono, riguardano soprattutto lutilizzo eccessivo o errato di una
strumentazione che si suppone essere neutrale e al servizio dei naturali bisogni di donne e uomini
del nuovo secolo.
La domanda se vi sia un limite che divide luso dallabuso dello strumento tecnologico lascia però
inesplorate le interconnessioni che questo ha con gli assetti di potere esistenti e con le esigenze di
messa a profitto che esprimono.
Ancora più in sordina è il dibattito sulla scienza e sui suoi rapporti con la tecnica, nonché sulle
trasformazioni che queste attraversano nel susseguirsi di crisi e ristrutturazioni del capitale.
Luci e ombre dellelaborazione teorica e dello sviluppo tecnologico alle soglie del terzo millennio.
Interrogarsi su questi temi per noi significa in primo luogo promuovere momenti di discussione e di
confronto collettivi, raccogliere contributi, esperienze e curiosità che sappiamo esistere benché
spesso in forma inespressa. Contemporaneamente significa dar vita a pratiche di formazione e
informazione suscettibili di irrobustire il nostro approccio agli strumenti e alle teorie che li
accompagnano, alimentando la nostra inguaribile propensione a pensare a forme di organizzazione
sociale realmente e radicalmente diverse.
Proponiamo quindi una serie di incontri sotto il nome di LOST: le “Lunghe Ombre della Scienza e
della Tecnica”. Questi incontri si rivolgeranno a un pubblico vario, non necessariamente fatto di
esperti (anzi!), e mirano sia a fornire una basica contro-informazione unita a un primo gradino di
formazione sia ad aprire uno spazio di confronto e discussione.
Si tratta di riappropriarsi delle conoscenze e della capacità di criticarle, obiettivo molto ambizioso
che, nel nostro modo di vedere, può darsi solo nella rottura degli steccati che separano gli esperti
dai profani, i costruttori dagli utilizzatori, guardando ad un mondo che non contempli la differenza
dei *dotti* dai *villici*.
Apriamo le danze proponendo un testo, un “cappello” introduttivo, lo presentiamo sotto forma di
“Richiesta di commenti”[ref] Una “Richiesta di commenti” (RFC) è un tipo di pubblicazione della Internet Engineering Task Force (IETF) e della
Internet Society (ISOC), i principali enti di sviluppo tecnico e di definizione degli standard per Internet.
Una appare sotto forma di un memorandum che descrive metodi, comportamenti, ricerche o innovazioni applicabili al
funzionamento di Internet e dei sistemi connessi a Internet. Viene pubblicata per permettere una revisione pubblica, una
raccolta di commenti e integrazioni, suggerimenti..
La prima RFC è stata composta da Steve Crocker nel 1969 per stilare delle note non ufficiali sullo sviluppo di
ARPANET: “We had accumulated a few notes on the design of DEL and other matters, and we decided to put them
together in a set of notes. I remember having great fear that we would offend whomever the official protocol designers
were, and I spent a sleepless night composing humble words for our notes. The basic ground rules were that anyone
could say anything and that nothing was official. And to emphasize the point, I labeled the notes “Request for
Comments.” I never dreamed these notes would distributed through the very medium we were discussing in these notes.
Talk about Sorcerer's Apprentice!” [https://tools.ietf.org/html/rfc1000] (https://tools.ietf.org/html/rfc1000)[/ref] sulla falsariga di quanto avvenne nei primi anni Settanta quando lInternet
stava preparandosi a nascere. È un testo breve, gnucco e senzaltro incompleto, che serve a noi a
fissare dei paletti iniziali. In esso si enucleano quattro aree tematiche principali che pur essendo
fortemente in relazione luna con laltra si prestano ad una trattazione specifica:
* Scienza,
+ Tecnica,
+ Tecniche digitali,
+ Trasmissione del sapere.
Il ciclo di incontri sarà anche un modo per migliorare e approfondire, attraverso arricchimenti,
elaborazioni ulteriori e trasformazioni, il contenuto di questo embrionale testo.
Per far ciò abbiamo bisogno di molti aiuti perché, come tutti i percorsi di conoscenza, anche questo
deve potersi arricchire durante il suo procedere e nessuno di noi sente di avere una verità o una
ragione che non si dia nella relazione con una collettività più ampia.
Proponiamo quindi a quanti più siano interessati di attivarsi attorno al progetto con lo scopo di
approfondire e socializzare le conoscenze.
Premessa
--------
Il terzo millennio ha visto la luce passando attraverso una catastrofe tecnologica che potrebbe
risultare oggi più istruttiva di quanto non sia risultata, allora, distruttiva.
Si diceva, al tempo, che il software, lalgoritmo (già allora, di fatto, cera l*algoritmo*), abituato
comera allimmanenza, non avrebbe tollerato il passaggio dal 1999 (per brevità detto 99) al 2000
(ossia 00) e avrebbe allo scoccare della mezzanotte del 31 dicembre 1999 immancabilmente
confuso il prima con il dopo, portando i sistemi da lui controllati a imprevedibili conseguenze; o,
ancor peggio, poiché la rappresentazione della data nellanno 2000 avrebbe richiesto un numero di
byte superiore a quello disponibile, lautoma, invadendo aree di memoria ad altro dedicate, avrebbe
perso completamente il senno. Alla catastrofe annunciata vennero dati, come è costume, degli
ammiccanti nomignoli: *Y2K* o *Millennium Bug*:
«The Y2K problem is the electronic equivalent of the El Niño and there will be nasty surprises
around the globe» (John Hamre, *United States Deputy Secretary of Defense*).
Le società di classe amano le simmetrie più di quanto non faccia la natura, privilegiano le cifre
tonde, cercano degli appigli trascendenti nelluniverso inconosciuto, così lavvento dellanno 2000
fu funestato dallincombere del Millennium Bug.
Di fatto, poi, in quella critica notte non accadde praticamente nulla. Le centrali elettriche non
andarono in tilt, gli acquedotti continuarono a funzionare, così le borse finanziarie, gli ospedali e
persino le formule di excel non ebbero incertezze il primo gennaio del 2000. Coloro i quali avevano
fatto scorta di scatolette e di candele, o addirittura si erano rinchiusi in bunker super protetti da
armamenti e scorte dacqua, si risvegliarono come ogni giorno, con un pugno di mosche in mano e
un po di cose in più da smaltire. Se qualche problema vi era stato, e così era, era stato affrontato e
risolto negli anni precedenti a dispetto dellenfasi che accompagnò il cambio di millennio.
Gli anni duemila, già figli di una gonfiata emergenza tecnologica, crebbero poi allinsegna del
*dilemma digitale*.
Mentre alcuni (pochi) colossi dellinformatica mostravano una crescente ambizione di prendere il
posto del negozietto sotto casa, mentre l“Internet delle cose” pretendeva di dotare di intelligenza,
seppure artificiale, gli elettrodomestici, mentre ci si chiedeva che fine avrebbe fatto una generazione
(dallevocativo nome di *millennial*) cresciuta tenendo costantemente una mano occupata con un
telefono che telefona sempre meno, mentre tutto ciò accadeva sotto i nostri occhi è sorto il dubbio
se questa rivoluzione ché di altro non si può parlare sarebbe stata foriera di novità positive o
negative.
Il mito del progresso, con laiuto della mass-comunicazione, aveva nel frattempo cancellato
limplicito portato di autonomia (a discapito delle sue origini militari) contenuto nel protocollo
TCP/IP e le prime esperienze di comunicazione digitale, la nascita del software libero, la battaglia ai
copyright che portò allo sviluppo di un sistema operativo, Linux, frutto di una cooperazione non
mercificata e antagonista nei fatti al sistema di royalties sul software che ha fatto di Bill Gates uno
degli uomini più ricchi del mondo.
Limpatto sul senso comune delle trasformazioni indotte dalla miniaturizzazione dei processori e
dallaumentata potenza di calcolo messa a disposizione a prezzi relativamente bassi si è dimostrato
di singolare efficacia. Nel giro di pochi anni il panorama delle comunicazioni è mutato
radicalmente. È venuto quindi del tutto naturale pensare di trovarsi in un momento di svolta epocale
nella storia dellumanità.
Una situazione simile fu vissuta tra la fine degli anni Settanta e linizio degli Ottanta, luscita
dallOrda dOro, con quella che allora fu definita la “rivoluzione microelettronica”.
Anche a quei tempi un contesto di crisi economica si accompagnò a grossi mutamenti che
investirono non esclusivamente i luoghi della produzione [con lingresso massiccio
dellautomazione industriale e una conseguente espulsione della forza-lavoro] ma anche
lesperienza della vita quotidiana e del privato (col relativo immaginario, allora si chiamava così),
rendendo accessibili (anche in virtù di un forte abbassamento dei prezzi delle componenti
elettroniche e la conseguente creazione di un mercato di massa) strumenti tecnologici prima
riservati alle istituzioni e alle grandi imprese. In particolare, nascevano i Personal Computer.
La concomitanza di questi eventi con difficoltà e squilibri che preannunciavano la più grave crisi
economica del secondo dopoguerra e con una fase di profonda ristrutturazione del ciclo produttivo a
livello planetario, unita a una grave e duratura empasse delle pratiche di lotta che avevano segnato il
decennio precedente, portò a identificare nello strumento tecnologico una, se non la, causa dei
mutamenti socio-economici in atto generando uno spettro di interpretazioni che andavano dalle più
cupe [la tecnologia avrebbe portato via il lavoro, producendo disoccupazione e sofferenza diffusa]
alle più ottimiste [la rottura della rigidità fordista, permessa dallintroduzione delle nuove
tecnologie, avrebbe di fatto liberato loperaio di linea dallo sfruttamento e determinato condizioni
oggettive suscettibili di portare al comunismo senza passare per la presa del Palazzo dinverno].
Non mancarono però, anche allora, lettori più attenti e smaliziati che non si limitarono a guardare la
superficie del mare e le sue increspature ma cercarono di analizzare quanto avveniva nel ciclo
produzione-distribuzione-consumo, visto nel suo insieme e nella sua interezza, in conseguenza
dellavvento di queste “nuove” tecnologie.
Vogliamo qui limitarci a citare, per il caso italiano, una pagina di *Lavoro e intelligenza nelletà
microelettronica* di Paola Manacorda, apparso per Feltrinelli nel 1984.
«Queste contraddizioni non sembrano quindi espressive di una tendenza lineare e uniforme che
avanzi spazzando via tutti i vecchi concetti e contenuto del lavoro, della vita quotidiana, della
cultura, dei rapporti sociali. Molte cose cambiano ma altre rimangono inalterate, o addirittura
assumono caratteri che sembrano contro-intuitivi rispetto alla supposta tendenza vincente.
Capire queste contraddizioni, queste apparenti incongruenze della società microeletttronica non è
davvero facile. Occorre entrare nel merito dei singoli processi che costituiscono le specifiche
applicazioni e cercare di capire i meccanismi che li governano. Questo è reso molto difficile dalla
diffusa strategia di socializzazione delle conoscenze scientifiche e tecnologiche, che si limita a
portare a conoscenza del grande pubblico un “oggetto”, risultato di complesse scelte di innovazione
e ricerca scientifica; che attribuisce a questo “oggetto” delle proprietà intrinseche che lo
renderebbero a volta a volta liberatorio o oppressivo, senza analizzare i complicati processi di
mediazione, integrazione, progettazione organizzativa e rapporti sociali che rendono quelloggetto
realmente fruibile. In definitiva una strategia di informazione che alimenta più limmaginazione che
la riflessione e che pertanto produce più “immaginario tecnologico” che conoscenza scientifica del
significato e del ruolo dellinnovazione tecnologica.
Questa scarsità di strumenti di analisi si traduce quindi in una difficoltà di elaborare strategie o
almeno comportamenti coerenti e finalizzati nel breve periodo a fronte della innovazione
tecnologica e dei reali problemi che essa fa nascere. [...]
Molto spesso e al livello del grande pubblico e della divulgazione scientifico-tecnica di massa
questa è la regola lunica posizione valutativa è quella del “dipende da...”. La tecnologia in sé
non è né liberatoria né oppressiva, dipende da chi la usa e da come la usa. Affermazione che sembra
difficile da contestare sul piano dei principi, tantè vero che chi si azzarda a metterla in discussione
viene regolarmente accusato di pensare che il microprocessore abbia unanima, una volontà di
oppressione. Difficile anche perché occorrono tempo e argomenti per dimostrare che lesito
dellintroduzione dellinnovazione tecnologica dipende non tanto da *chi la usa*, quanto da chi la
produce, da come essa viene prodotta, e per chi; da come viene scelta, inserita in un contesto,
finalizzata a precisi obiettivi. Tanto che alla fine di questa analisi si può vedere che proprio chi usa
la microelettronica, sia esso loperaio del sistema Digitron, la dattilografa dellufficio o la famiglia
davanti al televisore, è meno di tutti gli altri in condizioni di scegliere *come usarla e per che cosa*»
(cit., pp. 16-17).
<center>** - **</center>
Le condizioni della rivoluzione elettronica del terzo millennio sono diverse. Ormai abituati alla
presenza dellautomazione nei processi lavorativi e in molti strumenti di svago, sostanzialmente
dimentichi dellesperienza dello sviluppo cooperativo del codice e della “free-ness”, che non è
necessariamente gratuità del software, si assiste da un lato alla penetrazione del digitale
potenzialmente in ogni singolo momento (di lavoro o di ozio) delle nostre vite; in aggiunta il
carattere strettamente individuale dello strumento fa da schermo alle nostre percezioni sensorie e
relazionali; contemporaneamente la corsa alla concentrazione delle infrastrutture tecnologiche
mondiali (che va di pari con la concentrazione dei capitali e della finanza) vede un pugno di aziende
private[ref]Eccezion fatta per la Cina, che costituisce un caso a sé su cui torneremo tra poco.[/ref]
(che si contano letteralmente sulle dita di una mano) tendere ad accaparrarsi la gestione
dellintera rete connettiva del Pianeta, del suo scheletro tecnologico, storage dei dati e
interconnessioni incluse.
Un effetto marginale ma non trascurabile di questo corso di eventi è che pare mutata persino la
percezione della verità. La grande rete è così al di sopra di ciascuno da divenire essa stessa
paradigma di verità e, nella crisi di valori e ideologie del secolo andato, lalgoritmo informatico ne è
la bocca parlante, *oraculum veritatis* duna società incapace di pensarsi in relazione a se stessa e al
suo ambiente naturale.
Così oggi gioie e dolori del vivere cercano risposta e prospettive per il futuro nellavvento del
digitale, che da un lato ci schiavizza e ci ottunde mentre dallaltro libera nuova potenzialità
cancellando distanze e frontiere. O almeno promette di farlo.
Noi preferiremmo fermarci un attimo, sottrarci al flusso e cercare di riprendere unattività di
comprensione un po più dentro le cose. Vorremmo innanzitutto capire che fine ha fatto la scienza
“come noi labbiamo conosciuta”, come recitava il titolo duna bella raccolta dautobiografie di
donne proletarie inglesi di una quarantina danni fa, ovvero quella pratica che per almeno quattro
secoli ha coltivato lambizione di descrivere (e dominare) il mondo materiale. Una forma di
conoscenza che aveva provato a dotarsi di alcuni strumenti atti a garantire lobiettività delle sue
affermazioni, e le cui certezze sono state minate nellintimo tanto dalle devastanti (in tutti i sensi)
scoperte sulla struttura fine della materia quanto dalle ripetute dimostrazioni di inadeguatezza dello
strumento logico e gneoseologico. «Three quarks for Muster Mark!», e l*Ulisse* di Joyce dà il nome
alla scienza più avanzata e acciaccata. Era solo il 1963. E che ne è della “scienza” dal momento in
cui è investita da quegli enormi flussi di interessi economici e politici-militari che producono la Big
Science?
Oggi che Monsanto paga gli istituti di ricerca affinché dimostrino la non tossicità dei suoi prodotti,
oggi che lapparato militare occupa, con tutto il suo contorno di segretezza, i settori di punta della
ricerca praticamente in qualsiasi settore, oggi che alcune branche della ricerca richiedono
investimenti così colossali da far ammutolire qualsiasi possibile domanda od obiezione, oggi che la
messa a profitto dellinvenzione (o la messa a brevetto della scoperta) è il suo principale se non
unico scopo, di che scienza possiamo parlare?
Cosè divenuta la medicina, la cura dei corpi malati, nella sua commistione con un apparato
produttivo il cui unico scopo è quello di mettere a valore la reale o potenziale sofferenza, che grado
di obiettività e rispetto del dubbio può offrire?
In una scuola con un orizzonte di conoscenze parcellizzate e intercambiabili, che sembra oggi voler
mettere al primo posto il valore dellobbedienza, per educare donne e uomini compatibili con un
mondo che ha paura dellautonomia delle sue componenti, quale tipo di trasmissione di saperi si
può avere?
I grandi “store” on-line, e tutti i dati che è necessario manipolare per indurre una pletora di acquisti
non desiderati, non si ripagano forse con quel plus-valore inglobato nella merce che Marx aveva
analizzato e “smontato” già nel diciannovesimo secolo? E la finora silente (ma non ferma) Cina che
tende ad assumere il ruolo di produttore mondiale di una quota cospicua di queste merci quale posto
occupa in questo scenario?
Negli anni Settanta gli operai della Montedison di Castellanza insieme con i medici e tecnici di
Medicina Democratica condussero una minuziosa opera di ricostruzione del ciclo produttivo per
identificarne con precisione le tossicità. Prendendo spunto da questa loro attività di conoscenza, noi
“operai” del terzo millennio vorremmo provare a ricostruire il ciclo di produzione del sapere, che ci
aggredisce, per meglio difenderci, per meglio contrattaccare, per imparare a far meglio e
diversamente.
Scienza
-------
{% img center half http:/images/tre-1-226x300.png %}
È fuori delle nostre ambizioni (e capacità!) dare una definizione sistematica di Scienza;
raccoglieremo, se ve ne saranno, una serie di contributi per cercare di dare un quadro di quella che
oggi, in una visione anticapitalistica, può e deve essere definita tale. Ci sembra però di poter
indicare alcuni principi generali e qualche domanda come guida del ragionamento.
La scienza fa riferimento a una cosa a lei estranea, che potremmo chiamare *materia*, alla quale cerca
di applicare regole e categorie che la possano descrivere o che possano servire a manipolarla. Tale
materia può essere sia naturale che sociale.
La scienza è fatta da umani, quindi risente delle contraddizioni sociali e ne è espressione. Una
società di classe inevitabilmente produrrà una scienza di classe. Una società autoritaria tende a
produrre una scienza dogmatica, un oggetto di culto che può diventare superstizione in assenza di
validi argomenti. È un sapere che mira più a fornire certezze che a dar voce ai dubbi.
Cosa possiamo farcene oggi di una scienza e cosa vorremmo farcene domani è una delle domande
che ci poniamo.
Nel ventesimo secolo è esistita una grande fiducia negli strumenti logici e deduttivi e nella
possibilità di elaborare una risposta al mistero della materia che non fosse autoritaria, dogmatica,
trascendente. La fine del secolo breve ha imposto la necessità di ripensare i fondamenti della logica
e ha dato per certa limpossibilità di conoscere appieno la materia naturale. Che cosa è accaduto
nellambito delle scienze sociali? E che cosa ne è stato di quella teoria della rivoluzione che, agli
occhi di molti, dalla sua “scientificità” ricavava un grado di certezza e di assertività pari, se non
addirittura superiore, a quello delle scienze naturali?
In una fase di aperto e sfacciato predominio delle grandi concentrazioni di mezzi, capitali e tecniche
di governo, con i loro imperativi e i loro tempi, sempre più accelerati, che ne è del percorso della
conoscenza, con tutti i suoi dubbi e i suoi arresti, e della scienza, con le sue crisi di paradigma, le
sue false piste, i suoi ricorsi?
<center>** - **</center>
Infine, facendo un salto indietro nel tempo, pensiamo di giocare con un bambino a “è una
scoperta o uninvenzione”.
Si sceglie una parola e si dice se si tratta di scoperta o invenzione.
Il sole, una scoperta, il tavolo, uninvenzione; il vento, una scoperta, la vela uninvenzione. Il
sorriso, una scoperta, no uninvenzione. È difficile, senzaltro è unoccasione per discutere.
Prendiamo ora per esempio questa sequenza:
<center>
![locandina]({static}/images/giphy.webp)
e questa immagine:
![locandina]({static}/images/pitainvenzione.gif)
</center>
La prima è una scoperta, la seconda è uninvenzione, nota sotto il nome di *teorema di Pitagora*.
Sono la stessa cosa?
Questa domanda è in parte la scienza di cui ci vorremmo occupare, una conoscenza che si
approssima alla realtà materiale.
Diamo per scontato che ci sia qualcosa da scoprire e che ancora non ne siamo del tutto capaci, ma
abbiamo delle ipotesi che riteniamo credibili. Non sono le uniche, le nostre. Sarebbe meglio che lo
fossero? Non ne siamo certi, forse non siamo nella condizione di discuterne. Nel campo della
conoscenza siamo in guerra, da tempo ma forse mai come ora. Anche capire chi sia questo “noi” è
difficile.
Nellelaborare unipotesi scientifica ci si può permettere di utilizzare le esperienze sociali, le
precedenti teorie, quegli strumenti logici che non cozzano con il buon senso, non molto di più. Le
teorie saranno messe a confronto con la materia che descrivono e in discussione dalle collettività
che le producono. Tante più e tanto più diverse verifiche saranno fatte quanto più si potrà dire che le
tesi sono valide. Per questo un presupposto fondamentale intrinsecamente legato alla scienza è che
questa non sia tenuta nascosta e che non siano negate le informazioni necessarie per effettuare tali
verifiche. Non si dice niente di nuovo né di rivoluzionario, questo è Galileo, che però si rimangiò le
parole per aver salva la vita, ma questa è unaltra questione. O forse no?
<center>{% img center http:/images/uno-300x211.png %} </center>
Tecnica
-------
Dal greco *techne* = arte, che rimanda a una radice indoeuropea, *tek* = tessere.
Tirare una riga netta tra scienza e tecnica è impossibile, probabilmente nessun confine ha mai una
netta ragion dessere; è però utile in questo caso cercare di capire le differenze, reali o artificiose
che siano.
Se definiamo la *tecnica* in relazione alluso di strumenti nell*interazione* con la materia possiamo
provare a definire la scienza come una sua astrazione avente lo scopo di *descrivere* la materia.
Dalla tecnica della navigazione nasce, per codifica, astrazione e formalizzazione, la scienza
astronomica. In una certa misura la tecnica è più dazione e la scienza più di contemplazione.
La commistione però è enorme e il tributo, non riconosciuto, che la Scienza (con la maiuscola) deve
alla tecnica lo è altrettanto. Prendiamo due esempi tratti da *Storia popolare della scienza. Minatori,
levatrici e “gente meccanica”* di Clifford Conner, un libro apparso in italiano presso Marco Tropea
Editore nel 2008.
“Le peculiari innovazioni che trasformarono la macchina a vapore in unefficiente fonte di energia
in grado di far funzionare i macchinari più diversi si debbono al lavoro di un modesto artigiano
dotato di mezzi limitati e di una scarsa istruzione, James Watt. Watt era un fabbricatore di utensili la
cui bottega era situata nelle vicinanze dellUniversità di Glasgow e fu proprio un professore di
questa università a chiedergli di riparare un modello di una delle macchine di Newcomen,
stimolando in lui il desiderio di migliorarne il progetto. Lartigiano stabilì che linefficienza era
dovuta alla massiccia perdita di calore che si verificava nel momento in cui il vapore si condensava
nel cilindro. La sua soluzione consistette nellaggiunta di un vaso separato in cui il vapore avrebbe
potuto condensarsi con lausilio dellacqua fredda senza però provocare il drastico abbassamento di
temperatura del cilindro principale.
Benché Watt fosse un artigiano lambiente accademico che lo circondava ebbe unindubbia
influenza su di lui, sebbene la portata di tale influenza sia stata spesso ingigantita. Watt era in
rapporti cordiali con Joseph Black, che allepoca insegnava chimica allUniversità di Glasgow. La
versione più nota vuole che la teoria del calore latente elaborata dal dottor Black abbia fornito a
Watt la chiave teorica per comprendere i limiti della macchina di Newcomen. Ma, come
puntualizzano McClellan e Dorn, la pretesa che Watt avesse applicato la teoria del calore latente di
Joseph Black per giungere allidea del condensatore separato è stata smentita dalla ricerca storica.
Inoltre, non si poté nemmeno cominciare a studiare scientificamente i sostanziali miglioramenti
meccanici apportati da Watt finché la sintesi della cinematica non sviluppò le appropriate tecniche
analitiche, nellultimo quarto del diciannovesimo secolo. La carriera di Watt diventa pertanto
lemblema del tipo di relazione che a quel tempo esisteva tra teoria e pratica: lidea che la
termodinamica deve alla macchina a vapore molto di più di quanto la macchina a vapore dovette
mai alla termodinamica è diventato luogo comune.
Il ferro e il vapore furono al centro della Rivoluzione industriale, ma non ne esauriscono le novità.
Così come i meccanici e gli operai metallurgici non furono gli unici artigiani del tempo ad
accrescere le conoscenze sulla natura. Abbiamo già citato i birrai in relazione alla scoperta del coke
come combustibile alternativo. Non si può dimenticare che fu lesperienza dei processi di bollitura
e condensazione dei liquidi su vasta scala, accumulata nella cantina di distillazione e nella salina
allorigine di una scienza quantitativa del calore. La teoria del calore latente di Joseph Black
10derivava dal tentativo di spiegare talune nozioni comunemente note ai distillatori: che è necessario
più calore per far evaporare completamente lacqua di quanto ne sia necessario per portarla al punto
di ebollizione e che il calore assorbito durante la fase di bollitura ricompare durante il processo di
condensazione del vapore” (pp. 401-402).
Possiamo dire che la tecnica è una scoperta e la scienza è uninvenzione?
<center>{% img center http:/images/cinque-285x300.png %} </center>
Tecniche digitali
-----------------
**3.1 Concentrazione**
Il sistema socioeconomico attuale, che vede il prevalere assoluto delle grandi concentrazioni di
capitale, tende a riprodurre nuclei di dimensione sovranazionale anche nellambito delle produzioni
di beni materiali e immateriali, e della loro distribuzione.
Di fatto, il capitalismo borghese è stato soppiantato da un capitalismo di stampo marcatamente
imperialista ove sopravvivono poche grossissime concentrazioni di capitali e di potere del tutto
sovranazionali. Un sistema di questo tipo vive della capacità di concentrare mezzi e risorse.
Nellambito del digitale questa tendenza si manifesta nella lotta tra i colossi dellIT: Google,
Amazon, Microsoft, Ibm (+ AliBaba) per accaparrarsi la gestione della più grossa fetta di dati
utilizzata dagli utenti del Pianeta, siano essi privati o imprese.
La concentrazione è essa stessa una guerra (il capitalismo in crisi è in continua guerra). È una
guerra feroce, i cui investimenti necessari probabilmente non si ripagano (ancora). Se è vero che
abbiamo di fronte un nemico sarebbe sbagliato pensare che questo sia al suo interno coeso e
pacificato. Pur quell1% vive sotto le regole della concorrenza e della conflittualità intercapitalistica
ove la legge della sopravvivenza scivola nella sopraffazione.
Come tutte le guerre, però, anche questa semina vittime civili e innocenti, di certo innumerevoli
anonimi addetti alla produzione del “ferro” ma anche in termini di perdita della capacità di reazione,
di autonomia, di lucidità, di subalternità al dominio.
Proviamo a fare una sommaria lista di cosa si fa, o si minaccia di poter fare, grazie alla grande
raccolta di dati digitali (altrimenti detta BigData):
- controllo statistico conoscitivo: seguendo trend semantici si monitora linsorgenza di casi di
interesse, eventi, malattie, rivolte. Lambizione è quella di costruire strumenti previsionali di
fenomeni di massa,
- controllo puntuale conoscitivo: una volta definito un soggetto target è possibile ricostruirne
spostamenti, gusti, abitudini, usi e costumi. Per ora non si va molto indietro nel tempo ma a mano a
mano le informazioni si accumuleranno. Con qualche artificio è possibile effettuare questo controllo
in tempo reale,
- determinazione statistica (statistica predittiva): con la profilazione si può pensare di proiettare a
ciascuno il mondo che più gli interessa o che gli è più affine. Lo fanno i motori di ricerca, lo fa le-
commerce, quando lo faranno i quotidiani potremo dire che ciascuno vivrà in un mondo del tutto
suo, il suo mondo preferito. La notizia più importante del giornale è quella che non leggo o che non
mi piace,
- determinazione predittiva: nella misura in cui il digitale assume valore assoluto di verità, se in
modo autoritario si censurano informazioni, persone, notizie, dati, temporaneamente o
definitivamente, si possono produrre censure o false verità difficili da svelare.
<center>{% img center http:/images/Screenshot_20180121-092150-169x300.png %} </center>
**3.2 Pervasività**
Per ovviare alla scarsa capienza delle prigioni senza voler venir meno al controllo e alla punizione
nel febbraio 2001 veniva emanato il Decreto Ministeriale 2/2/2001 che contiene le “*modalità di
installazione ed uso e descrizione dei tipi e delle caratteristiche del mezzi elettronici destinati al
controllo delle persone...*”. Si introduceva così nellamministrazione della giustizia luso del
braccialetto elettronico. Avrebbe permesso di seguire le mosse del reo, di controllare che non si
allontanasse dai percorsi concordati e di prevenire altri reati.
Oggi, a distanza di soli sedici anni, siamo tutti dotati di almeno un simulacro di braccialetto
elettronico che, tanto volontariamente quanto inconsapevolmente, ci portiamo dietro. La capacità di
resistenza è pressoché nulla, la conoscenza dello strumento pure. Larte di indirizzare le scelte e di
anticipare ogni desiderio, insita in questi oggetti, si sostituisce ai sistemi di controllo lasciando
ancor meno spazio mentale allelaborazione di teorie e pratiche materiali di lotta.
Strumenti “sociali” come FaceBook, Google e Whatsapp detengono una mappa delle relazioni, dei
gusti e degli eventi capace di aggiornarsi continuamente tale da far impallidire gli artefici del
controllo sociale delle società autoritarie del secolo scorso.
In un regime di seppur ristretta concorrenza e agendo direttamente sulle percezioni, questa nuova
branca del mercato è, come sempre ma con tempi che scorrono velocissimi, in cerca costante di
nuove frontiere ed emozioni che possano convincerci a continuare a offrire la nostra manodopera
volontaria e spesso non retribuita ma anche a pagare denaro sonante per mantenere linfrastruttura
di servizi altrimenti detti “gratuiti”. Le nuove frontiere del dominio corrono con la velocità che il
mercato e la costante ricerca di profitti impongono.
È vero però anche che prende corpo, tra i più giovani soprattutto, un substrato comunicativo e
creativo difficilmente immaginabile in un sistema verticale e che permette ad esempio al genio
sedicenne di [“tha Supreme”](https://open.spotify.com/artist/19i93sA0D7yS9dYoVNBqAA) di
crearsi un nutrito giro di fans in barba alle major discografico-musicali che ancora si affannano
dietro ai contest in stile X-Factor.
<center>
{% img center http:/images/6ich-300x187.png %}
</center>
Benché quindi sia indiscutibile che linfrastruttura tecnologica del digitale è studiata e programmata
in modo da risultare funzionale a un sistema di mercato fortemente centralizzato, non ci paiono
chiarissime al momento né la qualità né la potenza dei messaggi veicolati né la possibile
obsolescenza degli strumenti legata alla necessità di esplorare sempre nuovi terreni di
mercificazione.
<center>{% img center http:/images/Screenshot_20180121-085037-169x300.png %}</center>
**3.3 Lalgoritmo di Dio**
Oggi si sente molto parlare dalgoritmo. È unentità molto autorevole, trova le cose che cerchiamo
in rete, assegna gli insegnanti in scuole lontane da dove abitano, alza letà pensionabile, aiuta i
tribunali stabilendo cose fino a ieri impensabili come “chi ha scritto un testo” o “di chi è la voce in
una registrazione”. È potente ma, soprattutto, è indiscutibile. Se lo dice lalgoritmo è Vero, come la
parola di Dio.
In realtà è almeno dal Neolitico che uomini e donne si arrabattono con algoritmi e procedimenti vari
per studiare le stagioni, dividere i campi e scambiare il raccolto. Il fatto è che oggi
limperscrutabilità dei dati di partenza e la diffusa ignoranza sulle tecniche di analisi fanno pensare
che il giudizio della formula sia insindacabile.
Oggi lalgoritmo vuole trasferirsi negli oggetti della quotidianità comune (come il Genio nella
lampada di Aladino), e darà probabilmente vita a merci lontanissime, sul piano materiale,
13dallutilizzatore. Merci che si potranno sempre meno riparare e con cui uomini e donne saranno
sempre meno confidenti. Ciò genererà profitti, almeno in via temporanea, per chi tali algoritmi
produce e vende, ma si tratterà anche di strumenti contemporaneamente capaci di studiare il nostro
ambiente e le nostre abitudini più di chiunque altro.
La sfida, da parte di chi tiene le fila di questi processi, starà nellintelligenza (seppure artificiale)
che verrà impiegata nel trattare questi dati. Sarà possibile analizzare ammassi di dati
apparentemente disarticolati e non strutturati come oggi si fa con le forme e i rumori? Quale genere
di interconnessioni potrà emergere, nel caso, da un processo di questo tipo?
<center>{% img center http:/images/minecraft-open-computers-mod-300x169.jpg %}</center>
**3.4 Domanda a margine ma non marginale**
A fianco di tutto ciò è indispensabile porre una domanda poco tecnica ma molto concreta: fino a
quando loperaio schiavizzato cinese, indiano, coreano, forza-lavoro mondiale al servizio del
capitale multinazionale, vorrà tollerare di farcire del valore spremuto dalla sua fatica gli Ipad, i
cellulari, i microprocessori da lavatrice ma anche le turbine degli aerei da guerra e i missili
intercontinentali? Fino a quando la sua subalternità potrà garantire livelli di distribuzione della
merce pari a quelli attuali? Fino a quando i costi di smaltimento e bonifica dellinquinamento
prodotto da questo vorace consumo riusciranno a essere tenuti fuori dal computo globale dei
costi/benefici dellinvestimento di capitale? E, dopo, che cosa accadrà?
<center>
| 我就那样站着入睡 | Mi addormento, proprio così, in piedi |
| ------------- | -------------|
| 我就那样站着入睡 | La carta davanti ai miei occhi ingiallisce |
| 眼前的纸张微微发黄 | Con un pennino dacciaio la incido di un nero |
| 我用钢笔在上面凿下深浅不一的黑 | irregolare |
| 里面盛满打工的词汇 | piena di parole come officina, catena di |
| 车间,流水线,机台,上岗证,加班,薪水 |montaggio, |
|...... | macchina, libretto di lavoro, straordinari |
| | salari ... |
| | |Mi hanno addestrato a essere docile |
| 我被它们治得服服贴贴 |Non so come gridare o ribellarmi |
| 我不会呐喊,不会反抗 |Come lamentarmi o denunciare |
| 不会控诉,不会埋怨 | |
| 只默默地承受着疲惫 |So solo sfinirmi in silenzio |
| 驻足时光之初 | |
| 我只盼望每月十号那张灰色的薪资单 |Quando ho messo piede la prima volta |
| 赐我以迟到的安慰 |in questo posto |
| 为此我必须磨去棱角,磨去语言 |speravo solo che la grigia busta paga, |
| 拒绝旷工,拒绝病假,拒绝事假 |il dieci dogni mese, |
| 拒绝迟到,拒绝早退 |potesse donarmi un po di conforto |
| 流水线旁我站立如铁,双手如飞 | |
| 多少白天,多少黑夜 |Per questo ho dovuto smussare gli angoli |
| | e le mie parole |
| | |
| | Rifiutare di saltare il lavoro, |
| | Rifiutare le assenze per malattia, |
| | Rifiutare il permesso per questioni private |
| | Rifiutare di arrivare in ritardo, |
| | Rifiutare di andar via prima |
| | |
| | Alla catena di montaggio rigido come il ferro, |
| | le mani che volano |
| | Quanti giorni e quante notti |
| | È proprio così che mi sono addormentato in |
| | piedi? |
| | |
| | |
| | *20 agosto 2011* |
| | *Xu Lizhi, operaio della Foxconn* |
</center>
<center>{% img center http:/images/MALAMILANOTempoDelLavoroL.gif %}</center>
Trasmissione del sapere
-----------------------
In quali luoghi si fa scienza? Dove e quando si sviluppano le tecniche? Come si tramanda
lesperienza in modo che possa essere costantemente rielaborata, affinata e messa a confronto-
scontro?
Listituzione ufficialmente delegata a compiere gran parte di questa funzione è la scuola. In maniera
articolata e differenziata nei suoi vari gradi e ordinamenti, la Scuola introduce “i suoi studenti” alle
conoscenze e ai valori ritenuti socialmente utili. È ben vero che le trasformazioni sociali precedono
sempre la capacità della Scuola di adattarsi e che questa rischia di risultare gioco forza sempre
inadatta alle necessità del presente. Però, pur non essendoci mai stata scuola che non potesse
sembrare “vecchia” o passibile di migliorie, questa ha raramente mancato di essere funzionale alla
riproduzione di soggetti dediti alla produzione. Forme e contenuti della scuola hanno
necessariamente interpretato il ruolo che il mercato del lavoro richiedeva, facendo con ciò una cosa
scontata, preparando cioè i più giovani a diventare adulti senza mettere in discussione lo stato delle
cose, istituzione di una società che tende a riprodurre se stessa.
Listituzione scolastica ha sempre rispettato la divisione in classi sociali, la divisione del lavoro, i
valori della disciplina, della dedizione e del rispetto dellautorità. I casi, rari ma non inesistenti, in
cui ha saputo essere terreno di sperimentazione della trasmissione ed elaborazione del sapere al di
fuori dei canoni ufficiali non hanno mai avuto alcuna possibilità di affermarsi anche quando
sapevano dimostrarsi più efficaci o quanto meno più ricchi. Da questo punto di vista la scuola è stata
sempre un terreno di scontro tra chi voleva conservare lo stato di cose presenti e chi voleva
cambiarlo. E oggi? A che punto è questo scontro? Quale scuola abbiamo di fronte?
Nel n. 1 della rivista “Gli Asini” Luigi Monti ipotizza una risposta:
«La scuola non è ancora morta solo perché i principi in base ai quali vengono eretti poteri e
istituzioni possono essere già scomparsi, ma le istituzioni e il potere non scompaiono se non vi sono
costretti. Così quel che è morto, diceva Buber, può dominare ancora a lungo su quel che è vivo. Ma
la scuola è già morta perché quotidianamente muoiono in essa il senso critico ed estetico, morale e il
desiderio di rivolta. La scuola è morta perché le categorie con cui labbiamo pensata e continuiamo
a pensarla sono saltate, e i modelli che descrivono la nostra idea di scuola non hanno più un
orizzonte sociale che conferisca loro significato.»
O ancora, nelle ultime tesi degli *Appunti per una riflessione collettiva su apparati educativi e
sistema scolastico* del [gruppo Franti](https://franti.noblogs.org/):
«**La scuola nella prospettiva della cultura neoliberista**
17) Uno dei fenomeni più appariscenti delle strategie del potere e delle sue sperimentazioni è il
passaggio dalla scuola della disciplina (caratteristica della scuola in epoca fordista) alla scuola della
sorveglianza, del controllo, anche nel momento in cui la scuola perdeva la sua centralità come luogo
della formazione professionale. Lapproccio disciplinare è tendenzialmente valutativo e si dà ex-
post, a cose fatte; lapproccio di controllo è processuale e dinamico e non te lo scrolli mai di dosso.
18) La svolta neoliberista delle società capitalistiche ha le istituzioni educative come obiettivo
centrale.
È listruzione il campo sul quale un nuovo modello sociale si deve imporre: centralità dellimpresa,
misurazione quantitativa, formazione di una nuova soggettività devono avere le istituzioni
scolastiche come protagoniste.
19) Unaltra ragione dellimportanza che fa dellistituzione scolastica un perno dellorganizzazione
della società è che, nella fase nella quale si afferma il capitalismo cognitivo e tendenzialmente la
produzione immateriale diventa prevalente, lapparato educativo si trasforma in un settore
immediatamente produttivo.
20) La svolta di questa nuova configurazione dellistituzione scolastica avviene a livello europeo
con la conferenza di Bologna del 1999, dove viene definito uno spazio continentale dellistruzione
con lintroduzione del sistema dei crediti come tentativo dimporre la misurazione quantitativa del
sapere e, nello stesso tempo, avviare processi di differenziazione nella formazione. In Italia, per
quanto riguarda listruzione, ladozione del modello neoliberale avviene, in modo organico, con la
“scuola dellautonomia”, che introduce un modo nuovo di organizzare i singoli istituti per
rispondere alla crisi della scuola di massa e delle sue finalità. Muovendosi nella direzione della
formazione di un soggetto flessibile, in sintonia con le esigenze del mercato e disponibile ad
inserirsi nelle sue pieghe, questo modello garantiva una limitata ma significativa differenziazione e
competizione tra gli istituti, che rivolgevano unofferta formativa appetibile a studenti e famiglie,
considerate sempre di più come clienti allinterno del mercato dellistruzione.
21) Al modello fordista dellistruzione e ai suoi obiettivi (formare il lavoratore a vita e il cittadino
integrato nello Stato) si sostituisce il modello neoliberista con la formazione del lavoratore precario
(flessibile, sia nei tempi sia nelle mansioni, intermittente, enormemente ricattabile). Il lavoro si
trasforma da “diritto costituzionale”, per stare alla definizione che lo Stato stesso ne dava, a dovere
dellindividuo indebitato. Da qui, per un verso la precarizzazione del personale già in opera, per
laltro lincertezza più assoluta, fino allemergere del ruolo del “lavoro volontario”.
22) In questo senso il merito diventa strumento fondamentale, allinterno dellideologia neoliberista,
per formare il soggetto imprenditore di se stesso, in continua concorrenza con gli altri: la
valorizzazione del “capitale umano”.
23) Cambiano anche le forme dintegrazione: sostituire sempre di più allinsegnamento soggettivo,
partecipato, una strumentazione anonima, standardizzata; generalizzare le forme della valutazione
quantitativa, passare dal sapere al saper fare, dal pensiero allinformazione.
24) Per ottenere questi risultati è fra laltro necessaria la dissoluzione della figura dellinsegnante,
della sua specificità, della sua autonomia culturale e la sua sostituzione da un lato con
strumentazione tecnologica, dallaltro con la progressiva dequalificazione della sua professionalità
(un po come il passaggio dal lavoratore professionale al lavoratore generico nella fabbrica fordista)
unita a forme di crescente esternalizzazione-appalto di funzioni...»
Sostenere che la scuola scompare anche dal terreno del conflitto e sopravvive a se stessa come per
inerzia è unaffermazione drastica e radicale. Nello stesso tempo è pur vero che la scuola resta
(ancora) uno degli ultimi luoghi con una organizzazione rigida dello spazio e del tempo, non avendo
ancora ceduto del tutto alla parcellizzazione dei soggetti, dei luoghi, dei tempi e della
organizzazione del lavoro e anche, non trascurabile, resta un luogo dove si maneggia la miscela
esplosiva della conoscenza, seppur edulcorata e resa innocua dalle indicazioni ministeriali. Insomma
anche se oggi non lo è, la scuola potrebbe forse tornare a essere un terreno di scontro, seppure
diversamente da come fu negli anni Settanta.
17Resta il fatto che, come che sia, il sapere si trasmette, si scambia, e così sarà sempre. Vi sono tante
occasioni, metodiche, approcci diversi e la stessa condivisione della conoscenza è oggetto di studio
e sperimentazione. Confrontarvisi è uninevitabile necessità. Capire cosa non va nella scuola non è
un modo di migliorarla, questa scuola va benissimo così comè. Solo intervenendo sullintero
sistema delle relazioni sociali è possibile pensare a un luogo della trasmissione del sapere che sia
realmente diverso. Ma per non prendersi troppo in giro è anche necessario avere una benché minima
idea in che cosa questa differenza potrebbe consistere. Di qui viene limportanza del lavoro sulla
trasmissione del sapere.
[PDF]({static}/pdfs/LOST_RFC_01.pdf)

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Title: Contatti
**Come trovarci**
Per contatti LOST si trova ogni primo giovedì del mese ore 18 alla Calusca City Lights in via Conchetta 18 a Milano
INFO: lost@inventati.org
BLOG: https://lost.abbiamoundominio.org
Archivio Primo Moroni: archiviomoroni@inventati.org
Libreria Calusca: libreriacalusca@yahoo.it
tel: 02 5810 5688

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@ -0,0 +1,421 @@
Title: LOST o del disequilibrio
Date: 2018-10-17
Tags:
Slug: disequilibrio
LOST o del disequilibrio
------------------------
**Premessa**
Quelle che seguono sono alcune considerazioni nate dopo i primi due cicli di LOST. Non
costituiscono una premessa agli incontri dei cicli successivi né, tanto meno, vogliono essere una
sintesi dei precedenti. Si tratta di osservazioni intese ad arricchire le [ipotesi iniziali]({filename}/pages/RFC.md) del progetto,
scaturite dal riascolto degli incontri svoltisi presso il CSOA Cox18[ref]A organizzare LOST, i cui primi due cicli dincontri si sono tenuti presso il CSOA Cox 18 nella prima metà del
2018, sono stati: il centro sociale stesso, il collettivo Ippolita, lhacklab UNIT, la Calusca City Lights e lArchivio
Primo Moroni.[/ref].
Lattività scientifica consiste nellipotizzare determinati schemi interpretativi, pur con la
consapevolezza che nessun modello potrà comprendere la materia del mondo. Ci si orienta quindi
per approssimazioni successive e inevitabilmente capita che ci si sbagli, ma non per questo si deve
ricominciare da capo né rinunciare del tutto.
Contemporaneamente anche la politica, intesa come attività volta a trasformare il mondo, necessita
inevitabilmente di un modello interpretativo che, a differenza di quanto si poteva pensare ai tempi
in cui la scienza aveva un assetto deterministico, sarà traballante e lacunoso.
Partendo da questi limiti (che sono innanzitutto di chi scrive) possiamo cercare di capire cosa sta
avvenendo nel campo tecnico-scientifico considerando il ruolo degli attori, la storia precedente e
facendo delle ipotesi -seppur timide- sulle possibili evoluzioni. Interesserà quindi la fenomenologia
dellimpatto delle nuove tecnologie (dove il digitale la fa da leone ma non è solo) ed anche la loro
sostanza, sia materiale che organizzativa.
Interesserà sapere chi paga e chi guadagna con tutto ciò, essendo assai evidenti i grossi interessi in
gioco, ma anche “cosa” e “come” si paga e si guadagna, inquantoché non è detto che la posta in
gioco sia solamente economica e/o materiale.
Interesserà capire come accade che un meccanismo (tecnico o comunicativo) funzioni più di altri
dal punto di vista della produzione di consenso e dove ciò possa portare, con particolare attenzione
alla politica di cui si parlava prima[ref]Cfr. LOST 1.5, [Gamificazione e neuroscienze cognitive]({filename}/blog/eventi/20180418_Gamificazione.md).[/ref].
Inevitabilmente linterrogativo arriva poi a come la politica (nellaccezione sopra detta) agisce su
questo terreno. Ci sono sistemi che vanno costantemente alimentati dal punto di vista energetico,
sistemi che una volta innescati si autoalimentano e sistemi in cui improvvisamente si determina un
mutamento radicale degli equilibri, una trasformazione di stato non casuale ma che può dar luogo a
sviluppi imprevisti. È inutile negare che è proprio questultima eventualità a offrire le prospettive
più interessanti in vista di un mutamento dello stato di cose vigenti.
È molto difficile sapere dove esattamente si è, ma porsi una domanda del genere è già qualcosa.
**LOST e il convitato di pietra**
In ogni esposizione è buona norma indicare il campo preso in considerazione e i suoi eventuali
limiti. Vediamo quindi di dire subito di cosa il LOST non si è occupato, affinché si possa pensare di
recuperare in futuro o decidere consapevolmente di lasciar perdere.
Fra tutte le scienze e le tecniche, LOST si è occupato prevalentemente del digitale, informatica,
networking e applicazioni connesse. Indiscutibilmente si tratta del fenomeno oggi più appariscente
e, probabilmente, dotato del maggiore impatto sulle nostre vite. Ciò non toglie che sia esso stesso
figlio di alcune trasformazioni tecnologiche nel campo della microfisica e della scienza dei
materiali che, per fare un solo esempio, hanno permesso lestrema miniaturizzazione delle memorie
e dei processori a costi accessibili per un mercato di massa.
Dove e come la ricerca di questa scienza si svolga è importante per conoscere le dinamiche sottese a
quegli epifenomeni che costituiscono la nostra prima base di osservazione. Le *server farm* sotto il
ghiaccio del polo o le transazioni finanziarie ad alta frequenza potrebbero sembrare un dato di fatto
mentre non lo sono per nulla.
Ogni sistema esplica la sua potenza per mezzo della trasformazione dellenergia. Le relazioni
politiche internazionali si sono, almeno dallinizio del Novecento, attorcigliate attorno alle risorse
energetiche e, ancora oggi, gli Stati entrano in guerra per poter costruire un gasdotto, ma ciò non
toglie la pregnanza della domanda: quelle del metano e del petrolio sono le fonti energetiche e le
tecnologie che meglio si confanno alle nostre vite? Senzaltro la produzione di energia elettrica per
mezzo di combustibili fossili impone grosse concentrazioni di risorse, richiede unampia delega al
fornitore e produce notevoli dipendenze dalla fonte, cosa che alla Politica con la P maiuscola,
quella degli Stati e dei *media mainstream*, non dispiace affatto perché definisce precisi ambiti e
flussi di potere.
Un altro aspetto che non è stato finora messo sufficientemente in risalto da LOST è quanto accade
nel mondo della produzione, ciò vien chiamato *Business to Business*. Che ne è degli apparati di
elaborazione dellinformazione delle piccole e grandi imprese? Che ne è dei software che regolano
le transazioni commerciali di merci / denaro / eserciti? Che cosa sono divenuti oggi il tecnico
informatico, lanalista programmatore e anche lanalista finanziario? Che gradi di libertà hanno
queste figure, quando si confrontano con uninfrastruttura esternalizzata che vedono come un
*servizio*? E quindi, infine, chi controlla questinfrastruttura e ne assicura la manutenzione?
Limpressione è che, similmente a quanto accade al privato cittadino quando si dota di uno
smartphone che non può neanche più spegnere, così limpresa si affidi sempre più a strumenti sul
cui funzionamento non sa più nulla, cedendo così un ennesimo residuo di autonomia al monolito
della tecnologia, ancor prima di entrare nellarena del mercato.
Interessa, si è detto, capire il giro del fumo: chi paga chi per fare cosa. Cè chi attribuisce una
connotazione volgare e retrò a un simile approccio, ed effettivamente una serie di vicende politiche
abbastanza recenti hanno dato fin troppo peso al lato economico della vita delle persone. Ma se
delleffettiva utilità di un approccio come quello qui brevemente indicato si potrà dire solo a
posteriori, almeno dobbiamo fare lo sforzo di non dimenticare *mai* i lavoratori della Foxconn, della
cui fatica ci gioviamo quando prendiamo un passaggio con BlaBlaCar.
Potrebbe essere utile indagare anche gli effetti delle tecnologie sullurbanizzazione e sulla
trasformazione del contesto sociale nel suo complesso. Come potrebbero reggere megalopoli da
30Mil di abitanti senza un uso *industriale, capitalista, mercificato* della tecnologia? Quanto il modo
dellabitare / convivere / organizzarsi come individui associati delega oggi alla tecnica? E, ancora,
quali sono gli effetti di modelli di mercato, questi sì del tutto nuovi, tipo Uber o AirB&B sul
contesto urbano?
Infine a LOST vale chiedersi *chi è* e dovè finito lutente finale, lattore intermedio, il *villico* che,
pur non essendo potente, non è per nulla ignorante? Anzi è proprio la storia della scienza a
insegnarci che è dalle piccole officine che le migliori soluzioni arrivano alle accademie[ref]Clifford D. Conner, *Storia popolare della scienza. Minatori, levatrici e “gente meccanica”*, Tropea, Milano, 2008.[/ref].
Una riappropriazione collettiva della conoscenza e della capacità di *fare* è premessa
imprescindibile, e al contempo auspicabile e benefico effetto, duna capace lotta contro gli
strumenti che aggrediscono le nostre vite.
Ora torniamo al dunque, che è un bel dunque.
**Diffusione degli strumenti a tecnologia digitale**
Oggi la diffusione di Internet è senza pari, probabilmente nella storia dellumanità non ci sono
esempi di una tecnologia così uniformemente e capillarmente diffusa. Si può stimare a tre miliardi e
mezzo il numero di smartphone in uso attualmente nel Pianeta, prodotti da un certo numero di
marchi diversi che, però, non supera i duecento[ref][https://it.wikipedia.org/wiki/Lista_di_produttori_di_telefoni_cellulari](https://it.wikipedia.org/wiki/Lista_di_produttori_di_telefoni_cellulari)[/ref]. Al di là degli aspetti più strettamente tecnici, è un
fatto rilevante che la gran parte delle informazioni scambiate tra le persone attraverso la rete viene
filtrata dai collettori dei social principali.
Google, facebook, Twitter, Instagram, WhatsApp, ... sono il punto di arrivo o di partenza della
maggior parte delle interazioni rete/utente del “vecchio mondo”. Le multinazionali che li
possiedono, di fatto, maneggiano una quota enorme dello scambio mondiale di informazioni tra
privati.
Di qui la nascita di una nuova tipologia di marketing votato alla promozione commerciale di
prodotti materiali o ideologie che, viste le dimensioni della platea e le possibilità di segmentarla con
grande precisione, va rapidamente erodendo lo spazio tradizionalmente occupato dalla carta
stampata e dai network radio-televisivi. È quanto viene definito *mercato consumer*.
Parallelamente, e similmente, le diverse soluzioni di *cloud* professionale (Google Cloud Platform,
Amazon Web Services, Microsoft OneDrive) tendono ad accaparrarsi il *mercato business*, cioè la
sezione dei contenuti informativi e degli applicativi dellapparato industriale e produttivo del
Pianeta. Dati grezzi, DataBase, Gestionali, sistemi di posta aziendale, ma anche software
applicativo, implementazioni di sistemi di intelligenza artificiale, tutto ciò viene tolto dalle sale dati
un tempo gestite dalle stesse aziende e trasferito su supporti collocati in un non-luogo chiamato
*cloud*. Il risparmio è spesso relativo mentre la delega nella gestione, nella scelta delle soluzioni
applicative, nella manutenzione del *ferro* e di quel che contiene è totale. I beneficiari sono
grossomodo sempre gli stessi pochi attori che tendono a spartirsi il mercato mondiale della
comunicazione.
Grazie a ciò una fetta crescente delle transazioni commerciali ed economiche può passare attraverso
sistemi di vendita online, ragion per cui vanno affermandosi diverse *valute* digitali, oggi ancora
incerte se affidare la propria garanzia a unautorità monetaria (*ethereum*), a un bene materiale
(*petro*) o alla comunità degli utenti (*bitcoin*)[ref]Cfr. LOST 2.1, [Blockchain]({filename}/blog/eventi/20180506_Blockchain.md).[/ref].
In pratica, un numero ridottissimo di multinazionali ha in mano la gran parte delle comunicazioni
(tra privati, tra privato e azienda, tra azienda e azienda), delle transazioni commerciali e delle
funzioni di trattamento ed elaborazione di tutto questo enorme flusso comunicativo. Questo pugno
di multinazionali, oltre a trarci del profitto, impone gli standard operativi, le soluzioni tecnologiche,
tariffe e quindi anche le tecniche di sfruttamento e disciplinamento del lavoro.
Che tutto questo sia in mano a imprese private può produrre situazioni di attrito con gli Stati
nazionali che perdono, nei fatti, le prerogative proprie della forma-Stato per come è stata finora
intesa in Occidente; non può quindi stupire che questi soggetti statuali cerchino variamente di
difendersi, di aggirare il predominio sovranazionale delle *corporation* o, alternativamente, di usare
in modo indipendente questo tipo di tecnologie.
Per esempio, il governo dellIran ha provato a sviluppare un *simil twitter* nazionale e a caricare di
costi luso di Twitter per cercare di rimediare alla propria mancanza di controllo che su questo
*social*[ref]Cfr. LOST 2.2, [Piano dazione contro il dominio dei monopolisti]({filename}/blog/eventi/20180516_Facebook.md).[/ref]. Mentre il governo indiano ha introdotto una forma di schedatura dei cittadini per mezzo
della *Tecnologia del numero unico*, introdotta come volontaria nel 2004 ma divenuta obbligatoria
tre anni dopo. Oggi con questo sistema sono censiti (*schedati*) più di un miliardo di indiani. Anche
la Cina ha adottato la soluzione indiana, legandola inoltre a un sistema meritocratico. Un sistema
simile è usato pure da Estonia e Svezia. Questultima, coniugando le tecnologie informatiche e la
cybernetica, sta sperimentando un sistema di chip sottopelle per legare indissolubilmente il *numero
unico* alla persona[ref]Cfr. LOST 2.3, [Alcune tendenze totalizzanti nella società artificiale]({filename}/blog/eventi/20180527_TendenzeTotalizzanti.md).[/ref].
Nel 2009 si è tenuto un meeting in ambito UE per trattare dellintercettazione delle chiamate
Skype[ref]Cfr. LOST 2.2, [Piano dazione contro il dominio dei monopolisti]({filename}/blog/eventi/20180516_Facebook.md).[/ref].
Nel 2017, a Ischia, si è svolto il primo summit del G7 al quale, insieme con i ministri dellInterno
dei sette Paesi più industrializzati del mondo, hanno partecipato i rappresentanti di quattro imprese
private: facebook, Google, Microsoft e Twitter[ref]Cfr. LOST 2.3, [Alcune tendenze totalizzanti nella società artificiale]({filename}/blog/eventi/20180527_TendenzeTotalizzanti.md).[/ref].
In Italia sono stati recentemente stanziati 30 milioni di euro per facilitare le aziende nellaccesso
alle nuove tecnologie, cioè per permettere agli imprenditori di capire che cosa possono farsene
guadagnandoci, il che corrisponde esattamente al finanziamento di quella fase di analisi del ciclo
produttivo che va conteggiata tra i costi dellinnovazione, con buona pace dei neoliberisti teorici del
capitalismo puro.
Ancora in Italia, il Movimento 5 Stelle propone una piattaforma para-social per la gestione della
vita politica e della cosa pubblica.
E così via...
Daltra parte il predominio di alcune come si è detto, pochissime *corporation* nella
manipolazione dei contenuti informativi scambiati su Internet espone lutente privato a tre diverse
tipologie di “attacco” da parte dellintermediatore, secondo una scala di sua crescente forza di
dominio: negazione (espulsione dalla rete), controllo (raccolta dati e informazioni, tracciamento,
profilazione), raggiro (modifica delle informazioni sulla base delle caratteristiche o dellidentità
dellutente)[ref]Cfr. LOST 2.2, [Piano dazione contro il dominio dei monopolisti]({filename}/blog/eventi/20180516_Facebook.md).[/ref].
Contemporaneamente a una pressoché completa omogeneizzazione degli strumenti usati per
veicolare questo genere di informazioni marche e modelli di PC e telefoni sono gli stessi su scala
globale , si assiste a una enorme riduzione delle capacità di controllo, manipolazione, adattamento
dello strumento tecnologico da parte del suo utilizzatore, singolo o collettivo che sia.
**Tecnologia come merce (rapporto tra tecnologia e capitalismo)**
In una economia di mercato anche la tecnologia è una merce, ciò significa che ha determinati costi
(ricerca, sviluppo, limplementazione), ha tempi di messa in produzione, necessita di un mercato,
ovverosia di acquirenti solvibili, e infine, oltre a ripagare le spese, deve generare degli utili secondo
tassi tali da permettere allintero ciclo di riprodursi ed espandersi. Per riuscire in tutto ciò, si deve
anche organizzare e non è lultimo dei problemi una vasta massa di operatori secondo sistemi di
messa al lavoro e disciplinamento che siano conformi allassiomatica complessiva.
Come tutte le altre merci, ogni innovazione mira a giocare sul tempo e ad approfittare di una
temporanea predominanza materiale per battere la concorrenza. Vi è quindi la costante necessità di
una messa a valore dell*innovazione tecnologica*. Questo risultato si ottiene agendo su due piani:
~~~~
(1) la creazione e il mantenimento di un numero adeguato di utenti, clienti e lavoranti
(opportunamente formati, fidelizzati e disciplinati)
(2) la gestione della concorrenza (previsione delle altrui mosse, confronto e imitazione)
~~~~
A ogni produttore è ben chiaro che quando le sue esclusività saranno in mano ad altri, i margini di
profitto di cui gode non potranno che diminuire. Ciò vale sia per la materia tecnologica sia per le
implementazioni duso via via crescenti che questa permette, ma vale anche per la massa critica
degli utilizzatori. In meno di ventanni facebook ha conquistato più di un miliardo di utenti, e gode
per questo di una posizione fortemente predominante. Sa però che altrettanto velocemente potrebbe
dover lasciare il posto ad altre tecnologie e ad altri sistemi (cosa che forse sta già avvenendo).
La messa a valore di un prodotto che è anche un *marchio* sottoposto al mercato borsistico presenta a
sua volta due piani distinti. Uno produttivo commerciale: la valorizzazione di una merce che
permetta di estrarre profitto da un investimento mediante la compravendita, e un piano finanziario[ref]Una relazione forte tra la tecnica e lesplosione della cosiddetta finanziarizzazione cè. Solo una tecnica di
interconnessione in tempo reale su lunghe distanze poteva permettere il passaggio dalle borse delle “grida” alle
piazze borsistiche moderne. Lafflusso iniziale dei capitali finanziari ha invece una storia diversa ed è legata a
quella che a suo tempo fu chiamata crisi petrolifera, che fu crisi per qualcuno ma non per qualcun altro.[/ref]:
la valorizzazione della rendita del capitale per i titoli cosiddetti *tecnologici* è spesso determinata
dalla massa degli utenti e dal trend di crescita. In virtù della strutturale evanescenza del prodotto, il
titolo tecnologico è un ottimo generatore di *bolle* finanziarie. Questo per dire che non bisogna mai
dimenticare leterogenea composizione del capitale e le oscillazioni tra le sue diverse anime.
In un sistema a economia capitalista, sistema che per sua natura è perennemente in disequilibrio, la
concorrenza, similmente a quanto fanno i differenziali dei tassi di sfruttamento, dà luogo a quei
vantaggi marginali che derivano da posizioni di predominio e che permettono di avvantaggiarsi
temporaneamente sul mercato. Da un lato il capitale complessivo si lancia nello sfruttamento di
nuove “frontiere” mercantili (nuovi bisogni, nuovi prodotti, nuovi consumatori), lavorative (nuova
forza-lavoro) e di risorse naturali (agrobusiness, estrattivismo), occupando quelle regioni del mondo
che gli garantiscono più alti tassi di sfruttamento e minore attenzione alla salute delle persone e
allambiente, essendovi ammesse tecniche produttive estremamente nocive ma redditizie. Dallaltro
lato i diversi capitali, con dietro i rispettivi Stati, sono costantemente impegnati in una spietata
concorrenza reciproca. In entrambi i casi il sistema tende a tornare verso una situazione di equilibrio
e di saturazione che riduce progressivamente i margini di profitto fino a farli scendere sotto il livello
necessario a impedire il collasso.
Linnovazione tecnologica rientra pienamente in questo tipo di ciclicità. Lintroduzione di una
tecnologia nel processo di valorizzazione, sia essa intesa come come mezzo di produzione o come
merce finale, ha dei costi che sono sia di ricerca tecnica sia di analisi del ciclo produttivo in
relazione al nuovo mezzo di produzione, per meglio sfruttare le sue potenzialità. Si tratta di
frammentare, per scoprire fino a che punto si possono parcellizzare e automatizzare le fasi del
lavoro. Questa attività va sotto il nome di Intelligenza Artificiale, ma a ben vedere non è molto
diversa da quanto accadde con gli spilli di Adam Smith[ref]Cfr. LOST 1.3, [Genealogia del tecno capitalismo]({filename}/blog/eventi/20180318_Genealogia.md).[/ref]. Si tratta di costi che alla fine della fiera
devono generare dei profitti prima che si vanifichino per effetto della stessa concorrenza[ref]La concorrenza può portare anche a fenomeni daltro tipo. Per esempio, quando WhatsApp inizia a cifrare le
comunicazioni, forse lo fa per scaricarsi dalla responsabilità giuridica di detenere il contenuto di terabyte di
messaggi (cit. Vecna, LOST 2.2), ma forse anche perché è fortemente incalzato dal suo acerrimo avversario Telegram, che ha fatto
da subito della cifratura delle comunicazioni la propria bandiera.[/ref]. Se la
concorrenza intercapitalistica è lanima delleconomia, benché tenda a ridurre progressivamente il
vantaggio tecnologico e con esso il saggio di profitto, in un sistema monopolistico puro (come non
è quello attuale) che cosa succederebbe? E in un sistema para-monopolistico come quello chesiste
oggi? Non a caso gli Stati-nazione, in quanto espressioni più o meno salde di borghesie locali più o
meno “storiche”, oscillano tra ammirazione, imitazione e allarme, temendo di perdere il controllo
della conoscenza e di ridursi a fare da guardiani di un impero più grande[ref]Cfr. LOST 2.4, [Narrazioni del neoliberismo]({filename}/blog/eventi/20180530_ProgNeoLib.md), dibattito.[/ref]. Comunque sia, gli effetti
delle trasformazioni tecnologiche vanno sempre esaminati nella loro dimensione temporale,
allinterno di un ciclo di valorizzazione che ha una dinamica oscillatoria.
<center>-.-</center>
Una domanda ancora apertissima è in quale misura (e se) queste tecnologie abbiano prodotto
tipologie di merce realmente diverse. O, per formulare meglio la domanda: che cosa è realmente
valorizzato da queste tecnologie? Qui corre tutta linterrogazione intorno al “lavoro immateriale”,
per esempio analizzato da Guglielmo Carchedi[ref]Si veda il suo saggio intitolato *Sulle orme di Marx, lavoro mentale e classe operaia*, Quaderni di Contropiano,
Napoli, 2017.[/ref], come anche da Formenti[ref]Cfr. LOST 2.4, [Narrazioni del neoliberismo]({filename}/blog/eventi/20180530_ProgNeoLib.md)[/ref], nonché oggetto di
attenzione costante da parte della scuola operaista.
Per meglio orientarsi nella ingarbugliata matassa che avvolge questo tipo di oggetti teorici, forse
conviene distinguere tra strumenti tecnologici “ludici” (per es. i social), luso dei quali è frutto di
una scelta volontaria (seppur indotta), e strumenti (come per esempio quelli di controllo dei tempi)
che vengono imposti da chi acquista la forza-lavoro per usarla produttivamente (il computer per chi
lavora scrivendo, il braccialetto elettronico per gli addetti della logistica, lapp per il rider). Talvolta
le due cose coincidono o si scambiano le funzioni: per esempio luso di WhatsApp per coordinare i
gruppi di lavoro in alcuni contesti professionali è imposto, col risultato immediato di estendere di
fatto, ma non di diritto, la reperibilità allarco delle 24 ore per 7 giorni alla settimana[ref]Uninteressante descrizione di questo genere di fenomeni emerge dallattività dei cantieri socioanalitici raccontati
da Renato Curcio nel suo *L'egemonia digitale. L'impatto delle nuove tecnologie nel mondo del lavoro*, Sensibili alle
foglie, Roma, 2016[/ref]. Si deve
contemporaneamente riconoscere che il carattere implicitamente impositivo della tecnica lascia
sempre meno spazio alla scelta volontaria. Diventa sempre più difficile, per esempio, aprire un
conto corrente senza associarlo a un numero di cellulare e a uno smartphone, mentre di fatto alcune
transazioni (come laddebito dello stipendio ma anche dei *voucher* per i lavori intermittenti) sono
indissolubilmente legate a un IBAN bancario.
Nellanalisi dei soggetti coinvolti nel campo di cui stiamo trattando, è utile chiedersi che ne sia
della figura del “tecnico” e domandarsi come avvengano lanalisi degli obiettivi, lo sviluppo, il test,
la messa in produzione di questo genere di innovazione tecnologica; se esista una pianificazione
strategica o se si sia ancora in una fase di ricerca; infine, quanto siano coinvolti istituti di ricerca
pubblici, di che natura siano gli investimenti che sostengono queste trasformazioni. Per esempio, in
alcun casi come lIndia e la Cina, si direbbe vi sia un diretto apporto statale nel finanziamento e
nellindirizzo delle scelte tecnologiche, in altri apparentemente meno, anche se bisognerebbe
verificare il nesso tra la ricerca militare e gli impatti sociali della tecnologia, visto che la ricerca
militare è ancora una prerogativa dellapparato statale.
Infine, vale considerare che la genesi e definizione dei protocolli tecnologici implica lesistenza di
un controllo standardizzato delle regole dello strumento prima ancora che del contenuto del
messaggio, Ciò vale per tutti i *social* ma anche per i *cloud* aziendali, che impongono in maniera
molto rigida le loro soluzioni.
<center>-.-</center>
Le tecnologie digitali hanno un forte impatto sul concetto di *gratuità* e sulla sua pratica:
- su internet (ma non solo) la gratuità è un paradigma oramai abbastanza scontato. Ci si aspetta
sempre che esista un minimo livello di accesso ai servizi online in forma gratuita o che esista
almeno un software gratuito che risponda a qualsiasi necessità. In realtà linvestimento per la messa
in opera dei servizi online è grosso e i costi di mantenimento delle piattaforme *social* sono
abbastanza elevati. Perciò, se la gratuità è un modo per generare la massa critica di utenti necessaria
per entrare nel gioco ed è un modo per accrescere il capitale finanziario aumentandone il corso sul
mercato azionario mondiale, daltra parte questo po po dinvestimento è necessario che renda
qualcosa, donde la necessità di valorizzare il BigData. Si è quindi aperto il torneo per vedere chi
meglio saprà utilizzare limmensa mole di dati che i sistemi di oggi sono in grado di collezionare.
* Microsoft ha acquistato GitHub per 7 miliardi di USD e paga 1000 sviluppatori perché ci scrivano
codice free. È un investimento consistente sulla gratuità.
* Viceversa i due maggiori quotidiani online pubblicati in Italia hanno da poco e più o meno
contemporaneamente smesso di essere del tutto gratuiti. Evidentemente i milioni di contatti al
giorno non fruttavano abbastanza in termini di entrate pubblicitarie o di raccolta dati. Sarebbe
interessante vedere oggi qual è landamento degli accessi.
- immaginando la profilazione come una forma di pagamento per servizi *gratuiti*, si vede a che
punto siano state monetizzate la vita e le emozioni.
- i servizi / software gratis ricordano molto la caduta tendenziale del saggio di profitto di marxiana
memoria. Essendo questa famosa caduta una premessa alla crisi capitalista, ci possiamo aspettare un
momento di rottura ulteriore?
- resta aperta e oggetto di studio da parte degli attori principali, inclusi gli Stati nazionali e le
corporation, la questione dei rapporti del denaro virtuale con le istituzioni statuali, per esempio a
proposito dellimposizione fiscale e della tracciabilità[ref]Cfr. LOST 2.1, [Blockchain]({filename}/blog/eventi/20180506_Blockchain.md).[/ref].
**Rapporto tra tecnologia e vita (Bios)**
Da quanto finora detto, dovrebbe risultare evidente come in alcuni casi sia sempre più difficile
distinguere tra produzione e consumo, come anche separare la sfera intima da quella del mercato.
Schematicamente (e malamente) si potrebbe dire almeno quanto segue.
Lo schermo delega la presenza, diventa un fattore di intermediazione tra i soggetti. Se vale la
considerazione di Bauman secondo cui «La responsabilità, questa componente costitutiva di ogni
condotta morale, scaturisce dalla prossimità dellaltro. [...] La responsabilità viene messa a tacere
quando si erode la prossimità; essa può alla fine trasformarsi in avversione una volta che i soggetti
umani a noi vicini siano stati trasformati in “altri”»[ref]Zygmunt Bauman, *Modernità e olocausto*, il Mulino, Bologna, 1989, p. 250.[/ref]. Che ne è della percezione dellaltro mutuata
da uno schermo[ref]Cfr. [*Il marketing sui bambini*](https://docplayer.it/1565338-Il-marketing-sui-bambini.html), Free Festival delle bambine e dei bambini, 3a edizione, 2013.
[/ref]?
Con laffermarsi dei monopolî del traffico dellinformazione si arriva a una standardizzazione delle
forme comunicative e a una polarizzazione su alcune formulazioni chiave, ben rappresentate
dalluso dellhashtag, fortemente semplificatorie della realtà.
Vi è una trasformazione in rapporto allintroduzione delle tecnologie nella percezione del tempo e
del concetto di presenza. Limmediatezza della comunicazione porta anche ad annullare o
quantomeno a derubricare il concetto di assenza: se non ci sono lo dico, quindi ci sono. Il controllo
sul presente sembra totale.
Socialmente le tecniche oggi tendono a massificare, uniformare. Un pugno di strumenti tecnologici,
sempre gli stessi, riempie le case di gran parte del Pianeta. La “varietà” culturale ed esperienziale
planetaria si riduce di fronte alla TimeLine di facebook.
Il gioco della tecnologia (anche quando è un gioco) diventa merce di scambio per informazioni
estremamente personali e private su ciascuno di noi. Dati personali, ubicazioni, relazioni, contatti,
sogni, desideri. La sfera del privato scompare, portandosi dietro il diritto alla menzogna.
L*algoritmo della soddisfazione*, ossia il criterio di assecondare e stimolare nellutente della rete la
sensazione di una *manque* per poi offrirgli *proprio il bene che fa per per lui*, meccanismo tipico del
marketing sia commerciale che politico, ha tra i suoi effetti non secondari quello di produrre una
conoscenza del mondo per ciascuno diversa. Ciascuno avrà la sua fetta di verità adatta a lui. Da
questo punto di vista sapere quali sono i punti di concentrazione dellalgoritmo della soddisfazione
e da lì analizzarne i cluster sociali che ne conseguono potrebbe rappresentare il maggiore valore, dal
punto di vista della profittabilità e dellesercizio del controllo sociale, fornito dal BigData ai suoi
analizzatori[ref]Cfr. LOST 2.2, [Piano dazione contro il dominio dei monopolisti]({filename}/blog/eventi/20180516_Facebook.md).[/ref].
Non ci è dato sapere se i colossi della comunicazione saranno le vittime o i carnefici dell*algoritmo
della comunicazione*.
**La ciclicità, lenergia**
Sul rapporto tra tecnologia, energia e cicli economici si può vedere larticolo di L. Reynolds e B.
Szerszynsky *Neoliberismo e tecnologia: innovazione permanente o crisi permanente?*, pubblicato
in italiano sul secondo numero della rivista “CountDown”[ref]Edizioni Colibrì, Paderno Dugnano (MI), 2017.[/ref]. Di fatto limpressione è che nessuna
delle innovazioni tecnologiche più recenti sia riuscita a far ripartire un ciclo economico bloccato da
una crisi che ha ormai toccato il decimo anno.
**Confronto con la storia recente**
Tra la seconda metà degli anni Settanta e la prima degli anni Ottanta, sullonda delle lotte sociali e
da queste senzaltro sostenuto, prese vita un dibattito stringente sulle trasformazioni tecnologiche in
corso e sui loro effetti, in particolare nei riguardi del mondo del lavoro.
Nel 1978, Franco Piperno scrive: «*nel lavoro a domicilio il calcolatore sostituisce le fragili gambe
del caporeparto...*»[ref]F. Piperno, *Sul lavoro non operaio*, in “pre-print” 1/4, suppl. al n. 0 di “Metropoli”, 1978.[/ref]; lanno dopo la rivista “aut aut” dedica il n. 172 al tema *Scienza, degradazione
del lavoro, sapere operaio*; nel 1980, Carlo Formenti pubblica per Feltrinelli *La fine del valore
duso. Riproduzione, informazione, controllo*; del 1981 è *Il comando cibernetico*, numero
monografico di [“CONTROinformazione”](https://www.inventati.org/apm/archivio/320/2/CON/controinformazione.php); nel 1984 Paola Manacorda, che già aveva pubblicato *Il
calcolatore del Capitale* nel 1976, dà alle stampe *Lavoro e intelligenza nellera della
microelettronica*.
Sono i tempi della rivista “Sapere” e poi di “SE / Scienza Esperienza”, tempi in cui un dibattito
ricco, spinto da un clima sociale combattivo, testimoniava delle trasformazioni in atto anche in
campo tecnico-scientifico. Si assiste in quegli anni a uno scardinarsi della rigidità della fabbrica
fordista in favore di forme più parcellizzate e diffuse, sia a livello locale che globale, della
produzione di merci. Questo passaggio, che prelude alla progressiva riduzione delle tutele sindacali
e normative, allo smantellamento della contrattazione collettiva e alla riconduzione del salario a
“variabile dipendente” del profitto, prefigura il quadro attuale dove la microconflittualità e la
concorrenza tra i fornitori di forza-lavoro hanno preso il posto dellidentità di classe[ref]Cfr. LOST 2.4, [Narrazioni del neoliberismo]({filename}/blog/eventi/20180530_ProgNeoLib.md).[/ref]. Un simile
processo difficilmente avrebbe potuto prendere piede e affermarsi in tempi così rapidi senza il
supporto delle tecniche dellinformatica e delle comunicazioni, senza una progressiva introduzione
dellelettronica nelle fasi di organizzazione della produzione e della produzione stessa. Parimenti si
può immaginare che lafflusso di capitali finanziari a seguito di quella che una fetta di mondo,
quella occidentale, chiamò la crisi del petrolio (1973) si avvalse in misura significativa delle
maggiori possibilità di gestione e comunicazione delle transazioni di capitale su scala mondiale
permesse dalle nuove tecnologie[ref]«Tra il 1974 e a fine degli anni 80 vennero costituiti numerosi mercati regolamentati per questi strumenti derivati
(in Italia molto più tardi viene costituito lIDEM, Italian Derivatives Market) e ne furono estese le negoziazioni
anche a prodotti diversi dalle commodities agricole, come già era accaduto per i contratti futures. ll progresso
tecnologico di questi ultimi anni e lintroduzione dei sistemi informatici allinterno dei mercati finanziari, ha
indotto importanti ridefinizioni nella struttura e nel funzionamento dei mercati stessi. La telematica ha consentito di
passare dalle contrattazioni “alle grida” (durante le quali il titolo viene “chiamato” a una certa ora del giorno ed è
possibile negoziarlo per un tempo determinato) a quelle “in continua” (in cui il titolo è continuamente scambiabile,
durante tutta la giornata borsistica, inserendo gli ordini di acquisto o vendita sul book di negoziazione)». Salvatore
Cataldo, Luca Signorini, *Investimenti, finanza e tassazione nel settore agricolo*, Maggioli Editore, Rimini, 2010.[/ref].
Il dibattito sulla scienza accompagna da sempre il mutare delle soggettività e il conseguente
trasformarsi dei terreni e degli strumenti che le lotte sociali si dànno.
Il processo di scomposizione del ciclo produttivo, a guisa di quel che avvenne con la produzione
dello spillo, permette la sua delocalizzazione nella *fabbrica diffusa* dei distretti industriali o nel
mercato del lavoro globale. Gli attrezzi di questo scenario così ricomposto sono *anche* tecnici[ref]Cfr. LOST 1.3, [Genealogia del tecno capitalismo]({filename}/blog/eventi/20180318_Genealogia.md).[/ref].
Oggi assistiamo a un impatto altrettanto rilevante delle tecnologie sullintera vita delle persone, non
solo nel lavoro. Da un lato il ciclo produzione-consumo sembra aver invaso la sfera del tempo oltre
che dello spazio, delle emozioni oltre che del comando[ref]Cfr. LOST 1.5, [Gamificazione e neuroscienze cognitive]({filename}/blog/eventi/20180418_Gamificazione.md).[/ref].
La proprietà conquista la conoscenza e la riduce a una merce come le altre (brevetti, copyright)[ref]Cfr. LOST 1.2, [Se questo è gratis, rompere i DRM]({filename}/blog/eventi/20180311_DRM.md).[/ref].
Esiste un parallelo tra quanto avviene oggi e quanto avvenne alla fine degli anni Settanta?
Una tesi interessante è quella secondo cui questo parallelo sarebbe solo apparente. Di fatto con la
“rivoluzione microelettronica” (anni Settanta-Ottanta) linnovazione tecnologica spostava verso
lalto le mansioni operaie, che si sarebbero trasformate in figure di tecnico qualificato (naturalmente
lasciando a casa una buona fetta di persone), quindi parte della disoccupazione prodotta
dallautomazione sarebbe stata riassorbita, mentre oggi la “rivoluzione digitale” colpisce gli anelli
medio-alti della catena professionale, producendo una disoccupazione non riassorbibile. Al posto
delle persone lavorano degli algoritmi. Le funzioni di dirigenza e di controllo vengono trasferite a
delle macchine[ref]Cfr. LOST 2.4, [Narrazioni del neoliberismo]({filename}/blog/eventi/20180530_ProgNeoLib.md).[/ref].
Questo non farebbe che evidenziare leffetto che sullo strato medio della popolazione ha la
trasformazione in atto, che invece lascia sostanzialmente immutata la percezione degli strati bassi,
meno “loquaci” e meno “ascoltati”, se non per sfruttarne demagogicamente i “dolori di pancia” in
materia di “sicurezza” e immigrazione.
0mmot, 17 ottobre 2018

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@ -0,0 +1,11 @@
Title: Eventi
Tags:
Slug: eventi
[ref]Cfr. LOST 1.2, [Se questo è gratis, rompere i DRM]({filename}/blog/eventi/20180311_DRM.md).[/ref]
[ref]Cfr. LOST 1.3, [Genealogia del tecno capitalismo]({filename}/blog/eventi/20180318_Genealogia.md).[/ref]
[ref]Cfr. LOST 1.5, [Gamificazione e neuroscienze cognitive]({filename}/blog/eventi/20180418_Gamificazione.md).[/ref]
[ref]Cfr. LOST 2.1, [Blockchain]({filename}/blog/eventi/20180506_Blockchain.md).[/ref]
[ref]Cfr. LOST 2.4, [Narrazioni del neoliberismo]({filename}/blog/eventi/20180530_ProgNeoLib.md).[/ref]

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@ -0,0 +1,27 @@
Title: [L]unghe [O]mbre della [S]cienza e della [T]ecnica
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![usacina]({static}/images/Logo500.png)
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Che cosè LOST
--------------
*Le lunghe ombre della scienza e della tecnica*
Ciclo di incontri di contro-in-formazione e spazio di confronto su scienza, tecnica, trasmissione del sapere e tecnologie digitali per riappropriarsi delle conoscenze e della capacità critica e per rompere gli steccati che separano i saperi da chi li usa e/o li subisce. Guardando ad un mondo che superi la differenza tra dotti e villici.
A cura di *Archivio Primo Moroni, Calusca City Lights, CSOA Cox18, Unit HackLab*
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